Il quotidiano La Stampa oggi intervista l’attivista anticastrista Osvaldo Payà, ritenuto il rappresentante dell’opposizione cattolica al governo cubano. La Rai nei notiziari di questa mattina veicola la notizia dello sgombero dei tredici anticastristi come atto repressivo da parte delle autorità cubane. Ma un comunicato dello stesso Arcivescovato dell’Avana conferma di essere stato lui stesso a chiedere che venissero allontanati dalla Basilica che avevano occupato.
Qui di seguito una parte dell’intervista de La Stampa a Osvaldo Payà e il comunicato dell’Arcivescovato dell’Avana.
«Alcuni giorni fa dei dissidenti hanno occupato una chiesa, per opporsi alla visita. Le autorità cattoliche locali hanno chiesto alla polizia di sgomberare gli occupanti. Io non ho partecipato, ma sospetto che sia stata una manovra del governo, organizzata proprio per mettere la Chiesa contro gli oppositori alla vigilia della visita. Infatti il regime dopo questo episodio ha detto che il Papa non deve vedere i dissidenti, e il Vaticano ha accettato».
È deluso?
«Dalla gerarchia cattolica cubana sì. In un paese come questo, i vescovi non avrebbero mai dovuto fare ricorso alle forze dell’oppressione, quelle che arrestano e maltrattano gli oppositori, per risolvere una crisi come questa».
Il comunicato stampa dell’Arcivescovado de L’Avana
Nella notte di oggi, giovedì 15 marzo, dopo più di quarantotto ore di permanenza ininterrotta e non autorizzata all’interno del Santuario Diocesano e Basilica Minore di Nuestra Señora de la Caridad, a L’Avana, i tredici occupanti sono stati ritirati da questo luogo sacro.
Nelle prime ore di permanenza nella chiesa e durante uno dei dialoghi sostenuti con gli occupanti, il cancelliere della diocesi arcivescovile, monsignor Ramón Suárez Polcari, aveva riferito la promessa del Cardinale Jaime Ortega, che sarebbero stati accompagnati alle loro case sotto la protezione della chiesa e che nessuno avrebbe attentato contro la loro sicurezza, perchè questa era la richiesta del Cardinale alle autorità corrispondenti.
Gli occupanti avevano risposto che non per mancanza di fiducia nel Cardinale Ortega, ma era mancanza di fiducia nella parola data dalle autorità del paese e senza dubbio avevano affermato che se le autorità lo avessero detto personalmente, lo avrebbero creduto.
Ciò nonostante gli sforzi unilaterali della chiesa per porre fine all’ occupazione erano continuati e nuovamente nella notte di mercoledì 14, il cancelliere dell’Arcivescovado de L’Avana si è presentato nella chiesa in compagnia di padre Roberto Betancourt, rettore del Santuario, ed ha ripetuto l’invito di andarsene volontariamente.
Non è mancata nemmeno l’esortazione dei fedeli cattolici che non hanno potuto assistere alla messa per due giorni. Altri inviti a porre fine all’occupazione sono stati ripetuti nella mattina e nel pomeriggio. La risposta del gruppo è sempre stata negativa.
Per questo motivo, in uso dell’autorità e della facoltà che gli compete, il Cardinale Jaime Ortega si è rivolto alle autorità corrispondenti perchè invitassero gli occupanti ad abbandonare il Santuario e Basilica Minore di Nuestra Señora de la Caridad a L’Avana.
È stata anche considerata la proposta degli stessi occupanti d’essere visitati direttamente dalle autorità e ricevere la garanzia della loro sicurezza. Questa richiesta del Cardinale Ortega alle autorità ha reiterato la salvaguardia di queste persone.
L’azione di porre fine all’occupazione è iniziata alle 9.00 ed è durata meno di dieci minuti.
I tredici occupanti sono stati invitati ad uscire dalla chiesa e non hanno fatto resistenza.
Gli agenti che hanno eseguito l’operazione avevano assicurato alla chiesa che non avrebbero portato armi e che avrebbero personalmente portato le tredici persone in un commissariato e poi alle loro case. Ugualmente avevano assicurato che non sarebbero stati processati per questo fatto.
È terminata così una crisi che non doveva avvenire e la Chiesa spera che fatti simili non si ripetano e che l’armonia che tutti desideriamo sia veramente raggiunta.
Orlando Márquez Hidalgo
Ufficio Stampa dell’Arcivescovado de L’Avana.
L’Avana, 15 marzo del 2012
(Traduzione da Granma Internacional)
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