Nelle occasioni pubbliche evitano il saluto romano, ma la sera non sanno rinunciare al rock nero e al rito un po’ barbaro della guerra delle cinghiate. Sono i “ripuliti”, quella galassia nera – soprattutto romana – che la lunga era del centrodestra ha sdoganato, partendo da due candidature simbolo al Comune di Roma: Gianfranco Fini, nel 1993 e Gianni Alemanno, nel 2008. Due date attorno alle quali gira il rientro nella scena politica – anche di primo piano – di molti (ex) fascisti una volta impresentabili.
Ripuliti è il racconto dell’omonimo di libro di Daniele Nalbone e Giacomo Russo Spena (Rx Castelvecchi) che parte da poco prima della svolta di Fiuggi, quando buona parte della destra radicale – area che fino ad allora si riconosceva pienamente nel Movimento sociale italiano di Almirante – si ritrova apparentemente orfana. Un primo snodo, quello del biennio 1993-1994, fondamentale per capire cosa ribolle nella pentola del centrodestra, allontanato momentaneamente dal potere: è Silvio Berlusconi il primo garante dell’area nera, il “miracolo” che ha permesso alla destra smaccatamente fascista di arrivare al parlamento europeo, di prendere decisioni, di contare. In altre parole, di essere “sdoganata”.
Il saggio inchiesta di Nalbone e Russo Spena (introdotto dalla prefazione di Guido Caldiron) analizza in profondità quella destra sociale vicina all’attuale sindaco della capitale Alemanno, stretto alleato negli anni passati dell’attuale leader della Destra Francesco Storace (governatore del Lazio per un quinquennio). E’ Roma il loro laboratorio, la scena dove mettere in pratica le alleanze di fatto con la galassia nerissima che gira attorno ai personaggi che non hanno mai rinnegato la fede fascista. Come Giuseppe “Peppe” Dimitri, ex Avanguardia nazionale, ex Terza posizione, ex Nar. O come Stefano Andrini, un passato da picchiatore, che Alemanno chiamerà a dirigere l’azienda municipalizzata Ama. O ancora come Francesco Bianco, ex di Forza Nuova, con un passato nei Nar, finito all’Atac e rimasto ferito in uno strano agguato pochi giorni prima dell’anniversario di Acca Larentia.
Particolarmente efficace è il racconto del funerale di Dimitri, conosciuto a Roma come il “comandante”. Muore in un incidente stradale all’Eur il 30 marzo del 2006. La cerimonia funebre diventa una fotografia del mondo dei ripuliti: “Al funerale del comandante sfilano, in un orgia di simboli neofascisti, molti membri della squadra del terzo governo Berlusconi. In testa, Gianni Alemanno, allora ministro dell’agricoltura e oggi sindaco di Roma. Quindi: Vincenzo Piso, ex Terza posizione, oggi coordinatore Pdl nel Lazio; Marcello De Angelis, ex Terza posizione, oggi deputato Pdl e direttore de Il secolo d’Italia; (…) Fabio Rampelli, oggi deputato del Pdl; Barbara Saltamarini, allora consigliere provinciale di An, oggi deputata del Pdl”. Una lista che occupa quasi una pagina, con nomi di spicco del centro destra, come Giorgia Meloni, Marco Marsilio, Luca Malcotti Pietro Di Paolo (assessore laziale con delega ai rifiuti). “Un parterre – prosegue il racconto – che non ha mostrato il minimo imbarazzo” in un contesto dove spiccava “il mito della Decima Mas, il ricordo del Msi, l’estrema destra più radicale e quella dei gruppi ortodossi”.
Il futuro prossimo della destra radicale è possibile leggerlo nella adesione assoluta al progetto berlusconiano. A differenza della Lega – la cui base mal sopporta il leader di Arcore – l’area dei ripuliti non ha avuto dubbi su chi fosse il traditore quando Gianfranco Fini ha rotto definitivamente con Berlusconi. Ora il nemico giurato è diventato “il governo di Goldman Sachs”, le banche, la finanza internazionale, quello a destra chiamano – paradossalmente – “un colpo di stato”, riesumando – nelle frange più estreme – l’armamentario antisemita e complottista, vera specialità di gruppi come Militia. Un’area, quella nera, che sarà protagonista del futuro immediato del Pdl, con la Roma di Alemanno – e il Lazio di Renata Polverini – laboratorio d’idee e di alleanze. Anche quelle ripulite per l’occasione.
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