Proprio mentre il sistema dell’informazione ellenica era fermo per un ennesimo sciopero contro il governo e la sua gestione della crisi economica, un gruppo di dipendenti della tivù pubblica greca Ert si è dissociato. Sono «stufi» degli scioperi e per questo 127 giornalisti della Televisione statale greca Ert hanno stilato un documento – intitolato «Adesso basta» – con il quale chiedono la fine dello stato di agitazione nell’azienda. Il paradosso è che la notizia è uscita solo su qualche sito web, visto che tv, giornali e radio per 48 ore hanno aderito ad un blackout pressoché completo dell’informazione. «Dopo settimane di agitazioni che hanno portato alla soddisfazione della maggior parte delle nostre richieste – si legge nel documento – siamo passati ora ad una sorta di mobilitazione tanto per farla. Queste mobilitazioni »di ginnastica sindacale« vengono fatte in un periodo di profonda crisi e di sofferenza della società greca, in un momento di grande peggioramento della crisi anche nel settore dei media. In questa congiuntura dunque – prosegue il documento – alcuni o alcune di noi hanno deciso di continuare nello sciopero alla Ert nonostante il fatto che siano state proposte soluzioni alternative di lotta». «Per tutti questi motivi – conclude il documento – noi che abbiamo firmato questo testo diciamo basta. La misura è colma. Non si può più andare avanti così. I proprietari della Ert sono i cittadini greci che pagano le tasse» hanno scritto i firmatari nella speranza forse che lo schierarsi dalla parte del governo li salvi da uno tsunami che sta letteralmente cancellando i media greci, pubblici e privati.
I mezzi d’informazione greci infatti si trovano ad affrontare il loro periodo più «nero» dagli anni che seguirono la caduta del regime fascista dei colonnelli nel 1974. Emittenti televisive private chiudono, giornali interrompono le pubblicazioni e centinaia di dipendenti restano senza lavoro. L’anno appena conclusosi ha visto la chiusura di tre giornali importanti: lo storico Eleftherotypia (Stampa Libera), secondo per diffusione in Grecia, Apogevmatini (Il Giornale del Pomeriggio), uno dei quotidiani storici della capitale che ha lasciato senza lavoro 130 impiegati fra giornalisti e poligrafici, e Cosmos tu Ependiti (Il Mondo dell’Investitore), settimanale di attualità politica, economica e sociale. Oltre alla riduzione delle vendite e all’atteggiamento delle banche, che dopo l’inizio della crisi pretendono la ristrutturazione delle aziende e la riduzione dei costi per concedere prestiti, c’è il forte calo degli introiti pubblicitari iniziato dal2008. Inun Paese di poco più di 11 milioni di abitanti, i vari mezzi d’informazione – fra cui otto giornali sportivi, sette emittenti Tv private e tre statali, 100 emittenti radio-televisive locali e una lunga lista di quotidiani a tiratura nazionale e locale – avevano conosciuto un periodo di grande sviluppo dovuto soprattutto agli introiti pubblicitari garantiti dallo Stato. Ma, con l’inizio della crisi le aziende – anche quelle a partecipazione statale – si sono viste costrette a ridurre la pubblicità creando così grosse difficoltà al settore dell’informazione che negli ultimi tre anni ha visto ridotti i propri introiti pubblicitari sino al 50%. Con una tendenza, secondo gli esperti, a ridursi ancora di più nei prossimi anni. E non si può certo dire che la situazione sia migliore per i giornali che ancora arrivano in edicola. Nel gruppo editoriale Dol – che pubblica il quotidiano Ta Nea, primo per diffusione del Paese, ed il settimanale To Vima – così come nell’altro importante gruppo ellenico Pigassos – che pubblica i quotidiani Ethnos, Imerisia e Goal News ed è proprietario della stazione radio SentraFm – le rispettive amministrazioni stanno preparando imminenti ed ulteriori tagli agli stipendi: del 20% Dol e del 10% Pigassos. Grossi problemi vi sono anche nel settore televisivo in cui lo scorso dicembre ha sospeso le trasmissioni la seguitissima emittente Tv privata Alter, mentre in altri canali privati si parla di soppressione di programmi e palinsesti e di riduzioni di bilancio: ovvero, altri licenziamenti. Ma, qualora fosse possibile, la situazione è ancora peggiore nella televisione pubblica dove regna un’atmosfera di smobilitazione a causa di una prolungata astensione dal lavoro dei giornalisti e dei poligrafici. Nel 2010, le perdite di introiti pubblicitari per le stazioni radio e le riviste hanno sfiorato il 30% (29,3%), mentre la maggior parte dei loro dipendenti non ricevono lo stipendio da parecchi mesi oppure si sono visti costretti ad accettare pesanti riduzioni della paga pur di mantenere il posto di lavoro.
La speranza dei giornalisti crumiri della Ert di salvarsi dallo tsunami facendo i buoni non sembra affatti giustificata…
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