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Libia. Gheddafi si rifà sentire. A Bani Walid si combatte

Le brigate fedeli a Muammar Gheddafi stanno attaccando i ribelli libici che si sono posizionati fuori la città di Bani Walid. Secondo quanto riferisce l’inviato della tv satellitare Al-Arabiya, le brigate fedeli al colonnello libico stanno bombardando i ribelli con missili del tipo ‘Grad’. I ribelli libici fanno sapere che allo scadere dell’ultimatum, previsto per domani, attaccheranno la città per prenderne il controllo.

In un messaggio televisivo Gheddafi ha condannato “la guerra psicologica e le menzogne” dette sulla sua presunta fuga dalla Libia. “Non restano loro che la guerra psicologica e le menzogne. Hanno detto recentemente di aver visto Gheddafi in un convoglio verso il Niger”, ha dichiarato il colonnello, prima di ironizzare: “Quanti convogli di contrabbandieri, merci e gente entrano nel deserto ogni giorno verso il Sudan, il Ciad, il Mali o l’Algeria. Come se fosse stata la prima volta che un convoglio attraversava il confine con il Niger”. Indirizzandosi ai libici, Gheddafi ha poi aggiunto: “Vogliono indebolire il vostro morale, non occupatevi di questo nemico debole e ignobile”. Quindi il colonnello ha assicurato che “la Nato sarà sconfitta” poiché “le sue capacità materiali non le permettono di continuare” a intervenire. “Siamo pronti a Tripoli e ovunque a intensificare gli attacchi contro i ratti e i mercenari”, ha insistito il rais.

Preoccupate le reazioni delle potenze della Nato che da mesi bombardano la Libia: “Il fatto che (Muammar Gheddafi e i suoi figli, ndr) siano sempre in libertà, in Libia o fuori dal Paese, rappresenta un pericolo che minaccia gli sforzi del Consiglio nazionale di transizione (Cnt) per instaurare un nuovo governo”, ha dichiarato l’ambasciatore statunitense in Libia, Gene Cretz, durante un incontro con un think tank.
Ieri intanto il governo del Niger ha smentito, infine, che l’ex leader libico non è arrivato nel Paese. Lo ha ribadito il governo di Niamey in un comunicato, letto dal portavoce e ministro della Giustizia, Marou Amadu. Tuttavia, Niamey ha riconosciuto “l’ingresso di tre veicoli con a bordo 14 persone di cui quattro del Niger e il seguito di un altro veicolo dove si trovavano quattro persone fra cui un nigerino”, senza rivelare l’identità degli altri occupanti.

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