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Papademos premier

E’ la conclusione di un lungo braccio di ferro durato fino in tarda mattinata di oggi, si è tenuta l’ennesima riunione ristretta tra i leader del Pasok, di Nea Dimokratia e di altre formazioni minori.

L’intoppo è stato rappresentato dall’intransigenza di Papademos: l’uomo della BCE voleva poter governare più a lungo dei circa 100 giorni che i due maggiori partiti gli volevano concedere prima di andare a elezioni anticipate il prossimo 19 febbraio. E soprattutto vuole le mani completamente libere. Inoltre pretende – giustamente, da parte sua – che ad assumersi responsabilità di governo non siano solamente i socialisti, ma anche le altre forze politiche, compresi quelli di Nea Dimokratia che invece temono che la propria esposizione nell’esecutivo di larghe intese possa minare il proprio consenso elettorale. Come  formazione politica, infatti, Nea Dimokratia  si è sempre detta a parole contraria alle varie manovre “lacrime e sangue”; si troverebbe invece a dover gestire l’ennesima lista di licenziamenti e privatizzazioni che Papademos ha già definito “inevitabili” per ottenere nuovi prestiti da parte di BCE e FMI.

Ieri sera tardi il premier uscente Giorgio Papandreou ha telefonato a Loukas Papademos e ha discusso per la prima volta direttamente con lui l’eventualità di affidargli l’incarico di premier nell’ambito di un governo trasversale che potrebbe comprendere anche l’estrema destra del Laos e due piccole formazioni nate negli ultimi mesi in ambito parlamentare: la Alleanza Democratica (liberali) e la Sinistra Democratica (centrosinistra, nata da una scissione di destra di Syriza). Del nuovo esecutivo non faranno sicuramente parte né i comunisti del KKE né la sinistra radicale di Syriza. ‘L’uomo della provvidenza’ ha chiesto, come condizione per accettare l’incarico, che l’accordo del 27 ottobre raggiunto a Bruxelles sia firmato da Pasok e ND, mentre per quanto riguarda la data delle elezioni, quel 19 febbraio su cui insiste soprattutto il leader del centrodestra Antonis Samaras (pressato da una parte del suo partito), ha ribadito che il tempo non é sufficiente per portare a termine gli obiettivi per i quali si fa il governo. Papandreou, secondo i giornali, avrebbe accettato le richieste mentre Papademos da parte sua non ha messo condizioni per quanto riguarda il ministero delle Finanze, rivendicato dal boss socialista Evangelos Venizelos.

Le trattative sono proseguite per tutta la notte e sono riprese questa mattina. Per ora i media ellenici, oltre a criticare aspramente la ‘inconcludenza’ e la ‘irresponsabilità’ dei partiti greci nel risolvere la crisi istituzionali, si dicono ottimisti sul fatto che entro oggi la fumata sarà bianca. Ma è tutto da vedere e i giochi rimangono aperti. “Angoscia dopo l’indignazione”, titola Kathimerini; Ta Nea e Eleftherotypia definiscono i negoziati in corso “un’operetta”.

Chi ci azzecca di più è probabilmente il settimanale satirico To Pontiki quando raffigura il futuro premier greco con le sembianze del cancelliere tedesco Angela Merkel. L’ex governatore della Banca Centrale di Atene Papademos aveva numerosi concorrenti, e molti di loro potevano essere (più o meno) rigorosi esecutori delle ‘raccomandazioni’ di Berlino e Parigi. Secondo i media greci erano addirittura altri cinque i candidati alla guida di un nuovo esecutivo targato UE: Philippos Petsalnikos, 60 anni, presidente socialista della Camera, stretto collaboratore di Papandreou; Vassilios Skouris, 63 anni, professore di diritto, presidente della Corte di Giustizia dell’Unione europea a Lussemburgo dall’ottobre 2003; ‘l’americano’ Panagiotis Roumeliotis, 64 anni, economista, rappresentate greco al Fondo monetario internazionale; Nikiforos Diamandouros, 69 anni, professore di scienze politiche, mediatore europeo dal 1mo aprile 2003; Ioannis Koukiadis, 71 anni, presidente del nuovo comitato per le privatizzazioni greche, deputato europeo del Pasok.

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