All’incontro di oggi a Parigi, voluto con forza dal presidente Nicholas Sarkozy, sono presenti delegati di 60 nazioni. Fra essi, oltre a coloro che hanno voluto la guerra contro Gheddafi – Francia, Gran Bretagna, Stati Uniti, Italia – vi sarà anche il rappresentante della Russia, che ha resistito fino all’ultimo a riconoscere i golpisti del Consiglio Nazionale di Transizione (Cnt). Al raduno sarà presente anche Ban Ki-moon, segretario generale dell’Onu.
Uno dei temi in discussione è lo sblocco dei fondi sovrani libici, che servono per pagare i salari dei burocrati – da mesi senza stipendio – e per la ricostruzione del Paese, soprattutto della sua industria petrolifera. In discussione vi è pure la possibilità di varare un addestramento per le forze di polizia, per mantenere la sicurezza nel Paese durante questa transizione, le future elezioni e il riconoscimento diplomatico dei nuovi governanti. Finora sono 40 Paesi riconoscono il Cnt. Il governo francese ha fatto sapere ieri di aver chiesto alle Nazioni Unite di sbloccare 1,5 miliardi di euro, su un totale di 7,6 miliardi, ora nelle banche francesi. Il giornale francese Liberation ha scritto oggi di aver ricevuto una lettera secondo cui il Consiglio Nazionale Transitorio si sarebbe impegnato, lo scorso aprile, a garantire alla Francia l’accesso prioritario al 35% delle risorse petrolifere del Paese.
Tra le potenze della Nato crescono però i dubbi sulle prospettive democratiche per la Libia, come pure sulla tenuta unitaria del Cnt, formato in maggioranza da personalità già legate al Gheddafi e provenienti da gruppi diversi tra i quali i più organizzati appaiono quelli legati alla rete di Al Qaida.
Intanto, sul terreno, la situazione non è tranquilla: qua e là vi sono ancora sacche di resistenza. Ieri sera, in un messaggio audio lanciato attraverso un canale televisivo siriano, il figlio di Gheddafi, Saif al-Islam, ha lanciato un messaggio promettendo che “la resistenza continua e la vittoria è vicina”. Egli ha anche assicurato che suo padre sta bene e che 20 mila fedelissimi sono pronti alla battaglia di Sirte. La città di Sirte, patria di Gheddafi, è anche il luogo della sua base tribale. I ribelli pensano che il rais sia nascosto proprio là e hanno dato un ultimatum alla città di arrendersi entro sabato 3 settembre.
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