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Romania: quarta notte di scontri e proteste contro tagli e privatizzazioni

Quarta notte di proteste contro il governo a Bucarest dove alcune migliaia di persone sono scese di nuovo in piazza per chiedere le dimissioni del primo ministro Emil Boc e del presidente Traian Basescu, accusati di essere i responsabili del drastico abbassamento del livello di vita e della diffusione della povertà nel paese causata dai tagli e dalle cosiddette misure di austerity adottate dall’esecutivo negli ultimi mesi.

I manifestanti hanno dato fuoco agli arredi urbani e ai cestini della spazzatura e hanno lanciato pietre contro la polizia che ha usato lacrimogeni per disperderli. Quelle di ieri nella capitale romena sono state le più violente manifestazioni dall’inizio della protesta giovedì scorso con oltre 50 persone che hanno dovuto far ricorso alle cure mediche e circa 40 manifestanti fermati dalla polizia accusati di “atti di vandalismo”. Manifestazioni contro il governo si sono tenute ieri anche in altre città della Romania come Cluj, Timisoara e Iasi.

Scontri fra polizia e manifestanti erano avvenuti anche sabato sempre a Bucarest e in una ventina di altre città del paese, con cinquemila persone scese in piazza per chiedere le dimissioni del governo e del presidente Traian Basescu.

A Bucarest sabato il corteo dei manifestanti si era diretto verso il Palazzo presidenziale e Piazza dell’Università, mandando in tilt la circolazione automobilistica nel centro della città. La marcia era cominciata intorno a mezzogiorno, con slogan che dicevano ‘abbasso il dittatore’ e ‘ladri’. Poi la protesta è diventata più determinata e i dimostranti hanno lanciato pietre e altri oggetti contro i poliziotti. La protesta è stata scatenata dall’opposizione al congelamento delle pensioni, alla drastica riduzione dei salari dei lavoratori del pubblico impiego, alla cosiddetta ‘riforma’ del sistema sanitario che prevede la privatizzazione di diversi settori e servizi. In polemica con i tagli indiscriminati realizzati su pressione della Bce, della Commissione Europea e del Fondo Monetario Internazionale, si è dimesso nei giorni scorsi anche il viceministro della sanità Raed Arafat, un medico di origine palestinese emigrato in Romania negli anni Ottanta.

Dopo l’inizio delle mobilitazioni e dopo le dimissioni del viceministro Arafat, il Presidente ha chiesto al Primo Ministro di ridurre l’entità di tagli e privatizzazioni ed Emil Boc ha cercato di ricorrere ai ripari annunciando un parziale dietrofront in tema di privatizzazioni nella sanità. Ma le proteste continuano e chiedono le dimissioni del governo e le elezioni anticipate.
Negli ultimi tre anni, sulla base degli accordi con il FMI; il governo rumeno ha già ridotto i salari del settore pubblico del 25%, ha aumentato in maniera consistente imposte e tariffe dei servizi e ha tagliato l’assistenza sociale. L’aumento dell’IVA di ben 5 punti percentuali aveva già scatenato la rivolta popolare nei mesi scorsi. La Romania è precipitata ad un livello di povertà e disoccupazione assai peggiore di quando una rivolta popolare pose fine al regime di Nicolae Ceaucescu.


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