All’indomani dei 13 attentati che a Baghdad hanno provocato la morte di circa 70 persone, anche la Siria è finita oggi nel mirino delle bombe, proprio nel momento in cui alcune potenze regionali – Arabia Saudita e Turchia – e mondiali – Ue e USA – accrescono le proprie pressioni e le proprie ingerenze per ottenere un cambio di regime, così come è avvenuto per la Libia.
40 morti e un centinaio di feriti: questo sarebbe finora il gravissimo bilancio degli attentati che questa mattina hanno colpito il centro della capitale siriana Damasco. “I due attentati compiuti a Damasco sono opera di due attentatori suicidi al volante di altrettante autobomba”, ha detto la tv pubblica siriana. Le deflagrazioni sono state molto potenti ed hanno preso di mira due sedi della sicurezza locale. In base alle prime indagini gli inquirenti ritengono che dietro ci sia la mano di al-Qaeda. La Polizia afferma di aver arrestato un uomo sospettato di aver collaborato agli attacchi mentre alcuni ‘attivisti siriani’ citati dal sito ‘Sham news’ hanno affermato: «Sono state udite delle sparatorie subito dopo le due forti esoplosioni avvertite oggi nel centro di Damasco». Nel corso della mattinata la tv di tato siriana ha mostrato le prime immagini dei luoghi colpiti dai due attentati kamikaze che hanno preso di mira una sede della sicurezza e una dell’intelligence. Si vedono i soccorritori portare i corpi delle vittime all’interno delle ambulanze. Le deflagrazioni hanno provocato il crollo delle mura della sede della sicurezza mentre sul pavimento si vedono le macchie di sangue. Le telecamere hanno mostrato alcuni cadaveri martoriati dall’esplosione presenti nella sede dei servizi segeti.
“Terroristi di al Qaeda sono operativi in territorio della Siria infiltratisi dal confinante Libano” aveva affermato ieri il ministro della difesa libanese Fayez Ghosn, citato dall’agenzia ufficiale Sana. Ghosn ha precisato che i terroristi delle reti di al Qaeda usano dei passaggi illegali attraverso la frontiera dei due Paesi nella regione libanese dell’Aarsal, a maggioranza sunnita, nella valle orientale della Bekaa. Secondo l’agenzia Sana, il ministro – cristiano e membro dell’esecutivo di unità nazionale libanese – ha rilasciato tali dichiarazioni durante una riunione avuta lunedì scorso a Beirut con alcuni ufficiali dello Stato maggiore dell’esercito libanese.
Ieri il governo di Damasco, inviando una lettera alle Nazioni Unite affinchè abbia un giudizio equilibrato sulla guerra civile in corso ormai da mesi a Damasco, ha affermato che secondo varie stime sarebbero finora circa 2.000 i militari e gli agenti delle forze di sicurezza uccise dalle milizie integraliste e dal cosiddetto Esercito Siriano Libero in attentati e combattimenti.
Il ministero degli Esteri dell’Arabia Saudita ha intanto deciso di chiudere la propria ambasciata a Damasco. Secondo quanto riporta oggi il quotidiano saudita ‘al-Watan’, dopo aver ridotto al minimo indispensabile il personale che opera all’interno della sede diplomatica, il governo di Riad ha deciso di chiudere l’ambasciata e cessare le sue attività, rimpatriando i suoi addetti. Una decisione che oltre a tentare di rafforzare l’isolamento nei confronti di Damasco potrebbe preludono a una preventivata recrudescenza della guerra civile che ha prodotto finora in Siria migliaia di vittime da entrambe le parti.
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