Lunedì sera avevamo appreso la terribile notizia del pestaggio e dell’arresto di Hamdan Ballal, uno dei registi premi Oscar di “No Other Land”, da parte di coloni sionisti e delle truppe di occupazione israeliane in Cisgiordania.
Ieri invece abbiamo ricevuto con gioia la comunicazione della sua liberazione, frutto anche dell’ondata di indignazione che aveva generato la sua cattura.
Quale sarebbe stata la sua colpa? Documentare quello che succede in Palestina da decenni a opera di Israele, né più né meno. Che è quello che continuano a fare tanti documentaristi, registi, scrittori e giornalisti che a centinaia hanno perso la vita solo nell’ultimo anno e mezzo, fra i quali due negli ultimi giorni, Mohammad Mansour e Hossam Shabat.
Questa storia ci racconta che, per chi sa di essere il responsabile di un genocidio, anche un film può far paura. Perché anche il cinema e la cultura sono forme di resistenza del popolo palestinese contro l’occupazione sionista e colonialista di Israele.
Ma questa storia ci parla anche di impunità, perché se Israele può permettersi di compiere una operazione così eclatante e passarla liscia è perché sa di avere l’appoggio incondizionato di quelle che hanno anche il coraggio di chiamarsi “democrazie” occidentali.
Per tutto questo e con più forza di prima, invitiamo tutti e tutte allora a guardare e diffondere “No Other Land” e tutti i film e documentari che denunciano il genocidio del popolo palestinese da parte di Israele; sostenere le campagne di boicottaggio di prodotti dell’apartheid israeliano.
Questo abbiamo detto ieri in piazza a Roma in solidarietà con la resistenza palestinese, a al presidio sotto al Ministero dei beni e delle attività culturali convocato dalla Rete antisionista per la Palestina -Roma, e lo ribadiremo al corteo per la Palestina di sabato pomeriggio, partenza da piazza Vittorio.
La solidarietà è un’arma! Palestina libera!
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