Alla fine il notissimo cantante statunitense Lenny Kravitz non suonerà il prossimo 6 ottobre in Israele come inizialmente previsto. Ufficialmente perché la data del concerto era incompatibile con altri suoi impegni legati alla realizzazione di un film. La notizia dell’annullamento della data a Tel Aviv è arrivata solo martedì sera, diffusa da Channel 2 News, e poi ripresa da altri media anche israeliani. A conferma del carattere tecnico dell’annullamento ci sarebbe il fatto che la popstar avrebbe annullato anche le date di Kiev, Bucarest, Zagabria e Istanbul. Annullamenti, questi ultimi, ancora non confermati. I manager che stavano preparando il concerto in Israele si sono detti stupiti dell’annuncio, visto che solo pochi giorni fa il cantante statunitense aveva inviato un messaggio ai fan del cosiddetto ‘stato ebraico’ manifestando la sua eccitazione per l’imminente performance di Tel Aviv. I produttori si sono detti fiduciosi sul fatto che la rockstar organizzerà presto una nuova data a Tel Aviv.
Lenny Kravitz, che si definisce ‘metà ebreo e metà nero’ era stato oggetto nelle ultime settimane di proteste ed inviti a non suonare in Israele per non avallare le politiche colonialiste e discriminatorie dell’entità sionista. Ad inviare un appello a Kravitz affinché annullasse la data di Tel Aviv per non legittimare le politiche di apartheid erano stati alcuni cittadini israeliani aderenti alla campagna per il boicottaggio e il disinvestimento:
“Caro Lenny Kravitz,
Siamo dei cittadini dello Stato di Israele che si oppongono alle sue politiche di razzismo, di occupazione e di apartheid nei confronti della popolazione palestinese. Sosteniamo l’appello della società civile palestinese per il Boicottaggio, il Disinvestimento e le Sanzioni (BDS) contro lo Stato di Israele, le sue istituzioni e i suoi meccanismi d’oppressione. Abbiamo saputo che suonerà in Israele nel mese di ottobre. Nonostante il nostro desiderio di partecipare ad un suo concerto, le chiediamo di rispettare l’appello e di annullare il suo spettacolo.
Le scriviamo in un momento in cui il razzismo dello Stato israeliano verso le persone ‘di colore’ ha raggiunto il suo livello più critico. [2]. Siamo convinti che l’incapacità di Israele di riconoscere un minimo di umanità alle persone di origine africana – che siano essi migranti, rifugiati, bambini, donne o uomini – sia la conseguenza della completa impunità con cui Israele agisce, ora e da sempre, nei riguardi dei palestinesi. All’azione di pulizia etnica di metà della popolazione avvenuta dal 1947 al 1948 [3] ha avuto seguito l’occupazione militare e la colonizzazione della Cisgiordania nel 1967 [4], la quale continua fino ai nostri giorni con un susseguirsi di azioni quali l’accaparramento di terre, le espropriazioni e le espulsioni [5].
La situazione è disastrosa. Mentre scriviamo queste parole, Israele sta demolendo le case di comunità intere all’interno della linea segnata dall’armistizio del 1948; nei Territori Occupati [7] il popolo assediato di Gaza (56% sono bambini) sta ancora cercando di riprendersi dall’attacco denominato ”Operazione Piombo Fuso” e continuano ad essere esposti periodicamente ai bombardamenti aerei e al fuoco dei carri armati; i palestinesi della Cisgiordania soffrono del furto delle loro terre, della demolizione delle loro case, delle incarcerazioni arbitrarie, della tortura, della mancanza d’acqua, delle restrizioni estreme alla libertà di movimento e della costante minaccia della presenza militare israeliana. [10]
Nonostante tutto questo i palestinesi hanno investito la loro speranza nel crescente movimento globale per il boicottaggio di Israele [11] fino a che Israele non terminerà l’occupazione, smantellerà il suo muro d’apartheid e rispetterà il diritto al ritorno alle terre ai rifugiati palestinesi.
La tattica del boicottaggio culturale è stata praticata contro l’apartheid in Sud Africa ed è riuscita a sensibilizzare ed informare l’opinione pubblica globale su quanto stava accadendo. I palestinesi stanno facendo lo stesso con l’obiettivo di liberarsi dal loro oppressore, chiedendo ad artisti come lei di sostenerli e di rifiutarsi di suonare in Israele fino a che le sue politiche e le sue pratiche d’apartheid non cessino. Ci uniamo al loro appello chiedendole: Per piacere, annulli il suo concerto in Israele.
Sinceramente,
BOYCOTT! Supporting the Palestinian BDS Call from Within”
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