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India. Il Partito Comunista perde il governo del West Bengala

Dai risultati dello spoglio relativo a quattro Stati andati alle urne tra aprile e maggio, risulta che il Partito Comunista è stato superato dal piccolo partito Trinamul Congress di Mamata Banerjee, conosciuta come la «pasionaria dei contadini» e attuale Ministro delle Ferrovie, alleata del Partito del Congresso nel governo centrale di New Delhi.

La sconfitta dei comunisti, guidati da Buddhadeb Bhattacharjee, 67 anni, era stata ampiamente prevista. Il Partito Comunista, che si definisce ancora «marxista», era da alcuni anni in forte sollecitazione paradossalmente per aver disatteso le aspirazioni dei contadini e degli operai, oltre che aver cercato di perseguire schematicamente la politica di industrializzazione «alla cinese» della regione, una delle più povere dell’India. I contadini in questi anni si erano opposti al’espropriazione delle terre teso a favorire gli insediamenti industriali ed avevano costituito il Bhumi Ucched Pratirodh (Comitato di resistenza all’acquisizione della terra) che molto spesso si è scontrato con i militanti del Partito Comunista e con la polizia.

La progressiva espropriazione delle terre, la povertà diffusa tra gli intoccabili e le popolazioni native (i «tribali»), e il mancato accesso alle risorse forestali essenziali, sono gli elementi che hanno alimentato la crescita del «fenomeno naxalita» afferma il rapporto diffuso qualche tempo fa da un gruppo di esperti incaricato dalla Planning Commission (la Commissione pianificatrice del governo federale indiano) di studiarne le cause.

Il mandato affidato agli autori del Rappoto era preciso: identificare «i processi e le cause … della continua tensione e alienazione nelle regioni dei disordini, … come le espulsioni di massa, le questioni dell’accesso alle foreste, l’insicurezza nei sistemi di mezzadria e altre forme di sfruttamento come l’usura, l’alienazione delle terre eccetera». Le regioni della rivolta naxalita sono infatti quelle dove è più acuta la povertà rurale, ed è una regione ampia: cinclude ampie zone degli stati del Bihar, Orissa, Madhya Pradesh, Uttar Pradesh e Bengala occidentale, una mezzaluna che va dalla parte orientale della pianura del Gange alle zone montagnose dell’India centrale.
E quello studio sostiene che i conflitti per la terra hanno un ruolo centrale nel credito dei naxaliti, che infatti applicano nelle zone sotto loro controllo la politica della «terra a chi la lavora». Il gruppo di esperti chiede che il governo studi strumenti legali per assicurare terre ai senza-terra. Parla del debito che schiaccia i contadini poveri, costretti a ricorrere agli usurai per comprare le sementi e per sopravvivere quando i raccolti non bastano: il rapposto chiede al governo di cancellare il debito ai «settori più deboli» della popolazione rurale o almeno ridurlo alla somma originariamente presa a prestito. Chiede di garantire titoli di proprietà a chi non ha mai avuto certificati precisi, e restituire le terre alienate illegalmente.
Il gruppo di esperti, presieduto da un alto funzionario del Civil Service, parla inoltre di espropri: una legge, la Land Acquisition Act, prevede che si possano espropriare terre per motivi di «interesse pubblico», dietro debito risarcimento ai proprietari. Ora il gruppo di esperti raccomanda che questo sia limitato a casi effettivi di sicurezza nazionale e bene pubblico – e non per elargire terre a società private, come è successo di frequente negli ultimi anni ad esempio per creare poli industriali, espandere miniere e «zone di sviluppo speciale». Ristabilire una giustizia, insomma, e aprire un dialogo con i naxaliti – per disinnescare «l’incendio dell’India rurale». La sottovalutazione di questi elementi può essere sicuramente annoverato tra gli errori commessi in questi anni dal Partito Comunista Indiano (M) che pure era riuscito a gestire il governo del West Bengala per 34 anni.

Dai risultati emerge anche un «ribaltone» nello stato meridionale del Tamil Nadu dominato da forti partiti regionali con il ritorno al potere della ex attrice Jayalalitha. Nel piccolo stato orientale dell’Assam, si conferma invece il Partito del Congresso che formerà il governo anche in Kerala, che per molti anni era stato un altro bastione dei comunisti indiani

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