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Verona. Un “cuore nero “da mettere in quarantena

E’ probabilmente una delle città più belle del nostro paese, una di quelle che almeno una volta nella vita devi visitare ma è anche il “cuore nero” più nero di questa repubblica. Lo è dai tempi del fascismo e della repubblica di Salò, lo è rimasta nel dopoguerra e soprattutto nell’epoca delle stragi fasciste e di stato degli anni Sessanta e Settanta delle quali è stata il crocevia decisivo, e lo rimane tutt’ora segnandola come un luogo da evitare.

L’ultimo segnale che Verona sia una città “segnata dal nero”, viene dalla mobilitazione dei neofascisti veronesi a tutti i livelli, quelli istituzionali e quelli da strada, contro il concerto dei 99 Posse all’Urban Festival.

Da giorni i fascisti del cuore nero d’Italia si sono attivati contro la presenza di Zulu e dei musicisti napoletani nella “loro” città. I resoconti della stampa locale parlano di Forza Nuova che intende picchettare i dintorni e le zone limitrofe del festival. Con i risultati che possiamo immaginare nella città dove sei anni fa è stato pestato a morte dai fascisti il giovane Nicola Tommasoli.

Ma anche i fascisti istituzionali – ben inseriti e benvenuti nella giunta comunale di Tosi – annunciano le loro contromisure. Ad esempio l’azienda municipale per i rifiuti, l’Amia Verona, presieduta dall’ex consigliere Andrea Miglioranzi (ex componente della band di estrema destra “Gesta bellica”), avrebbe già deciso di togliere il proprio supporto all’Urban festival. Marcello Ruffo, esponente veronese di CasaPound e consigliere della lista Tosi in terza circoscrizione dichiara “Reputate normali da chi reputa normale che suonino a un evento pubblico i 99 Posse, tra gli sponsor l’università, che cantano “Se vedi un punto nero spara a vista o è un prete o è un fascista”, gli stessi che dai loro palchi, invitano a chiudere le sedi di CasaPound con il fuoco”.

E così i fascisti veronesi si rivelano tutti angioletti preoccupati dalle parole delle canzoni dei 99 Posse. Eppure proprio a Verona hanno sempre potuto contare su fortissime complicità: da quelle dei comandi militari statunitensi della locale base Ftase ai servizi segreti nostrani, dai carabinieri alla magistratura. Ultimo caso in ordine di tempo la richiesta di archiviazione del procedimento contro alcuni neofascisti per l’aggressione avvenuta nell’estate 2007 ai Bastioni. Botte con spranghe e catene,contro i ragazzi dell’Ubik Lab, un gruppo di sinistra che aveva osare organizzare una festa. Due delle vittime di quella rissa avevano sporto denuncia, facendo nomi e cognomi dei presunti colpevoli. Ma secondo la Procura non ci sono gli estremi per procedere. L’unico magistrato che ha provato a sfidare i neofascisti veronesi – il procuratore Guido Papalia – ha subito minacce.

Verona è una città bellissima e probabilmente, come disse nell’autodifesa l’eterno sindaco Tosi, “Verona non è fascista”, la maggioranza dei suoi abitanti non è fascista, il problema è che non è neanche antifascista e che la città simbolo dell’amore ha da troppo tempo un cuore nero, troppo nero.

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