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La coppa del morto

Chi conosce Joao Havelange e Joseph Blatter? Beh, se siete molto appassionate/i di calcio li avete almeno sentiti nominare: sono un presidente (brasiliano) della FIFA e il suo successore (svizzero). I nomi di Issa Hayatou (camerunense), Jacques Anouma (ivoriano) e Amos Adamu (nigeriano) vi dicono qualcosa?

Dovreste avere propria una buona memoria per mettere a fuoco che sono tre importanti dirigenti della FIFA, pagati (cioè corrotti) per sostenere la candidatura del Qatar a organizzare i Mondiali 2022. Anche il nome Phaedra Almajid vi dirà poco: è lei la “gola profonda” che svelò alcuni segreti – cioè schifezze – di come il Qatar si comprò i Mondiali.

Una vicenda complessa che Valerio Moggia racconta benissimo nel suo libro «La coppa del morto» – sottotitolo: «Storia di un mondiale che non dovrebbe esistere»; Ultrasport edizioni: 112 pagine per 13 euro – uscito a settembre e subito ignorato (cioè imbavagliato) dai massmedia italiani che lavorano sodo per non infrangere il doppio tabù: calcio e ricchezza.

Peccato che pochi abbiano letto questo gran bel libro di Moggia perchè se no adesso conoscerebbero due norvegesi – Halvor Ekeland (giornalista) e Lokman Ghorbani (il suo cameraman) – che hanno commesso un “reato” ben più grave di farsi corrompere: volevano fare il loro mestiere e cercare le più scomode verità.

Due pazzi criminali che pretesero addirittura di controllare se in Qatar venissero violati i diritti umani di chi lavora e/o della popolazione LGBT. Ekeland e Ghorbani andarono a Doha nel novembre 2021 e vennero “democraticamete” intimiditi e poi messi alla porta.

C’è un terribile segreto dietro la stranezza di due giornalisti che non leccano il culo ai potenti e/o al dio calcio: in Norvegia esiste «un movimento di protesta che dice: quei mondiali non li si dovrebbe giocare perchè il Qatar sfrutta senza pietà migliaia di lavoratori immigrati».

Parte da qui il libro di Moggia che dovete assolutamente comprare e, se avete due soldini in più, anche regalare.

Qualcosa di quel che «La coppa del morto» racconta è noto a chi in questi giorni sta seguendo questa piccola rubrica e/o a chi ascolta le poche voci controcorrente in un Paese come l’Italia dove regna un giornalismo strapieno di venduti e di servi volontari. Ma la gran parte di quel che Moggia racconta (molto bene e anche questo conta) era ignoto persino a chi – come questo piccolo blog – da sempre si muove “in direzione ostinata e contraria”.

Dunque leggetelo e avrete molto su cui riflettere: anche sui Mondiali 1978 in Argentina e su due facchini francesi – due eroi se questo termine ha un senso – che vennero licenziati perché scelsero «di non portare in stanza i bagagli» ai fascisti assassini che erano lì per incontrare il “democratico” presidente Valery Giscard d’Estaing e accordarsi su come comprare altre armi.

Un libro che vale. Grazie a chi lo ha scritto e pubblicato.

* da La Bottega del Barbieri

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1 Commento


  • Pasquale

    Tenendo conto che la contestazione principale dei mondiali in Qatar è diretta alla negazione dei diritti, tenendo conto che si era accennato a una protesta da parte di molti calciatori più sensibili che poi hanno fatto cadere, tenendo conto che sono morti circa 6mila lavoratori migranti dall’assegnazione in poi, per la costruzione degli stadi dei servizi ecc…l’unica soluzione per boicottare il mondiale di calcio più chiacchierato e corrotto era quella di un ammutinamento solidale dei calciatori, una ribellione collettiva. Cosa sarebbe potuto succedere? Una sanzione, una squalifica per tutti? Forse ne sarebbe valsa la pena. O no? Forse è semplice utopia…

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