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Al Festival di Berlino non si deve criticare Israele…

La follia zelota domina in Germania. Dove le autorità in teoria laiche del governo e del land di Berlino si vogliono mostrare più realisti del re, ossia più sionisti di Israele.

Deve essere un modo alquanto psicopatico di far vedere di aver fatto davvero autocritica, come tedeschi, per le immense responsabilità nell’Olocausto (se fossero altrettanto autocritici anche verso lo sterminio di zingari, omosessuali e antifascisti sarebbero un filo più credibili…).

L’ultima follia è esplosa al Festival del Cinema di Berlino dove, al momento della premiazione dei registi del documentario “No Other Land” il palestinese Basel Adra aveva rimarcato quanto fosse difficile essere sul palco per festeggiare “quando decine di migliaia di persone del mio popolo vengono massacrate da Israele a Gaza“.

Non è servito a nulla neanche che il suo collega e coautore, l’israeliano Yuval Abraham, abbia esplicitamente confermato e appoggiato la dichiarazione di Adra: “tra due giorni torneremo in una terra in cui non siamo uguali. Questa situazione di apartheid tra noi, questa disuguaglianza deve finire“.

Scandalo, sconcerto, grida all’”antisemitismo” (di un ebreo israeliano e un palestinese!).

Il Sindaco della capitale tedesca, Kai Wegner, sul suo account X, è corso a dichiarare che “l’antisemitismo non ha posto a Berlino, e questo vale anche per gli artisti”.

“Quello che è successo ieri (sabato) alla Berlinale è una relativizzazione intollerabile”, ha aggiunto, chiamando in causa la direzione del festival.

Ad alimentare questa argomentazione delirante non sono state solo le dichiarazioni dei registi, che hanno accusato Israele di genocidio, ma –come al solito – il fatto che non abbiano contestualmente ricordato come l’offensiva di Tel-Aviv sia stata scatenata dal massacro del 7 ottobre condotto da Hamas. A quanto pare non c’è dimensione del genocidio dei palestinesi che possa “stare alla pari” di un ben più limitato massacro di israeliani.

Una volta assunta come propria la logica – si fa per dire – di Netanyahu e Ben-Gvir si ragiona nello stesso modo. Ossia “suprematista”.

La direzione della Berlinale, nel disperato e forse inutile tentativo di salvare la poltrona, ha rilasciato una nota in cui afferma che le dichiarazioni dei registi costituiscono “opinioni individuali e indipendenti“, che “non rappresentano in alcun modo” quelle della Berlinale, ma che dovrebbero essere “accettate” purché “rispettino il quadro legale“.

Allo stesso tempo, la direzione del festival ha dichiarato di “comprendere l’indignazione” suscitata dai commenti “ritenuti troppo di parte” espressi durante la cerimonia di premiazione.

Ma non c’è spazio, in Germania, per le mediazioni. E così anche il cancelliere tedesco Olaf Scholz e da parlamentari dei Verdi, che fanno parte della coalizione al governo, si sono uniti al coro di condanna.

E pensare che il documentario dei due registi “incriminati”, che racconta le lotte di un villaggio della Cisgiordania contro i coloni israeliani, aveva già vinto un premio del pubblico prima di esser presentato a Berlino.

Evidentemente, anche lassù, il sentire del popolo non corrisponde affatto al meschino servilismo politico e morale dei governanti…

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4 Commenti


  • Mauro

    Onore al pilota militare americano che si è dato fuoco protestando contro il genocidio a Gaza davanti all’ambasciata nazisionista a Washington gridando Palestina libera…..Si è dato fuoco…Cristo…


  • Andrea

    Dio acceca chi vuole perdere


  • Mauro

    È morto,x le ustioni riportate… adesso vediamo come ne parlano,se ne parlano,i nostri liberaldemocratici🤬 giornali e telegiornali…


  • Mauro

    Non ne hanno parlato…anzi ,il genocidio è passato alla 4/5°notizia in scaletta…poveri Palestinesi…certo che se fossero biondi e con gli occhi azzurri come gli Ukronazi…🛠️

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