Le notizie di stamattina.
Le forze leali a Muammar Gheddafi sono passate questa mattina al contrattacco a Sirte, lanciando missili e colpi di mortaio contro gli uomini del Conisglio Nazionale di transizione (Cnt) libico che assediano la città. Intanto a Bani Walid fonti delle forze del Cnt, citate da al-Arabiya, riferiscono di aver ricevuto l’ordine di una ritirata che, secondo informazioni non confermate, serve a permettere attacchi aerei della Nato. La battaglia non è conclusa«, afferma nel frattempo il portavoce di Gheddafi, Moussa Ibrahim, commentando alla tv siriana al-Rai gli sviluppi nelle due città libiche ancora sotto il controllo delle forze leali al colonnello. »Assicuriamo tutti che Sirte e Bani Walid sono forti, malgrado il pesante, incredibile bombardamento senza pietà della Nato contro ospedali, famiglie e scuole«, ha affermato. A quanto riporta la rete televisiva al Arabiya, le forze di Gheddafi sono riuscite a fermare l’avanzata del Cnt a Sirte, che controlla l’aeroporto della città. Le forze del Cnt sono avanzate verso il centro, ma gli uomini leali al colonnnelo tengono la città con soldati fra le case e cecchini appostati sui tetti.
Il Venezuela intende denunciare davanti alle Nazioni Unite quella che considera «l’aggressione» della Nato contro la Libia. Lo ha annunciato il ministro degli Esteri venezuelano, Nicolas Maduro, in una conferenza stampa a Caracas. «Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha approvato due cose fondamentali: un embargo sulle armi contro la Libia e la creazione di una zona di esclusione aerea», ha sottolineato Maduro, aggiungendo che la Nato «ha violato entrambe e continua a violarle». Il Venezuela è stato ieri fra i 17 paesi che, in seno all’Assemblea generale dell’Onu, hanno votato contro il riconoscimento del Consiglio Nazionale di transizione come rappresentante della Libia. E Caracas ha anche ribadito il suo appoggio al governo di Muammar Gheddafi. Maduro ha anche anticipato che il suo paese intende presentare una proposta di riforma «integrale» delle funzionamento dell’Onu in occasione della 66esima assemblea generale delle Nazioni unite.
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Fausto Della Porta
«Siamo stati colpiti da numerosi razzi, ma torneremo presto indietro», ha assicurato. «Dobbiamo riorganizzare le nostre truppe e rifornirci di munizioni», ha spiegato a sua volta un altro ribelle, Saraj Abdelrazaq. «Stiamo aspettando l’ordine di tornare di nuovo all’attacco».
A Sirte, invece, secondo l’emittente Al Arabiya, i rivoltosi sarebbero penetrati in città e avrebbero fatto sventolare la bandiera rosso-verde-nera su alcuni edifici governativi. La città è stata attaccata da più direzione, con l’ausilio dei bombardamenti delle forze della Nato. Negli scontri iniziati giovedì, almeno 11 ribelli sono stati uccisi e 34 feriti, secondo un bilancio fornito dal Consiglio militare di Misurata. Almeno 40 soldati del regime sono stati arrestati. Sulla città che ha dato i natali a Muammar Gheddafi stanno convergendo nuove brigate dell’opposizione, da ovest e da sud. «La maggior parte di queste su trova a circa 20 chilometri a sud di Sirte, nei villaggi di Jaraf ed Egbeda», ha detto Sadiq Fayturi, responsabile logistico della Brigata Qabra.
Ieri intanto, dopo la visita trionfale del presidente francese Nicolas Sarkozy e del premier britannico David Cameron, è arrivato a Tripoli il premier turco Recep Tayyp Erdogan, nell’ambito della sua tournée nord-africana. «Finalmente arriva il potere del popolo»: lo ha detto Erdogan, sottolineando che i «regimi totalitari» se ne stanno andando. Subito dopo è andato a Misurata e Bengasi, da cui si è poi diretto nella vicina Solluk per visitare la tomba dell’eroe della resistenza anti-italiana Omar el-Mokhtar.
Ieri il colonnello non si è fatto sentire con uno dei suoi messaggi veicolati normalmente dall’emittente al-Rai, basata a Damasco. Ha invece parlato il portavoce del regime, Moussa Ibrahim, denunciando la visita compiuta a Tripoli e Bengasi d Sarkozy e Cameron, accusandoli di volere «trasformare la Libia in un feudo dell’Occidente». «La Francia tenta di rafforzare i suoi agenti in Libia e il Regno Unito di favorire delle figure politiche che gli siano alleate, al cospetto di quelli che ruotano attorno agli Stati Uniti e al Qatar», per «trasformare la Libia in un feudo dell’Occidente», ha detto Moussa Ibrahim.
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