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Turingia. “La storia non  si ripete, l’alleanza tra borghesi e fascisti si”

La recente elezione a presidente della Turingia di un esponente del Partito Liberale, ottenuta con i voti determinanti dell’estrema destra di AfD, è stata accolta con stupore da molti media ed esponenti politici.

In realtà, nonostante che in Germania la discriminante antifascista, a livello nazionale, tenga ancora più che in Italia, ciò che è accaduto non deve affatto stupire, perché rappresenta una deriva abbastanza scontata delle posizioni dei partiti del centrodestra.

Infatti tali partiti assumono come loro missione storica anche l’anticomunismo, quanto e più dell’antifascismo, e quindi si sono infilati in una trappola micidiale per impedire che in Turingia continuasse a esistere un governo “di sinistra” anche se in realtà ben lontano da posizioni comuniste.

Si trattava infatti di un governo in cui la forza principale era la Linke, partito che poco ha di comunista, ma che talvolta non rinuncia del tutto a rappresentare  alcuni temi politici rilevanti per le classi popolari. Non è però mia intenzione fare un’analisi delle posizioni della Linke, quanto ricordare un precedente storico abbastanza significativo avvenuto  proprio in Turingia una novantina d’anni fa.

L’8 dicembre 1929 si svolsero le elezioni per il rinnovo della Dieta della Turingia. Il NSDAP (Partito Nazionalsocialista dei Lavoratori Tedesco) che era allora il più piccolo partito tedesco, ottenne un risultato modesto ma decisivo per la sua storia e per quella della Germania.

Infatti, i partiti conservatori, per sbarrare la strada a un possibile governo delle sinistre, coinvolsero il NSDAP nella maggioranza, concedendogli anche un ministero, quello dell’Interno e della Cultura  Popolare (abbinamento di per sé alquanto significativo) nella persona di Wilhelm Frick. Costui, che anni dopo fu condannato a morte a Norimberga, aveva sempre dichiarato le sue intenzioni che erano quelle “non di servire lo stato, ma di distruggerlo”.

Frick,  in un solo anno di durata del suo mandato  mise in atto una prova generale di quanto sarebbe accaduto nel campo della cultura dopo il 1933. Nell’aprile del 1930 fu pubblicato sul Bollettino Ufficiale del Ministero  per la Cultura  popolare della Turingia un documento per metà programma e per metà ordinanza dal titolo Contro la cultura dei negri per la nazione tedesca.

In base a tale documento la polizia iniziò a vietare o interrompere tutti i concerti jazz, ma furono anche interdette, in tutte le istituzioni sovvenzionate, le opere di Stravinskij, Hindemith, Schoenberg e di tutti gli autori “bolscevichi” Il Teatro Nazionale di Turingia eliminò così dal suo cartellone gran parte delle opere moderne.

L’epurazione toccò in seguito anche la letteratura e le arti figurative. Per esempio, in ottemperanza al decreto  contro la cultura “negra” fu eliminato dalle biblioteche il libro Niente di nuovo sul fronte occidentale, il cui autore era evidentemente influenzato dalla cultura “negra” e antinazionale. Furono vietate le proiezioni dei film di Pudovkin e di Eisenstein, gli spettacoli teatrali di Erwin Piscator, e si giunse a eliminare dal Castello di Weimar le opere di Otto Dix, Kandinsky, Klee, Kokoshka e molti altri.

Un passaggio decisivo  avvenne  quando dall’epurazione delle opere si passò a quella degli esseri umani, e  ai “traditori  della patria” , vittime di “influssi non tedeschi” fu impedito di lavorare e di esprimersi.

Le reazioni nel resto della Germania furono incredule, a volte ironiche, poiché la cultura “non si può staccare dal muro e non fu compresa la  gravità le affermazioni  razziste. Si trattò di una pesante sottovalutazione, perché tali provvedimenti annunciavano in realtà il crescere non solo dell’ideologia nazista  ma anche dell’organizzazione del NSPAD.

Nell’aprile 1931 la Dieta della Turingia revocò il mandato a Frick, ma un solo anno  era bastato al ministro  nazista  per distruggere tutti i movimenti culturali e artistici non conformi   all’ideologia  nazionalista e per emarginare e isolare i loro esponenti. Fu un esempio della brutalità e della rapidità con cui sapevano agire i nazisti: non si dimentichi che Hitler aprì il primo campo di concentramento per gli oppositori, a  Dachau,  solo due mesi dopo la sua nomina a primo ministro.

L’esperienza di governo in Turingia fu, per molti aspetti, un banco di prova per i nazisti, tanto che Hitler s’informava quotidianamente tenendo stretti contatti con Frick.

Le differenze tra la situazione odierna e la  Turingia del 1929 sono evidenti, ma resta lampante l’analogia  del comportamento dei partiti del centro destra che, ieri come oggi, per opporsi  a un governo delle sinistre, finiscono fatalmente con l’essere risucchiati verso l’alleanza con la destra estrema, figlia degli interessi di classe della borghesia.

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