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Mentre diffama Cuba con una campagna di disinformazione orchestrata dalla Florida e finanziata dalla USAID, il Dipartimento di Giustizia USA si rifiuta di fare un’indagine sulla morte di 8 afroamericani, vittime della polizia di Miami, con il pretesto che, presumibilmente, questi “incidenti” sono sotto “esame” della Procura statale di Miami-Dade.
Un’indagine sulla responsabilità della polizia nella morte dei giovani afroamericani è stata promessa a novembre, in una conferenza stampa in cui Thomas E.Pérez, un assistente del Procuratore generale, ha precisato che questa decisione era nata dietro le numerose ”denunce su un eccessivo uso della forza letale da arma da fuoco di elementi del Dipartimento di Polizia” di questo enclave mafioso del sud della Florida.
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Pérez ha riconosciuto che in 16 mesi si sono registrate “9 sparatorie dov’era coinvolta la Polizia, e su cui dobbiamo indagare”, e ha segnalato che da luglio 2010 gli agenti hanno sparato e ucciso 8 giovani, oltre a ferirne gravemente un nono.(…).
QUALSIASI PRETESTO E’ BUONO PER UCCIDERE L’UOMO NEGRO
I giovani dei quartieri ghetto di Miami, vittime di sparatorie poliziesche (…)– senza che una sola relazione d’indagine sia stata consegnata nè accusato un solo poliziotto – sono:
– Travis McNeil, 28 anni, disarmato, ucciso a colpi di pistola nella sua auto, nel quartiere Piccola Haití (…)
– Joell Lee Johnson, un minorenne di 16 anni, colpito in una pretesa operazione contro ladri
– Gibson Junior Belizaire, di 21 anni, ucciso in una sparatoria con agenti connessa ad una lite familiare
– Tarnorris Tyrell Gaye, di 19 anni, ultimato mentre, secondo la polizia, mirava contro gli agenti “con una scacciacani andando in bicicletta”.
– Brandon Foster, 22 anni, assassinato con sette colpi da tre poliziotti, nel quartiere ghetto di Liberty City
– Lynn Weatherspoon, ultimato presumibilmente dopo “una sparatoria” nel quartiere ghetto di Overtown (…)
– DeCarlos Moore, assassinato perchè “gli agenti pensarono erroneamente che gli occhiali da sole che stava tirando fuori dalla sua auto fossero un’arma da fuoco” (sic).
Tutti erano negri
Non si menziona il caso particolarmente scandaloso, dell’assassinio a Miami Beach, di Raymond Herisse, di 22 anni, un haitiano residente nella contea di Palm Beach, ultimato con 100 pallottole da 12 poliziotti: non aveva fermato il suo veicolo, partendo da una festa sulla spiaggia.
MIAMI PREFERISCE NASCONDERE LA SUA STORIA DI RAZZISMO E VIOLENZA
“C’è una crisi in questa comunità, dove il Dipartimento di Polizia ricorre con troppa facilità alla forza letale, specialmente quando si tratta di giovani di razza negra…”, segnala Howard Simon, direttore esecutivo della ACLU (Unione delle Libertà Civili Americane) della Florida alla stampa locale. (…)
La stampa di Miami preferisce non parlare della storia di razzismo e di violenza di questa città.
All’alba del 17 dicembre 1979, la polizia di Miami uccide a botte Arthur McDuffie, un meccanico negro disarmato. L’assoluzione degli agenti da parte di una giuria di bianchi provocò una ribellione che fu soffocata da 3.500 soldati della Guardia Nazionale.
Nel 1982, due agenti di polizia uccisero un uomo negro di 20 anni, Nevel Johnson Jr., senza alcuna provocazione, in una sala da biliardo intorno a Overtown. La vera rivolta popolare avvenuta dopo l’assoluzione di uno degli assassini fu soffocata dalla Guardia Nazionale
Il 16 gennaio 1989 (il giorno di Martin Luther King), Clemente Lloyd, di 23 anni, fu assassinato a colpi d’arma da fuoco da un poliziotto mentre monta la sua motocicletta. Il passeggero, Allan Blanchard, di 24 anni, morì per le ferite riportate. Scoppiò una ribellione e l’agente assassino, William Lozano, fu condannato per omicidio… però dopo 4 anni la sua condanna fu revocata in appello.
Tutto questo avviene nella stessa città dove CINQUE cubani sono stati condannati con una stravagante sentenza a decine d’anni di carcere per essersi infiltrati in organizzazioni terroristiche, ispirate dallo Stato e protette dalle autorità giudiziarie locali.
(traduzione e sottolineature a cura di AsiCubaUmbria – asicubaumbria@libero.it” target=”_blank”>asicubaumbria@libero.it)
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