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Israele: democrazia a rischio

Un appello al premier Benyamin Netanyahu (Likud) affinchè blocchi alla Knesset (parlamento) una serie di leggi limitative della libertà di espressione in Israele è stato pubblicato da alcune decine di intellettuali fra cui gli scrittori Amos Oz e Yoram Kanyuk, lo storico Yehuda Bauer, il filosofo Yirmiahu Yovel e il politologo Zeev Sternhell. Nel messaggio a Netanyahu gli intellettuali sostengono che la democrazia israeliana “si trova sull’orlo di un baratro”. Si riferiscono in particolare ad alcuni bozze di legge presentate alla Knesset da deputati nazionalisti che prevedono fra l’altro l’approvazione da parte di una commissione parlamentare sui nuovi giudici della Corte Suprema; la limitazione dei finanziamenti stranieri ad Ong israeliane; limitazioni alla libertà di stampa; e proclamazioni di fedeltà allo Stato di Israele.

Si tratta di una serie di misure che mirano a cambiare il volto della Corte Suprema israeliana, a limitare la libertà d’espressione e a indebolire il sistema giudiziario tanto da provocare una reazione contraria anche tra alcuni parlamentari della maggioranza stessa. Inoltre è stata proposta una legge che limita ancora di più la possibilità alla organizzazioni per i diritti civili israeliane di ricevere finanziamenti dall’estero. Se dovesse passare, le Ong non potrebbero ricevere dall’estero, compreso dalle organizzazioni delle Nazioni Unite, una somma superiore ai 4.000 euro su cui dovrebbero comunque pagare un 45% di tasse. Due di questi disegni di legge hanno già ricevuto un primo voto favorevole del Parlamento, Knesset, e devono ora affrontare altri due passaggi parlamentari prima di essere approvati definitivamente.

L’allarme lanciato dagli intellettuali – per singolare coincidenza – è stato reso pubblico proprio il giorno in cui a Tel Aviv arriva in visita il sindaco di Roma Gianni Alemanno accompagnato da Riccardo Pacifici invitato dal governo israeliano. Alemanno vuole incontrare anche il soldato Shalit al quale il Comune di Roma aveva assegnato la cittadinanza onoraria.Alemanno sarà il primo uomo politico “non israeliano” ad incontrare il militare liberato alcune settimane fa. Il Campidoglio si rifiuta di accordare la medesima sensibilità e attenzione ad altri e assai più numerosi prigionieri: i palestinesi. La rimozione dei palestinesi continua infatti ad essere una costante di una supposta equidistanza che in realtà si conferma come complicità unilaterale con il colonialismo israeliano. Un atteggiamento che difficilmente consentirà ad Alemanno di candidarsi a favorire la riapertura del dialogo tra palestinesi e israeliana come ha dichiarato alla vigilia della sua partenza per Israele.

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