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Milano. Sulle foibe Pd, la Repubblica e destra, tutti insieme contro la Cernigoi

La ottima storica di frontiera, Claudia Cernigoi, è ancora una volta vittima dell’ostracismo che si manifesta ogni volta che si discute delle foibe senza concessioni alla retorica neofascista o nazionalpopolare. Questa volta accade a Milano, in occasione di un controconvegno organizzato dal Prc che ha invitato la scomoda storica che da anni incrocia le proprie argomentazioni contro quelle della destra, e non solo. Qui di seguito pubblichiamo un articolo della cronaca milanese de La Repubblica e la pronta replica di Chiara Cernigoi, definita dal giornalista de La Repubblica storica “revisionista”. Si dovrebbe vergognare (il giornalista ovviamente)

L’articolo de la Repubblica del 4 febbraio

Rifondazione invita una revisionista. Il Ricordo delle foibe diventa un caso

Di Franco Vanni,

NEL giorno del Ricordo, in cui si commemorano le vittime delle foibe e l’esodo giuliano-dalmata, Rifondazione comunista organizza un incontro con la storica Claudia Cernigoi, nota per le posizioni revisioniste sui massacri di italiani in Venezia Giulia e Dalmazia a partire dal 1943. E lo fa in una sede istituzionale: l’iniziativa si terrà infatti lunedì prossimo, 10 febbraio, nell’aula del consiglio di Zona 3 in via Sansovino 9. «Nessuna provocazione — assicura Renato Sacristani, dirigente di Rifondazione e presidente del parlamentino di quartiere, eletto nelle liste di Sinistra per Pisapia — abbiamo deciso di organizzare l’incontro con Cernigoi, studiosa che stimiamo, per bilanciare la faziosità dell’iniziativa che simultaneamente si svolgerà allo spazio Oberdan». Nella sala di Porta Venezia è prevista la lettura di “La Foiba dei Colombacci”, testimonianza autobiografica in forma di racconto della diaspora e dell’esilio in patria di Luigia Matarrelli, maestra elementare presso il Provveditorato di Pola.

La decisione di invitare Cernigoi — che riduce i massacri delle foibe a «mistificazione storica, trasmessa dalla propaganda nazifascista attraverso la guerra fredda fino al neoirredentismo» — solleva polemiche e critiche. Per Riccardo De Corato, consigliere comunale di Fratelli d’Italia, «fare parlare Cernigoi proprio nel giorno del Ricordo, per di più senza contraddittorio, è una provocazione inaccettabile. Destra e sinistra non c’entrano: nelle foibe morirono migliaia di persone, non 400 come Cernigoi va ripetendo, con la sola colpa di essere italiane». Il Partito democratico, che in consiglio di Zona si è opposto alla concessione della sala, da giorni preme sull’alleato di giunta perché il convegno sia spostato in un’altra sede. Lo staff del sindaco fa sapere che Giuliano Pisapia non intende commentare l’iniziativa, e che come ogni anno da quando è stato eletto, il 10 febbraio parteciperà alla cerimonia ufficiale di commemorazione delle vittime dei massacri delle foibe.

Nel convocare l’incontro su Facebook, Rifondazione comunista scrive: «Il 10 febbraio è il Giorno del Ricordo. Da quando è stata istituita questa ricorrenza, il tema certamente drammatico degli “infoibati” è utilizzato in maniera strumentale dalla destra come strumento di revisionismo storico sulla Resistenza». Il giorno del Ricordo è solennità civile nazionale istituita per legge nel 2004, e dal 2005 viene celebrata ogni anno il 10 febbraio. Nel 2007 il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, nel ribadire «il valore fondante della Resistenza e le responsabilità fasciste nella Seconda guerra mondiale», invitò tutte le amministrazioni pubbliche a celebrare il giorno del Ricordo, «per non dimenticare quello che fu un moto di odio e di furia sanguinaria, e un disegno annessionistico slavo che assunse i sinistri contorni di una “pulizia etnica”». Nello stesso anno fu l’Unione europea a criticare formalmente il presidente croato Stipe Mesic, che in polemica con Napolitano sosteneva posizioni del tutto simili a quelle della storica Cernigoi.

La risposta di Claudia Cernigoi

Egregio signor Direttore, ho letto l’articolo di Franco Vanni su La Repubblica di oggi, e sono rimasta letteralmente basita del tono con il quale sono stata descritta.
“La storica (…) che definisce “mistificazione” i “massacri tra il 1943 ed il 1945”; poi sono definita “revisionista” (che di per se stesso sarebbe anche un termine corretto, dato che ho rivisto buona parte delle affermazioni prive di riscontro storico che da decenni vengono ribadite come se fossero oro colato, ma nel contesto dell’articolo assume un significato negativo dei miei lavori di ricerca), “riduzionista”, come se mi fossi limitata a “ridurre” qualcosa invece di analizzarlo criticamente.
Così inoltre nel testo si legge che Cernigoi “riduce i massacri delle foibe” a “mistificazione storica, trasmessa dalla propaganda nazifascista attraverso la guerra fredda fino al neoirredentismo”.
Mi domando: il giornalista ha letto qualcosa di quanto ho scritto oppure si è limitato a copiare (non correttamente, tra l’altro) il sottotitolo del mio primo studio sulle foibe, risalente ancora al 1997, “Operazione foibe a Trieste”, il cui sottotitolo esatto era “come si crea una mistificazione storica: dalla propaganda nazifascista attraverso la guerra fredda fino al neoirredentismo”.
La mistificazione storica riguarda la propaganda creata intorno a questo periodo storico, non le “foibe” in quanto tali, come si comprende benissimo leggendo quanto ho scritto, ed ancora meglio è spiegato nello studio successivo “Operazione foibe tra storia e mito”, pubblicato nel 2005. Viene riferito come dato di fatto incontrovertibile l’intervento di Riccardo De Corato (è uno storico? un ricercatore?) che “nelle foibe” sarebbero morte migliaia di persone “con la sola colpa di essere italiane”, e non le 400 che avrei detto io. A parte che io non “vado ripetendo” che gli infoibati sarebbero stati 400 (nei miei studi ho spiegato i termini della questione, che non sto qui a ripetere per motivi di spazio) ma non comprendo perché il giornalista abbia pubblicato quanto detto da altre persone e non mi abbia contattata per chiarimenti, come era rimasto d’accordo con gli organizzatori dell’incontro, prima di scrivere frasi che presentano negativamente il mio lavoro, che è frutto di decennali ricerche negli archivi italiani ed esteri, di analisi accurata di quanto pubblicato in precedenza e di interviste con testimoni dei fatti.
Chiedo pertanto che il quotidiano da Lei diretto mi dia l’opportunità di chiarire quanto su di me pubblicato in modo non corretto e sminuente del mio lavoro, che sembra finalizzato a giustificare la negazione dell’uso della sala per un’iniziativa culturale, come se io fossi una persona non degna di parlare di determinati argomenti.

Ringraziando per la cortese attenzione, attendo riscontro

Cordiali saluti

Claudia Cernigoi

 

 

 

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