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Lotte in Sicilia. La storia di Epifanio Li Puma

Il 2 marzo del 1948, esattamente 71 anni or sono, ad Albuchia nel territorio di Ganci in Sicilia, sotto i colpi di lupara mafiosi all’età di cinquantacinque anni cadeva il sindacalista Epifanio Li Puma.

Il brutale assassinio venne consumato durante una dura giornata di lavoro nei campi: i sicari spararono prima con la lupara e dopo, per assicurarsi che il lavoro fosse stato ben eseguito infierirono con due colpi di pistola alla testa, per nulla impietositi dalla circostanza che al macabro delitto assistessero impietriti i suoi figli, due ragazzi innocenti di 19 e 12 anni.

I familiari, Petralia Soprana sua città natia e le Madonie intere, sarebbero rimaste orfane di una delle più dignitose figure a cui la Sicilia abbia dato i natali.

Epifanio prima ancora di essere un simbolo delle rivendicazioni politiche e baluardo contro le prepotenze mafiose, era un contadino, mezzadro nelle terre dello stesso marchese per cui aveva lavorato il padre.

Grande lavoratore, era da tutti apprezzato per il suo impegno sociale e per il suo altruismo.

Fin da giovane si fece portavoce di battaglie per la sua gente e grazie alla sua caparbia azione politica, Raffo, frazione di Petralia Soprana, riuscì a ottenere l’installazione della conduttura dell’acqua pubblica.

Aveva imparato a leggere e a scrivere da autodidatta e sotto le armi, grazie ai commilitoni più istruiti aveva poi consolidato la propria formazione culturale.

Fervente antifascista portò avanti con vigore l’attività sindacale mettendosi alla testa della lega dei braccianti di Raffo. Fu promotore delle lotte contro i latifondisti e si scontrò per l’applicazione dei decreti Gullo, in primo luogo per quello che contemplava la ripartizione della produzione al 60% per il mezzadro e al 40% per il proprietario, anziché la divisione a metà, chiaramente più iniqua; con i suoi compagni non cessò mai di rivendicare la concessione delle terre incolte o mai coltivate.

Carismatico ed animato da un’incrollabile fiducia nei propri ideali, inizialmente alla testa della Lega di Raffo, divenne ben presto un importante punto di riferimento di un movimento di più grande respiro a cui aderirono migliaia di lavoratori: gente umile per lo più che si batteva contro lo sfruttamento dei contadini delle alte Madonie.

Nell’autunno del 1947 riuscì a organizzare uno sciopero che ebbe una notevole risonanza per il successo riscontrato. La sua fama così cresceva ma al contempo la sua presenza iniziava a dare seriamente fastidio ai proprietari terrieri. Ebbero allora inizio gli atti intimidatori contro la sua persona che si susseguirono con maggiore frequenza divenendo sempre più eclatanti, raggiungendo il culmine proprio il 2 marzo del 1948, giorno del suo assassinio.

La sua persona non ebbe il rispetto che meritava nemmeno dopo la sua morte; la Chiesa di Petralia Soprana infatti, rifiutò di allestire la camera ardente adducendo futili motivazioni.

Oggi sarebbe comunque errato leggere il suo omicidio (che per la cronaca restò impunito) come un delitto isolato. Quello di Epifanio Li Puma fu un tassello di un puzzle più grande, da ricollegare ad un filone di omicidi eccellenti e ad un contesto storico-politico in cui si scelse di applicare la strategia del terrore per arginare i movimenti socialisti e comunisti, all’epoca molto forti sull’isola e dunque piegare il movimento dei contadini marginalizzando il consenso del Fronte Democratico Popolare in un momento centrale della campagna elettorale, alla vigilia delle elezioni del 18 aprile 1948.

Poche settimane prima ad Alcamo, infatti, era stato assassinato Vincenzo Campo, avvocato e vicesegretario regionale della D.c., facente parte di quelli esponenti democristiani più aperti al dialogo e al confronto politico e sociale con altre forze politiche e sindacali. Il 10 marzo sarebbe stato invece il turno del sindacalista Placido Rizzotto a Corleone e il 2 aprile quello di Calogero Cangelosi a Camporeale.

Guardando indietro, tale campagna di sangue aveva avuto i suoi albori nel 1946 con l’omicidio di Nicolò Azoti a Baucina e di Accurso Miraglia a Sciacca. Solo un anno prima della morte di Li Puma, il primo maggio del 1947 invece a Portella della Ginestra si era consumata la celeberrima strage che provocò ben 11 morti e numerosi feriti.

A Li Puma, che tra l’altro fu esponente del Partito Socialista e una delle anime migliori della Cigl è tutt’ora dedicato un centro studi. Di recente è stato proiettato sul grande schermo un film incentrato sulla sua figura, intitolato “Le Stelle non hanno padroni” frutto di una produzione indipendente del gruppo MiTerra VideoLab.

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