Da tempo l’Ocse e altre istituzioni europee raccomandano all’Italia, alla Spagna, alla Grecia di aumentare le tasse universitarie e di rendere più selettivi i sistemi di istruzione superiore. Ma Berlino fa esattamente il contrario. E’ quindi spiegabile il silenzio, e l’imbarazzo, dei media italiani.
La notizia è la seguente: la Baviera ha deciso di sopprimere del tutto le tasse universitarie a partire dal prossimo anno accademico. Quindi in Baviera – la secondo regione tedesca per popolazione – dal prossimo anno non si pagherà quasi nulla per accedere ai corsi universitari, diventando così il quattordicesimo Lander della Repubblica Federale ad aver abolito una spesa alla quale gli studenti – e soprattutte le loro famiglie – rinunceranno volentieri.
La decisione è stata adottata dal governo formato dalla coalizione tra socialcristiani della Csu – costola di destra del partito di Angela Merkel – e dai liberali della Fdp, andando incontro ad una legge d’iniziativa popolare che ha raccolto finora l’adesione di 1.350.000 cittadini, ben il 14,3% della popolazione totale del Lander. Se il parlamento regionale non dovesse approvare la misura la proposta di legge verrebbe comunque sottoposta a referendum popolare.
“Chi pagherà?” si chiedono i detrattori del provvedimento, in particolare i rettori e i consigli d’amministrazione degli atenei.
Il governo – come è giusto che sia – stanziando una cifra pari a circa 220 milioni di euro. Gli studenti, come in altre regioni tedesche, dovranno sborsare circa 400 euro all’anno per coprire alcuni quote amministrative di iscrizione, che tra l’altro danno diritto a sconti consistenti per accedere ai trasporti pubblici e a numerose attività culturali.
Come se non bastasse, il governo di centrodestra bavarese ha anche deciso di diminuire le tasse d’iscrizione alla scuola dell’infanzia e di aumentare quindi la quota del bilancio destinata alle spese per l’istruzione, fino a un miliardo di euro.
I movimenti studenteschi e i partiti della sinistra, da anni impegnati in una mobilitazione per la diminuzione delle tasse universitarie, cantano giustamente vittoria. L’applicazione della cosiddetta ‘riforma’ denominata Piano Bologna ha provocato anche in Germania un’ondata di proteste e manifestazioni. Come nel resto dell’Europa, centinaia di migliaia di studenti sono scesi in piazza, hanno occupato scuole e atenei, hanno protestato davanti alle sedi istituzionali. Tanto che in molte regioni la Bildungstreik (lo “sciopero della formazione”) è stato il movimento di protesta più partecipato degli ultimi anni.
Ed ora di fatto dei 16 Lander tedeschi solo in due si pagano le tasse universitarie. Questo mentre Berlino, all’interno degli organi politici di governo dell’Unione Europea insiste e ottiene da Roma, Atene e Madrid l’aumento delle gabelle imposte agli studenti per accedere alla formazione superiore. Processo che, in tutti i Pigs, ha già espulso dal sistema universitario decine di migliaia di giovani appartenenti alla fasce meno abbienti della popolazione, già alle prese con una gravissima crisi economica e quindi impossibilitati a pagare migliaia di euro per ottenere titoli di studio spesso inservibili in un mercato del lavoro sempre più precario e deregolamentato.
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