Il quotidiano statunitense ricorda come la Nato durante tutta la campagna conclusa il 31 ottobre abbia sempre negato di aver colpito civili, ad eccezione del 19 giugno quando fu costretto ad ammettere che c’erano state vittime civili in due bombardamenti a Tripoli e a Sorman. Secondo quanto hanno ricostruito i giornalisti del quotidiano, che hanno visitato i siti colpiti dai raid aerei della Nato, ci sono racconti credibili di decine di civili rimasti uccisi in diversi attacchi.
Le vittime, tra cui 29 donne e bambini, sono state per lo più colpite durante il sonno. Il quotidiano stima un bilancio di oltre 70 civili uccisi dai raid aerei, secondo le prove raccolte. Anche se il bilancio non è così alto rispetto ad altri conflitti in cui le potenze occidentali hanno fatto affidamento sugli attacchi aerei – e inferiori alle cifre dichiarate dal regime di Gheddafi – per il New York Times non può certo trattarsi di una cifra conclusiva.
I siti colpiti dai raid di cui parla il quotidiano sono 25 tra cui Tripoli, Surman, Mizdah, Zlitan, Gàa, Majer, Ajdabiya, Misurata, Sirte, Brega e Sabratha e i dintorni di Bengasi. Il New York Times precisa che due settimane dopo aver consegnato un documento di 27 pagine contenente dettagli su nove attacchi in cui le prove indicano che gli aerei Nato hanno ucciso o ferito civili, l’Alleanza ha modificato la sua posizione. “Da quello che avete raccolto pare che innocenti potrebbero essere stati uccisi o feriti, nonostante la precisione e la cura negli attacchi”, ha detto Oana Lungescu, portavoce della Nato a Bruxelles. «Ci dispiace per la perdita di vite umane», ha aggiunto. Secondo il quotidiano, la Nato avrebbe “affidato alle nuove autorità libiche- cioè coloro che hanno beneficiato dei bombardamenti della Nato – la responsabilità di investigare sugli attacchi contro i civili”.
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