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‘O sanghenapule non è chill ‘e Saviano


È andato in onda, domenica sera su Rai3, “Sanghenapule”. Spettacolo teatrale divenuto evento televisivo, “Sanghenapule” è stato registrato per Rai Cultura, dalla Sala Piccolo Teatro Studio Melato del Piccolo di Milano, che ha anche prodotto lo spettacolo. La regia scenica è del bacolese Mimmo Borrelli, i testi dello stesso Borrelli e di Roberto Saviano, che sono anche i protagonisti di questa orazione poetica e politica. 

Più che sulla qualità di uno spettacolo senz’altro potente, almeno sul versante della poesia e della sonorità linguistica di Borrelli, voglio qui soffermarmi sulle ragioni di un’endiadi (Borrelli-Saviano) che trovo non solo ingiustificata – se non per ragioni di mercato – ma addirittura insopportabile.

Ho sempre amato la drammaturgia poetica, intrisa di amara e struggente violenza, carnale e densa di umori, dell’amico Mimmo Borrelli, per il quale ho scritto l’introduzione a un’antologia di poesia in lingue minoritarie, dal titolo “L’Italia a Pezzi” (edita, nel 2014, da Argo e curata da Christian Sinicco).

‘A sciaveca” “‘Nzularchia” e “La Madre” sono spettacoli che ho recensito, cercando di restituire sempre le forti emozioni che mi avevano regalato. Proprio per questo non capisco la scelta di Mimmo di affiancarsi a Saviano. Cosa c’entri la scrittura di Borrelli, talvolta persino capace di accenti lirici,  con la brutta prosa di Saviano e la sua sovraesposizione da personaggio mediatico, creato dal potere politico, non lo capisco.

Alcuni passaggi, devo confessare, mi hanno fatto letteralmente infuriare. Sulla bocca dell’ipergiustizialista Saviano, ad esempio, la citazione di Sacco e Vanzetti suona, mi sia consentito, come un affronto ed una beffa per chiunque creda in ideali anarchici o comunisti.

Non dimentichiamo, infatti, che questo ennesimo Savonarola, con i toni del moderno questurino, ha definito un uomo come Antonio Gramsci “un pedagogo di violenza”.  Si è sempre schierato col potere giudiziario e poliziesco, trovando alloggio ai piani alti dell’editoria mainstream, progressista o reazionaria, a seconda dei casi e delle convenienze.

Per non parlare del suo speculare e lucrare sui mali di quella Napoli liminare ed emarginata, di cui non si preoccupa di approfondire le ragioni storico-culturali e/o politico-sociali, puntando solo ad affossarne dignità e senso civico, con la sua retorica manettara, la sua morale poliziesca e giudiziaria. Come se le sorti di una città fossero legate esclusivamente ad un “camorrismo” di genere, da fiction, per pure ragioni strumentali e lucrative; specie se la camorra, lo sottolineo ancora una volta, è male effettivo, purtroppo anche secolare, piaga di origine economica, storica, politica e sociale, che lo scrittore sta però trasformando in stigma antropologico.

E allora viene da chiedersi, quando sale su un palco a parlarci del 1799 e del sanfedismo, a che scopo lo faccia. Forse soltanto per marcare, possiamo dedurre, sempre più la differenza tra la borghesia illuminata d’allora e i reietti appartenenti al lumpenproletariat di oggi, avallando di fatto quel bieco antimeridionalismo un po’ razzista che contribuisce a formare, da tempo ormai, una parte rilevante del “senso comune” che avvelena questo paese, spingendolo sempre più a destra.

Insomma, sentire Saviano parlare del sangue di Napoli è come sentir dire da un fascista “W La Libertà”. Viene da chiederti, immediatamente, quale sia il senso inconfessabile di quella parola, per lui.

Per farla breve, citando Nanni Moretti, le parole sono importanti ma soprattutto è fondamentale chi le pronuncia, specie in un teatro che vuole assumere una valenza civile e, quindi, politica. In bocca a Saviano alcune parole assumono irrimediabilmente l’amaro sapore dell’ambiguità. Inoltre, a mio avviso, Saviano è posseduto da una concezione borghese, classista, moralista e reazionaria della cultura. Una concezione che, personalmente, non posso che rifiutare. Una concezione e una visione che la poesia teatrale, dolente e materica di Borrelli, non ha mai contenuto. Almeno finora.

 

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3 Commenti


  • Nicola

    Non ho trovato una critica allo spettacolo ma alla persona, quindi il titolo dell’articolo è fuorviante, poteva chiamarsi ” Saviano è una zoza’ così chi era interessato solo allo spettacolo passava oltre


  • Antonio

    Saviano politicizzato? Ma mi pare che tu sia anche troppo e in modo naueseabondo politicizzato. Se tu avessi almeno un quarto del coraggio di Saviano forse taceresti. Ma la vigliaccheria straparla quando si è intruppati, senza scorta, ma nel conforto del gregge..


    • Redazione Contropiano

      abbiamo tenuto questo commento a titolo dimostrativo di dove possa condurre la fede in un personaggio televisivo, usato come portavoce delle polizie di mezzo mondo…
      Se il nostro – a voi – pare un gregge, siete un po’ fuori dal mondo…

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