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Egitto. Il bonapartismo all’ombra delle Piramidi

Il Consiglio Militare Supremo delle Forze Armate ha annunciato il blocco nella concessione di licenze per nuove televisioni satellitari e annunciato la volontà di intraprendere azioni locali contro quei media che «incitano alla violenza». È quanto riporta oggi il giornale egiziano Al Ahram. La decisione, che il giornale ha definito «temporanea», è stata presa nel corso di un vertice congiunto nella tarda serata di ieri tra il governo e il Consiglio militare al potere in Egitto da quando si è dimesso il presidente Hosni Mubarak, l’11 febbraio scorso. «Il governo e il Consiglio militare sottolineano la loro piena intenzione di garantire la libertà di stampa e di informazione», ha detto il ministro dell’Informazione Osama Heikal citato da Al Ahram. «Questa (decisione, ndr) farà sì che coloro che lavorano nei media mettano attenzione e obiettività nei loro resoconti», ha aggiunto. Sono numerose le emittenti tv che hanno iniziato a trasmettere dopo la caduta di Mubarak e che in qualche modo hanno potuto dare spazio alle istanze politiche e sociali emerse con la rivolta di gennaio.

A delineare il segno sempre più bonapartista della nuova leadership egiziana arriva anche un cambiamento significativo anche nelle alleanze internazionali dell’Egitto del dopo-Mubarak. In occasione della prima visita di un premier turco dopo 15 anni di gelo con il regime di Hosni Mubarak, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan firmerà con il generale Hussein Tantawi, capo della giunta militare che guida il Paese, e con il premier incaricato Essam Sharaf, un’alleanza militare ed economica destinata a ridisegnare gli assetti geopolitici del Nord Africa e del Medio Oriente.
«Questa cooperazione bilaterale avrà ripercussioni anche sul piano commerciale», ha annunciato il governo di Ankara alla vigilia degli incontri fissati dal 12 al 14 settembre. Un soggiorno, ha precisato provocatoriamente Erdogan, che potrebbe includere anche una sua visita lampo nella Striscia di Gaza, un nuovo schiaffo a Israele sul quale però le autorità turche si trincerano ancora dietro un “no comment”.

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