In questi anni sono circolate alcune “pillole” di notizie desecretate dagli archivi statunitensi sulle reti di criminali e alti ufficiali nazisti riciclati e arruolati in funzione antisovietica dai servizi segreti Usa e Nato dopo la Seconda Guerra Mondiale. Questa volta invece sono gli archivi tedeschi a fornire conferme sulla “guerra sporca” che le potenze occidentali scatenarono subito dopo la fine del conflitto con la Germania, non esitando ad integrarvi anche i nemici mortali di ieri, sottraendoli soprattutto alla cattura da parte dei sovietici e limitandosi a celebrare il processo di Norimberga come evento catartico da consegnare alla memoria storica del futuro da parte dei vincitori.
Vicende come l’organizzazione “Odessa” (che mise in salvo anche molti criminali nazisti ucraini ad esempio) o la costituzione della Rete Gelehn che divenne il fulcro del Bnd (i servizi segreti tedeschi del dopoguerra), sono note ma non quanto lo dovrebbero essere nella memoria storica europea.
Una interessante corrispondenza dalla Germania di Tonia Mastrobuoni su La Stampa di oggi, riporta come anche dagli archivi tedeschi adesso siano stati desecratati documenti che confermano l’arruolamento degli alti ufficiali nazisti negli apparati statunitensi e della Nato.
E’ stato il Der Spiegel a rivelare i contenuti di questi documenti – con tracce che portano anche in Italia – ed a confermare che il “padre” della Germania postbellica e denazificata e dell’Europa unita – il leader democristiano tedesco Konrad Adenauer – era perfettamente a conoscenza del riciclaggio e dell’arruolamento dei nazisti nei servizi di sicurezza tedeschi del dopoguerra e in quelli statunitensi.
Dai documenti emerge che i nazisti erano stati incorporati in una organizzazione clandestina sullo stile di Gladio in Italia. Si trattava di circa 2000 combattenti veterani della Wermacht e delle SS naziste in grado di mobilitarne altri 40mila (la metà secondo altre fonti) in caso di invasione sovietica o, negli anni successivi al 1953, di un alquanto improbabile attacco da parte della Repubblica Democratica Tedesca. Tra di essi vi erano anche figure di spicco sul piano istituzionale come il generale tedesco della Nato Hans Spiedel o l’ispettore generale del Ministero degli Interni Anton Grasser. Ma il capofila dell’organizzazione era addirittura il fondatore della Bundeswher, cioè la forze armate tedesche del dopoguerra, Albert Schnez. Una continuità impressionante tra gli apparati militari nazisti e quelli “democratici” del dopoguerra.
In Italia su questo possiamo fare tutto tranne che sorprenderci sia perché il riciclaggio degli apparati del regime fascista in quelli repubblicani è stato fin troppo palese nel dopoguerra, sia perché la catarsi sui crimini e i criminali nazisti in Italia è stata pesante. Anche qui solo alcune stragi naziste come le Fosse Ardeatine o Sant’Anna di Stazzema o Marzabotto vengono celebrate istituzionalmente mentre altre sono state insabbiate in nome degli interessi e degli equilibri dell’Alleanza Atlantica. L’armadio della vergogna e gli ostacoli incontrati dai pochi magistrati civili e militari che hanno provato a indagare è lì a ricordarlo. Non solo, alcuni di questi criminali nazisti sono stati attivati anche in Italia dai servizi segreti militari statunitensi nella guerra di bassa intensità contro le organizzazioni di sinistra e risultano coinvolti anche nelle inchieste su stragi come quella di Piazza Fontana. E’ il caso di Karl Hass, arruolato dagli agenti statunitensi in Italia nella guerra sporca scatenata dagli anni Sessanta in poi.
Infine perché il modello adottato in Germania è lo stesso adottato con reti clandestine anticomuniste in Italia come Stay Behind (di stretta osservanza Usa) e Gladio (di osservanza Nato).
Alla luce di quanto sta accadendo alle periferia dell’Unione Europea, come l’Ucraina, recuperare e riconnettere questi pezzi di memoria storica è decisivo per impedire, come direbbe Bertold Brecht, che “la bestia che ha partorito il nazifascismo continui ad essere feconda”.
vedi anche:
Italia e Germania coprirono i criminali nazisti nel dopoguerra
Verona. Tardiva condanna dei criminali nazisti
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