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(ultimo aggiornamento 19.30)
E’ passata una settimana esatta da una mobilitazione che ha portato in piazza parecchie centinaia di migliaia di greci – alcune stime parlano di un milione di persone – nel giorno in cui il Parlamento di Atene votava a testa china la capitolazione del paese agli interessi franco-tedeschi. Una giornata di manifestazioni, scontri, occupazioni che ad un certo punto era sul punto di sfociare in una vera e propria insurrezione popolare. Come abbiamo già scritto, rabbia e disperazione sono tali e tanto diffuse che a decine di migliaia sono rimasti in piazza nonostante la tossicità e l’aggressività dei gas sparati senza limiti dai poliziotti, nonostante le manganellate distribuite a volontà. Tanti gli episodi che dimostrano un cambio di passo della protesta. Domenica pomeriggio un gruppo di manifestanti ha organizzato una imboscata ad un reparto di motociclisti della Polizia (i famigerati Delta). Prima una sassaiola contro i poliziotti in modo da farsi inseguire, poi una corda tesa da una parte all’altra della strada per disarcionare i temutissimi e violenti poliziotti normalmente abituati a lanciare le proprie moto a tutta velocità contro gli inermi manifestanti.
E’ passata esattamente una settimana, dicevamo, e in molti dopo la battaglia di domenica scorsa – edifici incendiati, vetrine spaccate, feriti e arresti ovunque – avevano vaticinato il riflusso. Ma come si fa a restare a casa quando non si può pagare il riscaldamento o quando si deve mangiare a lume di candela perché l’azienda elettrica ti ha tagliato la corrente? In questi sette giorni la cronaca non ci ha fatto mancare nuovi episodi di disperazione sociale o di sdegno nazionale: dalla coppia di dipendenti dell’ente che gestisce le case popolari (chiuso dal governo) che minacciavano il suicidio dopo esser stati licenziati alle decine di reperti antichissimi rubati dal museo di Olympia. Anche volendo a casa non si può proprio rimanere…
Ed infatti oggi alcune migliaia di persone sono di nuovo scese in piazza ad Atene, rispondendo all’appello dei sindacati per protestare contro le nuove misure di cosiddetta austerity varate dal governo fantoccio di Papademos negli ultimi giorni. I famosi 325 milioni che mancavano domenica scorsa, ed in attesa dei quali gli strozzini di Bruxelles e Francoforte hanno deciso di rimandare la concessione degli “aiuti” ad Atene. Un po’ di soldi verranno dalla spremitura dei pensionati: un nuovo taglio del 12% della quota eccedente gli assegni al di sopra del 1300 euro, dopo la sforbiciata del 10% del 2010. Altri interventi sono stati decisi nella riunione del consiglio dei ministri di ieri sera, ma il dettaglio non sarà reso noto fino all’Eurogruppo previsto per domani a Bruxelles. Ad Atene ministri ed economisti promettono: è l’ultimo sacrificio. Ma moltissimi greci sono convinti che già a primavera arriverà un’altra terribile stangata visto che il debito pubblico del paese non scende, anzi sale.
Sugli striscioni esposti questa mattina di fronte al Parlamento c’erano parole di fuoco: uno in inglese diceva «Siamo tutti greci, Merkel e Sarkozy sono mostri», un altro «Sciopero a oltranza e rivolta», un altro ancora «Ci vergogniamo dei nostri politici, e voi?».
Che i greci non vogliano più farsi ‘aiutare’ sembra fin troppo evidente. Ma la troika li vuole “aiutare” lo stesso. “L’Europa deve aiutare la Grecia, anche se questa non vuole farsi aiutare” ha detto esplicitamente oggi Wolfgang Schaeuble, il ministro tedesco delle finanze, in un’intervista al Tagesspiegel: «La disponibilità all’aiuto non è mai mancata, in particolare da parte della Germania. Da parecchio tempo siamo pronti ad aiutare i greci inviando funzionari delle finanze in grado di mettere in piedi un’efficiente amministrazione fiscale, ma finora l’offerta non è stata sfruttata». Un linguaggio provocatorio e colonialista che non fa che aumentare l’odio dei greci per i tedeschi e rinfocolare un nazionalismo che potrebbe dare il paese in pasto all’estrema destra. Quando l’intervistatore fa notare al ministro che a sopportare il peso del cosiddetto risanamento sono i greci con i redditi più bassi e i disoccupati, Schaeuble ribatte che «il salario minimo in Grecia è stato abbassato al livello di quello spagnolo. Che dovrebbero dire allora i cittadini dei Paesi baltici e dell’Europa dell’est, che con salari molto più bassi contribuiscono ad aiutare la Grecia?». Se Berlino pagasse ad Atene decine di miliardi di euro di danni di guerra mai versati forse i salari dei lavoratori greci sarebbero un po’ più alti…
Nel pomeriggio, e di nuovo in una piazza Syntagma dove sono ancora evidenti i segni della guerra del 12 febbraio, a manifestare sono arrivati migliaia di militanti e simpatizzanti chiamati a raccolta dai partiti di sinistra. Qualcuno prevedeva nuovi scontri, che però finora non ci sono stati. Nonostante l’atteggiamento pacifico seppur determinato dei manifestanti quei poliziotti che solo una settimana fa chiedevano alla Procura generale dello Stato di arrestare gli emissari della Troika hanno avuto un atteggiamento provocatorio. Ancor prima che la piazza si riempisse circa 60 persone sono state arrestate per strada o addirittura nei loro domicili in quelli che sono stati definiti ‘arresti preventivi’. Al tempo stesso il Comune ha deciso la chiusura di varie stazioni della metropolitana intorno a Piazza della Costituzione, per rendere più disagevole l’arrivo in centro città dei manifestanti.
Il governo sta studiando anche il modo di ridurre l’agibilità democratica e il diritto di manifestazione. Papademos e il suo ministro degli Interni stanno lavorando ad una legge per rendere più difficile manifestare. Nelle loro intenzioni chi vorrà protestare nel centro di Atene dovrà chiedere l’autorizzazione scritta alla Polizia e alle autorità comunali, cinque giorni prima dello svolgimento della manifestazione; gli organizzatori dovranno farsi carico degli eventuali danni e risarcire di tasca propria privati o entità pubbliche eventualmente danneggiate; i cortei, tranne quelli nazionali indetti dai due sindacati GSEE e ADEDY, dovranno svolgersi in una sola delle corsie dei grandi viali della capitale e non potranno comportare l’interruzione del traffico stradale.
Nel mondo intanto le manifestazioni di solidarietà con il popolo greco intanto si moltiplicano all’insegna dello slogan «Siamo tutti greci». Da Parigi e New York, da Roma a Madrid, da Londra a Dublino non si contano le iniziative si sostegno al diritto dei greci all’autodeterminazione e di denuncia nei confronti della tracotanza dell’UE e della Germania in particolare. Solo in Europa oggi sono una decina i presidi e i cortei organizzati da realtà politicamente e socialmente spesso diverse. A New York invece l’appuntamento è nel parco in cui lo scorso inverno è iniziata la protesta di Occupy Wall Street. Le manifestazioni più importanti si sono svolte a Trafalgar Square (Londra) la scorsa settimana e a Parigi ieri: a scendere in piazza sotto la Tour Eiffel sono state almeno un migliaio di persone.
L’altro ieri alcuni cittadini tedeschi che protestavano contro la Merkel a due passi dall’ambasciata di Berlino erano stati pesantemente strattonati e poi fermati dai Poliziotti greci. Evidentemente ad Atene non tutti i cittadini tedeschi godono della stessa considerazione da parte delle autorità.
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