“I francesi si sono assicurati di essere i primi in lizza ad ottenere una fetta del bottino”. Le Compagnie di sicurezza occidentali – termine garbato per indicare agenzie di bande mercenarie – stanno riempiendo aerei verso la Libia, per mettere il paese al riparo da un’invasione di capitalisti occidentali, i veri beneficiari della guerra della NATO. Così frenetica è la ressa di capitalisti di guerra e dei loro gangster prezzolati in cerca di profitti a spese della catastrofe libica, che il New York Times riporta che una corsa in taxi da 5 dollari dall’aeroporto di Tripoli agli alberghi del centro ora ne costa 800.
Il capo della Camera di Commercio Arabo-statunitense la definisce una “corsa all’oro”, mentre funzionari del governo insediati dalle forze aeree della NATO distendono il tappeto rosso alle orde straniere. I nuovi governanti nominali della Libia del Consiglio Nazionale di Transizione smaniano di svendere il diritto di nascita della nazione addirittura prima di averlo in mano.
L’ingente afflusso di mercenari occidentali corpulenti e tarchiati è terribilmente beffardo, giacché la principale giustificazione della chiamata alle armi dei cosiddetti ribelli era che Muhammar Gheddafi fosse mantenuto al potere da banditi stipendiati provenienti dall’Africa sub-sahariana. Hanno usato il falso spauracchio di una presenza mercenaria negra per trasformare la ribellione in una guerra razziale, che è costata la vita a innumerevoli migliaia di Libici neri e lavoratori immigrati, una pulizia etnica che svela senza dubbio e marchierà per sempre il nuovo regime come razzista fino al midollo. Quello stesso regime ora abbraccia una vera invasione internazionale di mercenari euro-americani. Gli uomini bianchi e i soldi davvero dettano legge nella nuova Libia.
I corpi dei defunti non erano ancora stati sepolti a Sirte, la città costiera di fatto rasa al suolo da mesi di bombardamenti NATO – e dove tutti i veicoli dei cittadini sono stati rubati dalle squadracce rivoltose dei ribelli – che già le delegazioni di affaristi dalla Francia e dalla Gran Bretagna iniziavano la calata su Tripoli.
I francesi, così impazienti d’essere i primi in una guerra d’aggressione, non provocata, si sono assicurati di essere anche i primi in lizza ad ottenere una fetta del bottino. Una delegazione di uomini d’affari di 80 società francesi è giunta ben una settimana prima che i sicari dei loro ospitanti libici macellassero il Col. Gheddafi e decine e decine di altri prigionieri. Siamo certi che i francesi hanno brindato con coppe di champagne per marcare l’occasione.
I bianchi e i soldi davvero dettano legge nella nuova Libia
Gli stranieri ed i loro soldi naturalmente erano presenti ovunque a Tripoli, prima che europei ed americani decidessero che un assalto “Shock and Awe” (Colpisci e Terrorizza) sulla Libia, li avrebbe posti in una posizione migliore per trattare le incertezze della Primavera Araba. L’investimento straniero in Libia era aumentato di 25 volte tra il 2002 ed il 2010. Gheddafi, a detta di tutti, era giunto ad un accordo col capitale straniero. Aziende europee ed asiatiche stavano trasformando il volto di Tripoli. I loghi aziendali su innumerevoli cantieri testimoniavano la determinazione di Gheddafi di “normalizzare” le relazioni coi poteri imperiali e col mondo in generale. In anni recenti aveva scarcerato centinaia di combattenti islamici, come parte di tale “normalizzazione”. Sarebbe stata la sua rovina.
Prima della guerra della NATO, non esisteva quindi alcuna controversia sull’accesso occidentale alla Libia e certamente nessuna minaccia di rifiutargli il petrolio. Non è l’accesso in sé ma i termini dell’accesso che fanno la differenza tra guerra e pace con l’imperialismo. Per gli americani, i francesi e gli inglesi il prezzo della pace è la sovranità nazionale di uno stato. Oh, e tenere alla larga i cinesi, 30.000 dei quali sono stati costretti a lasciare la Libia quando hanno cominciato a cadere le bombe. È dubbio che essi vi ritorneranno così numerosi, per lo meno finché l’attuale regime non sarà, esso stesso, rovesciato. Sono Glen Ford, per Radio Agenda Nera. Sul web: BlackAgendaReport.com.
L’editore esecutivo di BAR Glen Ford può essere contattato su Glen.Ford@BlackAgendaReport.com“
Traduzione dall’inglese per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
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