Neanche l’ultimo dell’anno i greci possono tirare un sospiro di sollievo. Oggi l’Acropoli di Atene e i principali siti e musei della Grecia resteranno chiusi per uno sciopero proclamato dal personale di sicurezza per protestare contro il mancato pagamento degli stipendi. «Chiuso a causa di uno sciopero del personale» recita il cartello esposto all’ingresso del sito ateniese, col disappunto fra i numerosi gruppi di turisti ad Atene per le vacanze di fine anno. L’Unione panellenica dei custodi dei siti archeologici (Peyfa) ha indetto il blocco contro «l’incapacità di risolvere il problema del pagamento dei fine settimana» hanno denunciato fonti sindacali.
Intanto sembra per ora rientrare il conflitto tra due magistrati e il governo Papademos sul tema del contrasto all’evasione fiscale. Grigoris Peponis e Spiros Mouzakitis, i due vice procuratori greci incaricati della lotta contro i crimini economici (in particolare proprio l’evasione fiscale) che due giorni fa avevano chiesto di essere sollevati dal loro incarico denunciando interferenze «dall’alto» nelle indagini, hanno ritirato le loro dimissioni. Il ripensamento sarebbe la conseguenza di un compromesso raggiunto dai due con il ministero delle Finanze che ha contribuito a sgonfiare un «muro contro muro» che diversamente avrebbe potuto portare ad uno scandalo di vaste proporzioni. I media greci hanno raccontato che la decisione dei due alti magistrati è venuta ieri pomeriggio al termine di un breve colloquio con il sostituto procuratore dell’Areios Pagos (la Corte Suprema greca) Fotis Makris al quale hanno consegnato un rapporto contenente gli elementi a sostegno della loro denuncia. Mercoledì scorso, Peponis e Mouzakitis avevano detto che tra i fattori che li avevano indotti a dimettersi c’erano stati interferenze «politico-economiche» nel loro lavoro, la mancanza di supporto tecnico e l’imminente modifica di una legge con il conseguente trasferimento dei loro compiti ad un altro magistrato. Ieri il ministero delle Finanze ha informato che l’emendamento alla legge contestato dai due magistrati sarà ritirato. «Siamo i pubblici ministeri di reati finanziari e restiamo sulla barricata», hanno detto i due, suscitando le simpatie di una popolazione strizzata ormai da tre anni in nome del ripianamento di un debito che non hanno contribuito a creare mentre l’elite economica e finanziaria del paese raggiunge tassi di evasione fiscale tra i più alti in Europa.
Come già avevamo anticipato nei giorni scorsi, la grave crisi economica che ha colpito la Grecia e la cura da cavallo targata Bce-Fmi-UE ha fatto una vittima illustre anche nel campo dell’informazione. Ieri è stata confermata infatti la chiusura – ormai quasi scontata – dello storico quotidiano indipendente Eleftherotypia (‘Stampa Libera’), secondo per diffusione nel Paese – 30mila copie di media al giorno e 85mila per l’edizione della domenica. Una linea editoriale che potremmo equiparare a quella rappresentanta in Italia dalla Repubblica e dall’Unità. Eleftherotypia era stato il primo nuovo quotidiano pubblicato in Grecia dopo la caduta del regime fascista dei colonnelli nel 1975. Un quotidiano politicamente moderato, ma che ha spesso ospitato interventi e articoli critici, espressione del punto di vista di movimento sociali o intellettuali non irregimentati.
Mania Tegopoulou, editrice del quotidiano e figlia del fondatore Kitsos Tegopoulos, ha presentato ieri un ricorso al tribunale fallimentare di Atene, lasciando senza speranza i dipendenti, che da agosto non ricevono più lo stipendio. Ora gli scenari sono due: o un piano di risanamento accettabile da parte dei creditori, con un imprenditore – al momento assente – pronto a finanziare la ripresa delle pubblicazioni, oppure Eleftherotypia chiuderà definitivamente i battenti.
La società editrice ha smesso di pagare i dipendenti dalla metà dello scorso agosto una volta che il debito del quotidiano ha toccato quota 50 milioni. Un accordo preliminare per un prestito di otto milioni era stato concordato a settembre da Mania Tegopoulou con l’Alpha Bank del finanziere Ioannis Kostopoulos. A ottobre, però, l’istituto ha reso noto che il prestito non era più disponibile. Diniego dietro al quale, secondo Mania Tegopoulou, ci sarebbe stato «l’intervento personale» dell’ex premier e leader socialista Giorgio Papandreou. Ma Eleftherotypia non dava fastidio solo al Pasok, per le pesante critiche avanzate contro il partito nella gestione della crisi quando i socialisti erano al governo, ma anche al nuovo esecutivo di coalizione guidato da Lucas Papademos. Il giornale non è mai stato tenero nemmeno con i rappresentanti di Nea Dimocratia (centro-destra) e tantomeno con quelli di Laos (estrema destra), di cui ha denunciato sino a ieri le simpatie filo-naziste, le prese di posizione antisemite e gli ex collaborazionisti della giunta militare tra le sue fila.
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