Essere niente. E continuare ad essere niente e niente, finché non si giunge a comprendere che, per riscattare il proprio futuro, si deve combattere fino in fondo contro ogni avversità così da conquistare quella luce che ci è stata da sempre negata da una condizione mai voluta. Forse, più di ogni altra riflessione è questo il messaggio che ci vuole trasmettere lo spettacolo teatrale “Un Capitano. Duecento chili sulle spalle” rappresentato a Roma presso Altrove Teatro Studio dal 7 al 9 febbraio 2020.
Tratto dalla storia vera di Amr Abourezk, il racconto si concentra nell’estate del 2006, durante i mondiali di calcio 2006 in Germania, quando tutti sono distratti dal trionfo dell’Italia di Lippi del dopo scandalo “Moggi”. Qui si sviluppa la vicenda di Amr, egiziano di ventuno anni che ha ben chiara la sua condizione di emarginato al quale l’attività di pescatore non potrà mai consentire di costruirsi la vita che ha sempre desiderato. Nel suo cuore alberga, infatti, un miraggio: raggiungere l’Europa, l’Irlanda, quel nuovo “Eldorado” dove i sogni possono tramutarsi in realtà, e dove i suoi amici, già partiti, hanno costruito quella vita fatta di soddisfazioni e di prospettive che a lui sono negate.
La decisione di partire, dunque, è l’unica possibile e imbarcarsi assieme ad altri uomini, altri disperati come lui, alla volta dell’Italia attraverso le coste della Libia è una scelta che non può essere più rinviata. Ma si tratta di una traversata pericolosa, dove appare subito chiaro che non c’è scampo se si commette un errore, se non si conoscono le insidie del mare e della navigazione. Ecco quindi che Amr capisce la necessità di sostituire gli scafisti inadeguati e diventare lui il “capitano” di quel guscio di noce alla deriva, facendosi carico della vita dei suoi compagni per giungere in salvo in un porto sicuro.
Premio speciale Riviera dei Monologhi ed è semifinalista al Premio Scenario Ustica 2017, “Il capitano” si tratta di un monologo di forte impatto emotivo che fruisce di un montaggio scenico scarno ma efficace con oggetti simbolo che sottolineano il percorso interiore di Amr, lacerato tra desiderio di riscatto e paura di non farcela, permettendo all’ascoltatore di afferrare il suo intimo dissidio, la sua volontà di andare oltre ogni confine “de-terminato” per strappare con le unghie e con i denti la sua libertà dall’oppressione e la miseria.
La regia rigorosa e attenta di Eleonora Gusmano, attrice di origini torinesi che ha al suo attivo già numerosi lavori, grazie alla preziosa collaborazione di Giulia Lombezzi, ha costruito una rappresentazione teatrale assolutamente potente nel definire la personalità di un uomo alla ricerca del suo posto del mondo, andando oltre le metafore convenzionali e tralasciando le facili allusioni psicologiche per consegnare al pubblico una trasposizione quanto mai fedele di quello che prova “un migrante” nello sfidare ogni sorta di pericolo pur di costruirsi il proprio destino. Qui non c’è spazio per l’infiorettamento, ma tutto è calato sulla definizione del personaggio con i suoi dolori e le sue illusioni che, grazie al racconto teso e vibrante e all’atmosfera sonora coinvolgente, ci restituisce un pezzo di vita reale che nessuno dovrebbe mai ignorare.
Altrove Teatro Studio: La storia vera del migrante alla ricerca di un futuro migliore.
Regia di Eleonora Gusmano, testo di Arm Abourezk e di Giulia Lombezzi
Un capitano. Duecentomila chili sulle spalle
Dalla vera storia di Amr Abuorezk
Testo originale
Giulia Lombezzi
Amr Abuorzek
Con Matteo Palazzo
Regia Eleonora Gusmano
Scenografia Asilo dei Lunatici
Musiche originali Alessandro Romano
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