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Bandera superstar nell’Ucraina “democratica”

L’anno scorso, l’ESC Verka Serduchka ha intonato “Nostro padre Bandera” in uno dei più apprezzati show della TV ukraina.

La band Romax ha creato una versione rock del vecchio inno che rende omaggio all’Hitler ukraino.

Il gruppo Angy Kreyda lo ha rielaborato in una canzonetta pop mainstream.

Il rapper Grybun dedica una sua libera interpretazione alle forze armate ukraine e trova che “la nostra russofobia non è ancora sufficiente“. Da quando, nel 2021, studenti di Lviw hanno invitato ad una maggiore diffusione della canzone con un flashmob su Tik-Tok, l’inno è diventato un megahit e, secondo i media, è stato perfino cantato nella Werchowna Rada. “Batko nasch Bandera” – questo è il titolo originale ukraino – esalta anche l’Armata Ukraina Ribelle (UPA). Le sue milizie si erano illustrate, in quanto braccio armato dell’ala diretta da Bandera dell’Organizzazione dei Nazionalisti Ukraini (UPA), partecipando, inseme alle SS, anche allo sterminio degli ebrei. All’inizio dell’attacco tedesco all’URSS, nel 1941, Bandera aveva chiesto l'”annientamento” di tutti i “moscoviti, gli ungheresi, i polacchi e gli ebrei”.

Prima che, a giugno, il cancelliere tedesco gridasse a Kiew “Slawa Ukrajini” – il “Sieg Heil” dei fascisti dell’OUN che si ritrova nell’ultima strofa dell’inno di Bandera – l’industria culturale occidentale aveva ben valutato il potenziale commerciale del loro capo: nel 2021, il DJ newcomer olandese Robin Aristo entusiasmava la community dei raver con un mix technosound “Bandera”.

Il gran numero di musicisti ukraini che si esibiscono in uniformi dell’UPA o coltivano altre nostalgie possono contare anche sulle Public Relation occidentali. E, dall’invasione delle truppe russe, anche su sedicenti colleghi “di sinistra”.

In marzo il cantautore britannico Billy Bragg pubblicizzava la coversong dei “The Clash” “Kyiv Calling” con la quale la band punk sollecitava l’intervento nella guerra della NATO. I suoi componenti si erano fatti fotografare con t-shirt con su scritto “Stepan Bandera” e lo stemma dell’OUN.

Dopo le proteste, Bragg ha dichiarato che i Beton si considerano una “band antifascista” e ha reso nota una presa di posizione del gruppo, che annuncia la cancellazione delle imbarazzanti fotografie. Un tentativo di rifarsi una verginità con le giustificazioni abituali dei nazionalisti ukraini per i crimini dell’UPA.

Il culto di Bandera fiorisce. Già nel 2016 il DJ e produttore, originario di Charkiw, Yuriy Gurzhy (“i russi di oggi sono i nuovi ipernazisti”) aveva pubblicato una compilation Maidan dal titolo “Divisione Borsh”. Ci sono rocker di destra come Kozak System, sostenitore del reggimento “Azov”, e Taras Chubay, che interpreta volentieri canzoni dell’UPA in onore del comandante del battaglione “Usignolo” Roman Schuchewitsch.

Nel 2017 Gurzkhy metteva in scena al Teatro Maxim Gorki, con l’attrice Marina Frenk, perfino una “HipHopera” sul “capo partigiano”. Opere che mettono in dubbio che Bandera sia stato un nazionalista, un fascista e un criminale.

Una verità, peraltro, storicamente dimostrata…

* da Facebook

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3 Commenti


  • leandro locatelli

    Chi non conosce la Verità è uno sciocco, ma chi conoscendola, la chiama bugia, è un delinquente

    Petizione diretta al Presidente Mario Draghi e al ministro Cartabia
    Andrea Rocchelli, fotogiornalista italiano era andato a documentare gli orrori della guerra in Ucraina, precisamente nel Donbass, ed è stato ucciso per questo. E’ stato assassinato insieme all’attivista per i diritti umani (e interprete) Andrej Nikolaevič Mironov, dal fuoco ucraino, il 24 maggio 2014. William Roguelon, unico sopravvissuto all’attacco, dichiarerà che il gruppo è stato bersagliato da numerosi colpi di mortaio e armi automatiche dalla collina Karachun, dove era stanziata la Guardia nazionale dell’Ucraina e l’esercito ucraino. Gli assassini non sono i russi ma i nostri alleati, addestrati e armati da noi. I “buoni”. Quelli che difendono la libertà. Nel luglio 2017 le indagini hanno portato all’arresto di Vitaly Markiv mentre rientrava in Italia, militare della Guardia nazionale ucraina col grado di vice-comandante al momento dell’arresto ma soldato semplice all’epoca dei fatti, con cittadinanza italiana. Markiv è stato sottoposto a misure detentive di custodia cautelare in attesa del processo che si è aperto a Pavia nel maggio 2018. Durante lo svolgimento del processo, Markiv viene anche accusato dentro e fuori l’aula di simpatie neonaziste. Si legge su Wikipedia: “Il 12 luglio 2019 la corte penale di Pavia ha giudicato Vitaly Markiv colpevole per concorso di colpa nell’omicidio di Rocchelli e Mironov e lo ha condannato a 24 anni di reclusione. Lo stato Ucraino è stato anch’esso giudicato colpevole nella medesima sentenza quale responsabile civile”. Markiv però se la cava, dopo l’intervento delle autorità dell’Ucraina che prendono le sue difese. Ed ecco il colpo di scena: “Il 3 novembre 2020 la Corte d’Assise d’appello di Milano, pur ritenendo colpevoli le forze armate ucraine dell’omicidio dei giornalisti, ha assolto Vitaly Markiv con formula piena escludendo alcune testimonianze chiave dall’impianto accusatorio per un vizio di forma”. Sul tablet e sullo smartphone sequestrati a Markiv, secondo i Ros, sono conservate oltre duemila fotografie. Alcuni scatti mostrano un uomo incappucciato, con una catena di ferro al collo, rinchiuso nel bagagliaio di un’automobile, una Skoda Octavia. In alcune immagini scattate poco dopo, si vede lo stesso uomo, con il volto ancora coperto, gettato in una fossa mentre qualcuno non inquadrato nella ripresa lo ricopre di terra. Altre fotografie ritraggono Markiv davanti alla stessa Skoda Octavia. Quando nell’aula è stata mostrata una foto di agenti della guardia nazionale ucraina con alle spalle una bandiera nazista, Markiv ha chiesto di prendere la parola e ha detto: «Non voglio che la guardia nazionale sia presentata come nazista. La bandiera ritratta in quella foto è soltanto un bottino di guerra» Peccato che il nemico fossero gli autonomisti del Donbass. Non c’è pace senza giustizia, non si annulla una sentenza per vizio di forma, dopo l’intervento delle autorità Ucraine che hanno parlato di complotto e di processo politico, intervento supportato anche da politici di lungo corso italiani. Chiediamo al presidente del consiglio Draghi ed al ministro della Giustizia Cartabia la revisione del processo. Ci sono due vittime innocenti, assassinate perché testimoniavano con il loro lavoro verità scomode, non ci possono essere colpevoli in libertà. La responsabilità penale è personale, indicare come responsabile l’intero esercito ucraino è inutile e sbagliato. Verità e giustizia per Andrea e Andrej.
    Puoi firmare la petizione qui: https://chng.it/J4kY6Zdj


  • Pasquale

    Ucraina demofascista.


  • Giovanni

    Il cameratismo occidentale pro-Bandera e’ disgustoso e offensivo verso i milioni di anti-nazi europei.

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