Uber ha respinto la nostra richiesta di incontro. Son bastate tre righe per liquidare le rivendicazioni dei lavoratori, come sono bastate tre righe per licenziare 8500 rider tramite mail.
Questo è il livello di indifferenza e supponenza che Uber dimostra: è una multinazionale che depreda il territorio evadendo milioni di tasse e sfrutta i lavoratori credendo di poter agire impunemente.
Per questo martedì 11 luglio alle 10 chiamiamo un presidio davanti al Tribunale di Milano in solidarietà ai rider che avranno quel giorno la prima udienza del processo contro Uber per riconoscere la natura subordinata del lavoro dei rider e risarcirli dai danni in termini di salario percepito e di salute e sicurezza mancate.
Da lì partiremo in corteo in bici fino alla Regione Lombardia, per rivendicare che le istituzioni politiche facciano pressione per spingere Uber ad aprire una procedura di licenziamento collettiva, per tutelare tramite le classiche misure di protezione sociale i lavoratori licenziati.
Se Uber non si atterrà a questo impegno chiederemo che siano le istituzioni politiche a farsi carico della tutela dei rider che abitano e lavorano nei loro territori tramite una misura di sostegno al reddito, riconoscendo anche la parte dì salario orario non percepita negli anni in quanto non inquadrati secondo il giusto contratto collettivo nazionale.
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