Se Papadimos sostiene che «è meglio avere imprese aperte con bassi stipendi che disoccupati», le Camere del Lavoro di Atene e Pireo, EKA e EKP, e la centrale sindacale Gsee sono contro il taglio dei stipendi ai livelli della Cina; chiedono politiche per la crescita, dopo il massiccio aumento della disoccupazione e la situazione drammatica di migliaia di lavoratori nelle industrie e nell’editoria.
Lo sciopero e i tre cortei previsti ad Atene vogliono portare solidarietà ai 300 metallurgici della «Elliniki Xalibourgia» in sciopero da 80 giorni, ai 650 giornalisti, tecnici e amministrativi del canale tv «Alter»; e a decine di piccole e medie imprese che licenziano o non pagano da mesi gli stipendi. Le famiglie di «Alter» vivono da settimane grazie a un forte movimento di solidarietà, che porta viveri e soldi dalle collette tra le altre fabbriche, sindacati, associazione e partiti di sinistra, le assemblee popolari degli indignati.
Papadimos, UE, BCE e FMI vogliono l’abolizione del salario minino, di 13esima e 14esima, tagli nei stipendi di alcune categorie, nonché degli aumenti salariali periodici (ogni 3 o 5 anni). Specialmente per statali, parastatali e banche. Papadimos ricatta i sindacati minacciando che il governo prenderà decisioni legislative «se non ci sarà un accordo tra le parti sociali».
Gli industriali vogliono il congelamento degli stipendi per due o tre anni e non applicare l’ultima contrattazione collettiva di luglio, che prevede aumenti salariali del 2,50%; vogliono un tetto di 1.500 euro e le altre misure imposte dalla troihka. I grandi media che sostengono il governo hanno cominciato una nuova campagna terroristica: «se i sindacati non accettano il diktat della troika e di Papadimos, i creditori non accetteranno il taglio del debito e il paese sarà costretto di uscire dall’euro e la UE, con conseguenze più pesanti per i lavoratori». Merkel e l’Ue hanno fretta di concludere le trattative in Grecia per iniziare quelle per il salvataggio di Irlanda e Portogallo.
Il governo greco e i creditori riprenderanno le loro trattative in settimana. Berlino e Ue ricattano Papadimos per concludere presto le trattative con i creditori, visto che la Grecia deve pagare interessi per 14,40 miliardi a marzo e concludere le trattative per la prima tranche del nuovo maxi-debito e la sesta tranche del primo debito dalla troika. Le sinistre e i sindacati denunciano: governo e troika hanno capito con due anni di ritardo gli errori nelle loro politiche; un nuovo maxi-presito servirà solo per stroncare definitivamente l’economia, massacrare posti di lavoro e distruggere i resti dello stato sociale.
Il prestito potrebbe superare i 200 miliardi e Papadimos ha fatto capire che il Memorandum di accompagnamento avrà clausole molto pesanti per i lavoratori. Le sinistre denunciano che così la Grecia avrà nel migliore dei casi un debito al 120% del Pil nel 2020; cioè come nel 2009! In questi giorni, economisti di sinistra e non propongono un forte taglio del debito attuale e una moratoria per il pagamento del resto, come quella applicata alla Germania negli anni ’50. Cosi la Grecia potrà evitare di essere strangolata e sostenere politiche di sviluppo e occupazione. I disoccupati iscritti alla cassa integrazione sono arrivati a 730.000 in dicembre; solo in dicembre si sono persi 100.000 posti di lavoro. Secondo l’Elstat, la disoccupazione è arrivata al 18,20% a ottobre, nuovo record dopo il 18,40% di agosto. I disoccupati sono ormai 903.525 e la popolazione inattiva supera quella attiva.
Domenica sono tornati a piazza Syntagma gli Indignati. A Salonicco i «Motociclisti in Azione», anche contro la presenza della estrema destra nel governo. L’ultimo sondaggio pubblicato da «Kathimerini» vede Nuova Democrazia al 30,50%, il Pasok di Papandreou al 14%, la moderata Sinistra Democratica al 13,50%, il KKE al 12,50%, la coalizione di sinistra Syriza al 12%, l’estrema destra del Laos 5,50%, i Verdi al 4%.
Papadimos, UE, BCE e FMI vogliono l’abolizione del salario minino, di 13esima e 14esima, tagli nei stipendi di alcune categorie, nonché degli aumenti salariali periodici (ogni 3 o 5 anni). Specialmente per statali, parastatali e banche. Papadimos ricatta i sindacati minacciando che il governo prenderà decisioni legislative «se non ci sarà un accordo tra le parti sociali».
Gli industriali vogliono il congelamento degli stipendi per due o tre anni e non applicare l’ultima contrattazione collettiva di luglio, che prevede aumenti salariali del 2,50%; vogliono un tetto di 1.500 euro e le altre misure imposte dalla troihka. I grandi media che sostengono il governo hanno cominciato una nuova campagna terroristica: «se i sindacati non accettano il diktat della troika e di Papadimos, i creditori non accetteranno il taglio del debito e il paese sarà costretto di uscire dall’euro e la UE, con conseguenze più pesanti per i lavoratori». Merkel e l’Ue hanno fretta di concludere le trattative in Grecia per iniziare quelle per il salvataggio di Irlanda e Portogallo.
Il governo greco e i creditori riprenderanno le loro trattative in settimana. Berlino e Ue ricattano Papadimos per concludere presto le trattative con i creditori, visto che la Grecia deve pagare interessi per 14,40 miliardi a marzo e concludere le trattative per la prima tranche del nuovo maxi-debito e la sesta tranche del primo debito dalla troika. Le sinistre e i sindacati denunciano: governo e troika hanno capito con due anni di ritardo gli errori nelle loro politiche; un nuovo maxi-presito servirà solo per stroncare definitivamente l’economia, massacrare posti di lavoro e distruggere i resti dello stato sociale.
Il prestito potrebbe superare i 200 miliardi e Papadimos ha fatto capire che il Memorandum di accompagnamento avrà clausole molto pesanti per i lavoratori. Le sinistre denunciano che così la Grecia avrà nel migliore dei casi un debito al 120% del Pil nel 2020; cioè come nel 2009! In questi giorni, economisti di sinistra e non propongono un forte taglio del debito attuale e una moratoria per il pagamento del resto, come quella applicata alla Germania negli anni ’50. Cosi la Grecia potrà evitare di essere strangolata e sostenere politiche di sviluppo e occupazione. I disoccupati iscritti alla cassa integrazione sono arrivati a 730.000 in dicembre; solo in dicembre si sono persi 100.000 posti di lavoro. Secondo l’Elstat, la disoccupazione è arrivata al 18,20% a ottobre, nuovo record dopo il 18,40% di agosto. I disoccupati sono ormai 903.525 e la popolazione inattiva supera quella attiva.
Domenica sono tornati a piazza Syntagma gli Indignati. A Salonicco i «Motociclisti in Azione», anche contro la presenza della estrema destra nel governo. L’ultimo sondaggio pubblicato da «Kathimerini» vede Nuova Democrazia al 30,50%, il Pasok di Papandreou al 14%, la moderata Sinistra Democratica al 13,50%, il KKE al 12,50%, la coalizione di sinistra Syriza al 12%, l’estrema destra del Laos 5,50%, i Verdi al 4%.
* Il Manifesto 17 gennaio 2012
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