Menu

Il grattacapo nucleare di Sarkozy: servono miliardi per rendere le centrali sicure

I tre più vecchi reattori nucleari del Belgio potrebbero restare in attività al di là del 2015, data prevista per la loro chiusura, secondo un rapporto del gruppo Electrabel, filiale della multinazionale francese dell’energia GDF Suez. Secondo il rapporto, pubblicato dall’Agenzia federale di controllo nucleare (AFCN) i tre reattori, arrivati a ben 40 anni di attività, possono continuare ad operare perché le condizioni di sicurezza sarebbero garantite. Ma la sicurezza, si sa, è un concetto relativo. Pure le centrali giapponesi, secondo gli studi precedenti all’esplosione dei reattori di Fukushima dell’11 marzo del 2011, erano sicure. Tra le più sicure.

Anche quando non lo sono, i gestori privati dell’energia prodotta dall’atomo e i loro sponsor politici – opportunamente oliati – insistono sulla linea del nucleare “energia sicura, economica e pulita”.
E’ quanto ha ripreso a fare in questi giorni il governo di Parigi, che dopo aver ordinato una ricognizione sulle condizioni delle proprie numerosissime centrali ieri ha affermato, tramite un rapporto della sua Autorità di sicurezza nucleare, che nessuno degli impianti d’oltralpe dovrà essere chiusa per motivi di sicurezza. Il verdetto si baserebbe su una serie di cosiddetti ‘stress test’ condotti proprio dopo l’incidente di Fukushima e sulla spinta di un’opinione pubblica sempre più preoccupata. Alcuni mesi fa alcuni attivisti di Greenpeace avevano dimostrato quanto fosse facile intrufolarsi in alcune centrali nucleari francesi, dove gli apparati di sicurezza fanno acqua da tutte le parti. Grande scandalo sul momento ma l’esecutivo cerca ora di riprendere la situazione in mano.

«In seguito alle valutazioni complementari di sicurezza delle istallazioni nucleari prioritarie – scrive l’Asn – si considera che quelle esaminate presentano un livello di sicurezza sufficiente per non richiedere l’arresto immediato di alcuna di esse». Però – c’è sempre un ‘però’ – «l’Asn considera che il proseguimento del loro utilizzo rende necessario aumentare nel minor tempo possibile, al di là dei margini di sicurezza di cui già dispongono, la loro robustezza di fronte a situazioni estreme». Dai test è emerso ad esempio che non sta proprio messa bene la centrale di Fessenheim, in Alsazia, la più vecchia del parco atomico francese, la cui chiusura è stata chiesta a più riprese dalle associazioni ambientaliste e da numerosi politici e amministratori della vicina Svizzera. «Se l’autorità dirà di chiuderla, chiuderemo» affermava ieri il ministro dell’Ambiente transalpino Nathalie Kosciusko-Morizet. Ma per il momento l’Asn non ha dato indicazioni specifiche sulla chiusura di nessun impianto. Al tempo stesso però ha chiesto lo stanziamento di «decine di miliardi di euro» da investire in miglioramenti della sicurezza per rispondere a «situazioni estreme». Un’ammissione indiretta e implicita – ma che non sfuggirà ai più – del fatto che le centrali transalpine non sono affatto sicure e che la tanto esaltata economicità dell’energia estratta dall’atomo è una finzione politico-scientifica. Le centrali esaminate, scrive l’Asn, «presentano un livello di sicurezza sufficiente per non richiedere l’arresto immediato di alcuna di esse», anche se il proseguimento del loro utilizzo rende necessario aumentare nel minor tempo possibile, al di là dei margini di sicurezza di cui già dispongono, la loro robustezza di fronte a situazioni estreme». Chiaro no?

Il problema è – lo ha fatto già notare lo stesso presidente dell’Asn Andrè-Claude Lacoste – che non conviene affatto ai gestori privati come l’Edf o Areva spendere miliardi di euro, e pure di fretta, per mettere in sicurezza centrali ormai obsolete e comunque destinate alla chiusura entro pochi anni. E così si suggerisce che a sganciare il contante debba essere lo Stato.

Sarkozy dovrà decidere in fretta: l’Asn chiede entro il 30 giugno un “nocciolo duro” di provvedimenti per “gestire le funzioni fondamentali di sicurezza” in tutte le centrali. Una bella rogna a pochi mesi da elezioni già tutte in salita per il marito di Carla Bruni.

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *