C’è uno spettro che si aggira per le scuole del Veneto: “la festa della famiglia naturale”. Eh sì, perché “l’avveneristico” Veneto è la prima Regione italiana che celebrerà, già da quest’anno, la “Festa della Famiglia Naturale”, nella quale saranno coinvolte tutte le scuole di ogni ordine e grado.
“L’iniziativa si terrà ogni anno in concomitanza con l’ultimo giorno di scuola prima delle vacanze di Natale. La decisione, formalizzata con una delibera… di giunta proposta dall’assessore all’Istruzione Elena Donazzan, discende dall’approvazione in Consiglio regionale di una mozione in questo senso, con primo firmatario il Consigliere regionale Arianna Lazzarin”. “Questa é una scelta semplice e bella – ha detto la Donazzan – presa per valorizzare la famiglia naturale come pilastro della nostra società ed esprimere con un atto e un appuntamento il nostro riconoscimento di valori indiscutibili, che discendono dalle leggi millenarie della natura e che nessun atto umano puo’ modificare”.
Siamo di fronte alla mutazione genetica della scuola, all’involuzione dei processi di inveramento della democrazia, perfettamente coerente con l’involuzione antropologica di presidi, insegnanti e studenti. Da troppo tempo, ormai, la scuola, fagocitata dal dogma imperante della misurabilità, dei test oggettivi e degli invalsi, condito con una buona dose di idolatria nei confronti della tecnologia, ha abdicato ad una prospettiva educativa, ha espunto creatività e sentimenti, si è messa al traino del management e del marketing. Da troppo tempo la scuola è un grumo e, chiusa nelle parole d’ordine di un’ipertrofica burocrazia, si è disumanizzata. Il potere comunicazionale impone modelli di insegnanti misuratori-addestratori e di studenti funzionali al sistema-mercato: una perdita di senso che si traduce, troppo spesso, in accettazione passiva, appiattimento, omologazione e, nel peggiore dei casi, azzeramento di dignità.
Rendere oggettivo, misurare, testare significa smantellare il principio del pensiero critico-problematico, inteso nel significato più puro, ovvero come capacità di mettere-in-relazione saperi e culture. Sradicata, con sapiente maestria, ogni prospettiva di senso, ecco che sulla tabula rasa si possono finalmente edificare nuovi integralismi, senza il rischio di modelli competitors o di antagonismi. La deriva autoritaria della scuola, riverbero del progressivo processo di fascistizzazione della società, diventa così acquisizione graduale e naturale, introiettata senza grandi scossoni e con buona pace di molti operatori della scuola.
Complimenti (si fa per dire!) al minculpop che ha pianificato l’intorpidimento mentale e l’ipnosi delle coscienze!
* Ross@ Verona
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