Un volontario dell’ospedale della città e un attivista politico hanno riferito alla Reuters di 17 vittime, leggendo una lista di nomi. Questo porta il bilancio dei morti a 90 persone in tre settimane. La moschea Omari si è trasformata ancora una volta in un ospedale da campo. A Hama, 220 km a nord di Damasco, migliaia di manifestanti anti-regime sono stati dispersi da forze di sicurezza. Nell’est del paese migliaia di curdi hanno manifestato per le riforme, nonostante l’offerta del presidente di concedere più facilmente ai curdi la nazionalità siriana. Dimostrazioni si sono tenute anche in altre città, dopo la tradizionale preghiera del venerdì. Nella capitale Damasco agenti della sicurezza hanno caricato i dimostranti all’uscita di una moschea. Ci sono state proteste anche a Homs, nella Siria occidentale, e ad Harasta, un sobborgo di Damasco, si sono sentiti colpi di arma da fuoco. Invece a Douma, un altro sobborgo della capitale dove nei giorni c’erano stati scontri e proteste, secondo alcuni attivisti sono state isolate le linee telefoniche.
Le dimostrazioni popolari chiedono più libertà in un paese governato con leggi di emergenza da quando il Baath, ha preso il potere nel 1963. La richiesta chiave dei dimostranti è la fine dello stato di emergenza. Il Presidente Assad ha istituito una commissione per sostituirlo con una nuova legislazione anti-terrorismo. Le autorità hanno accusato gruppi armati di “vandali” per le violenze e la televisione ha mostrato immagini di uomini dal volto coperto che sparavano contro poliziotti e manifestanti insieme. La tv ha anche detto che sono stati uccisi un poliziotto e un autista di ambulanza.
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