Il PNV, partito nazionalista basco moderato, ha annunciato la sospensione della collaborazione con il governo di Josè Luis Zapatero dopo la decisione del tribunale supremo ieri di vietare la partecipazione delle liste della coalizione indipendentista Bildu, come richiesto dal governo, alle amministrative basche del 22 maggio.
Il Pnv aveva siglato un accordo con il Psoe di Zapatero alla fine del 2010 che prevedeva il suo appoggio al governo minoritario per l’adozione della finanziaria 2011 e di quella 2012. Il partito nazionalista basco ha sospeso «ogni collaborazione, e l’appoggio» al governo, ha detto il suo presidente Inigo Urkullu.
Il Pnv, ha precisato, contesta l’interdizione delle liste di Bilgu, decise dal tribunale supremo su richiesta del governo, per presunta collaborazione con Batasuna, partito politico basco già illegalizzato da anni, “respingiamo in forma assoluta questa interdizione politica” ha detto Urkullu.
La Corte Costituzionale dovrebbe pronunciarsi ora a sua volta sulla decisione del tribunale supremo. La sospensione dell’appoggio del Pnv, se sarà confermata a fine anno, potrebbe creare problemi al governo Zapatero per l’adozione della finanziaria 2012, ma non comporta rischi per la tenuta del governo fino ad allora.
Qui a seguito una nota del sito Infoaut che ricostruisce la vicenda:
La Corte Suprema spagnola ha reso pubblica la sua decisione in merito al futuro del Partito Bildu e alla sua partecipazione alle prossime elezioni amministrative che si terranno nella comunità autonoma basca il 22 maggio. 9 voti favorevoli al divieto di presentarsi alle elezioni tramite le liste e 6 contro. Anche questa quindi una scelta che ha presentato -come nel caso della recente illegalizzazione del Partito Sortu- una discrepanza significativa all’interno del Tribunale Supremo che può essere definita una particolarità in quanto priva di precedenti. Bildu non potrà quindi presentarsi alle prossime elezioni amministrative e questa decisione si porta dietro di sé un carattere più politico che giuridico soprattutto se si guarda su quali termini è basata l’ordinanza: Bildu è infatti considerato, come per moltissimi altri partiti baschi illegalizzati, l’ennesimo braccio politico dell’ETA. Il problema si pone nel momento in cui vi è una palese inconsistenza di prove, ma poco importa quando l’affanno è nel costruirle per eliminare, a scopo preventivo, un’opzione elettorale pericolosa. Il carattere politico della decisione si evidenzia anche nella scelta di illegalizzare una coalizione formata da due Partiti considerati legali dallo Stato spagnolo. D’altronde negli ultimi giorni il Ministro degli Interni spagnolo Alfredo Perez Rubalcaba lo aveva annunciato mentre Trillo, un esponente del Partito popolare, aveva pubblicamente rivelato degli accordi con il Governo per impugnare tutte le liste di Bildu, ed era solo una questione di tempo. Una delle peculiarità dello Stato spagnolo forse risiede nell’impegno con cui i tribunali lavorano per le istanze dello Stato, spogliandosi così di ogni caratteristica giuridica per diventare prettamente dei Tribunali politici.
Dopo le prime dichiarazioni dell’esecutivo spagnolo che altro non poteva se non dimostrarsi soddisfatto per la decisione dei 9 magistrati che hanno votato a favore, le reazioni si sono susseguite durante tutta la giornata di ieri. Quello che rimane chiaro è che l’ennesimo tentativo dello Stato spagnolo non fermerà il percorso intrapreso verso un cambiamento sociale e politico reale nei Paesi Baschi. Questo è quello che si è potuto percepire nella conferenza stampa tenuta dalla formazione Bildu all’indomani della decisione della Corte Suprema: denunciando la “frode elettorale” messa in campo dal Partito Socialista spagnolo e dal Partito Popolare, hanno qualificato la decisione “giuridicamente impresentabile”. Durante la conferenza stampa i rappresentanti di Bildu hanno inoltre ribadito la loro volontà e fermezza nel continuare a sommare le forze sociali e politiche basche, raddoppiando gli sforzi e proseguendo nel percorso intrapreso. E le prime risposte non tardano a farsi sentire neanche da tutti quei collettivi, partiti e sindacati che hanno visto nella decisione della Corte Suprema una vera e propria violazione dei diritti basilari così come la volontà di contrastare fino al limite della decenza politica (se mai ci fosse un limite) un percorso che mira ad un reale cambiamento politico e sociale. La prima mobilitazione contro l’imbroglio politico che sta mettendo in atto giorno dopo giorno lo Stato spagnolo si realizzerà proprio oggi a Bilbao, un’iniziativa indetta da una ventina tra collettivi, partiti e sindacati baschi, mentre altre si svolgeranno a livello locale nelle varie città dei Paesi Baschi.
Lo Stato spagnolo dimostra quindi ancora una volta come non voglia dare nessuna offerta politica alla sinistra indipendentista, ancor meno in un momento politico in cui la sinistra indipendentista sta attraversando un processo politico profondo all’interno del quale sembra dimostrare una volontà di cambiamento. Dal canto suo, l’atteggiamento dello Stato spagnolo mostra una grande paura verso tale trasformazione ostacolando così in tutti i modi l’unione delle forze sociali e politiche che si stanno realizzando nei Paesi Baschi, quell’unione di forze che rappresenta all’interno di questo processo il primo passo verso il suddetto cambiamento.
Bildu ha già annunciato nel frattempo la volontà di ricorrere al Tribunale Costituzionale per potersi presentare alle elezioni di questo mese, e se non fosse sufficiente annuncia la possibilità di presentare ricorso alla Corte europea. La partita sembra quindi ancora aperta.
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