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Romania: ancora proteste, il governo comincia a cedere

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Nuove manifestazioni ieri in Romania contro il governo per il settimo giorno consecutivo. I leader dell’opposizione hanno chiesto al primo ministro Emil Boc di destituire il ministro dell’Interno e di avviare colloqui per organizzare elezioni anticipate, richieste che il premier ha respinto, dicendo che le elezioni anticipate non sono giustificate perché il voto è previsto in autunno.

Ma dopo giorni di violente proteste popolari e scontri – ai quali hanno partecipato anche gruppi di giovani delle periferie di Bucarest – il governo di Boc ha dovuto cedere almeno in parte. Dopo aver parzialmente ritirato una riforma del sistema sanitario zeppa di privatizzazioni e di tagli ai sussidi per i meno abbienti, ha dovuto anche reinsediare nella sua carica di sottosegretario alla Sanità il popolarissimo fondatore del servizio di medicina d’urgenza (SMURD), il medico di origine palestinese Raed Arafat che si era dimesso la scorsa settimana in polemica con il governo.

Arafat si era dimesso dopo essere entrato in conflitto con il presidente Traian Basescu, che i dimostranti accusano di arroganza ed insensibilità nei confronti della popolazione.La Romania, duramente colpita dalla crisi economica globale, si è vista accordare dal Fondo monetario internazionale e dall’Unione europea un prestito di 20 miliardi di euro, erogato nell’arco di due anni, a partire dal2009. Incambio, così come sta accadendo in Grecia, Portogallo e Irlanda, il Fondo Monetario e le istituzioni europee hanno voluto un massiccio piano di privatizzazioni, di tagli a salari, pensioni e assistenza sociale, precipitando il paese in un livello di povertà e disperazione mai raggiunto da quello che comunque rimane il membro più in difficoltà dell’Unione Europea.

Almeno ventimila persone erano tornate a manifestare l’altro ieri in decine di città grandi e piccole della Romania, soprattutto nella capitale Bucarest, per chiedere le dimissioni del governo e del presidente Traian Basescu, ritenuti responsabili della crisi economica e sociale e del brusco deterioramento delle condizioni di vita di fette sempre più ampie della popolazione. Il giorno prima a Bucarest, dopo l’ennesima manifestazione popolare, si erano avuti durissimi e prolungati scontri tra un migliaio di giovani ela Poliziain assetto antisommossa: il bilancio finale era stato quello di una vera e propria battaglia, con decine di feriti, trecento arresti e il centro della capitale messo a ferro e fuoco.

Per ora il clima sembra tornato più tranquillo ma la disperazione sociale e la rabbia sono sempre più diffuse nel paese. E a fine mese – il 25 gennaio – in Romania torneranno i rappresentanti del FMI ai quali il governo di Boc, non potendo vantare il varo del concertato piano di tagli e privatizzazioni della sanità, dovrà probabilmente reperire risorse in qualche altro comparto del welfare. E la protesta potrebbe riesplodere in forme ancora più massicce e determinate. La rabbia è orientata per ora non tanto nei confronti di Bruxelles e delle istituzioni internazionali, quanto contro un governo e un presidente considerati corrotti e mafiosi, artefici di un crollo dell’economia romena già disastrata.

“Siamo qui per protestare, non ce la facciamo più, non abbiamo denaro per sopravvivere, le pensioni sono misere e le spese sempre maggiori di quanto ci si possa permettere. Così non si vive” diceva un manifestante ad un giornalista del New York Times giorni fa.

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