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Siria. “Crimini di guerra”

Se i buoni violano i diritti umani

Maurizio Matteuzzi su Il Manifesto del 21 marzo

Human Rights Watch accusa anche l’opposizione anti-Assad: torture, sequestri, esecuzioni. Il detto popolare che anche il più pulito ha la rogna è greve ma rende l’idea. «Elementi armati dell’opposizione» siriana hanno compiuto violazioni dei diritti umani – rapimenti, arresti, torture a morte, esecuzioni sommarie – contro membri dei servizi dell’esercito e delle sicurezza, delle milizie Shabiha filo-Assad, di semplici sostenitori del regime siriano. È quanto scriveva ieri Human Rights Watch (Hrw) in una lettera aperta inviata oggi al Consiglio nazionale siriano (Cns), la principale piattaforma dell’opposizione, quella basata all’estero (in Turchia) ma quella privilegiata dalla «comunità internazionale».
«Le tattiche brutali del governo siriano» – che sono assolutamente certe – «non possono giustificare abusi da parte dei gruppi dell’opposizione», ha affermato Sarah Leah Whitson, responsabile di Hrw per il Medio Oriente. Molti dei gruppi anti-regime accusati di aver commesso abusi non sembrano appartenere ad una struttura di comando organizzata o seguire ordini del Cns, ma la leadership dell’opposizione ha comunque «la responsabilità di condannare tali abusi», afferma Hrw, ricordando che il primo marzo scorso il Cns ha creato un ufficio militare per unificare l’operato di tutti i gruppi armati dell’opposizione, compreso l'”Esercito libero siriano” (Els).
Hrw scrive di aver sentito da un attivista dell’opposizione chiamato «Mazen» che un gruppo denominato “Abu Issa” nel villaggio di Taftanaz, provincia di Idlib, ha rapito e torturato a morte tre persone che avevano lavorato per il governo. Hrw riferisce inoltre che a Saraqeb, sempre nella provincia di Idlib, alcuni residenti hanno denunciato rapimenti a scopo di estorsione da parte del battaglione “Al Nur”, un gruppo dell’opposizione salafita (salafita?). Hrw sottolinea poi di avere esaminato 25 video postati su Youtube in cui appaiono membri dei servizi di sicurezza catturati dai rivoltosi che confessano crimini compiuti e afferma che in almeno 18 di questi video i prigionieri presentano chiari segni di violenza fisica. Infine, Hrw riferisce di almeno due casi di «esecuzioni» di membri di forze governative fatti prigionieri. Tra questi, un presunto appartenente alle milizie Shabiha che appare impiccato ad un albero in un video su Youtube del 4 febbraio. Nel commento si afferma che l’uomo è stato «giustiziato» dal battaglione “Kafr Takharim”, appartenente all’Els.
E adesso? Adesso niente. Perché la guerra civile porta sempre orrori e nequizie. Ma almeno Hrw non ha aspettato per svegliarsi la fine della guerra, come accadde per la Libia (dove i killer erano soltanto dalla parte di Gheddafi), forse proprio perché una volta finita la guerra civile libica è emersa la sequela di orrori e nefandezze sui vinti.
Il problema è che bisogna che la guerra in Siria finisca. Ma come? Che chances ha l’impervia missione affidata a Kofi Annan per una «soluzione politica»?
Ieri il ministro degli esteri russo Sergei Lavrov ha ribadito il concetto: la Russia è pronta a sostenere una risoluzione del Consiglio di sicurezza (a cui pare sia stia lavorando al Palazzo di vetro) che appoggi la missione di Kofi ma «non approverà» nessun testo che «contenga ultimatum» per porre fine alla crisi siriana e tantomeno «qualsiasi forma di pressione militare su Damasco e quindi a un intervento militare in Siria». Lavrov ha poi accusato sia l’opposizione siriana che il presidente Assad per le violenze in corso nel paese (un «bagno di sangue» che il pallido segretario Onu Ban Ki-moon definisce «inaccettabile» e che fa «inorridire» la fantasmatica responsabile esteri della Ue, lady Ashton) e ha invitato entrambe le parti a porre fine ai combattimenti e a decidere del futuro della Siria, attraverso il dialogo.
Nessuno è così pirla da pensare che la posizione della Russia, scottata dai «trucchi» di Occidente, Onu e Nato al tempo della vicenda libica (sulla risoluzione che aprì la strada alla guerra «umanitaria» si astenne), sia dettata da posizioni umanitarie o da amore per la democrazia. Ma, in questa fase, appare la più seria e la più ferma.
Intanto la guerra e i morti in Siria continuano. Ieri il presidente Assad ha fatto un’apparizione inattesa nella Grande moschea degli Omayyadi nella città vecchia di Damasco forse per dimostrare che, nonostante gli attentati e gli scontri siani arrivati anche nella capitale, la situazione è sotto il suo pieno controllo.

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Ma non è solo Matteuzzi su Il Manifesto a sottolineare come l’opposizione ad Assad abbia diversi scheletri nell’armadio. Anche Alberto Stabile su La Repubblica di oggi segnala il rapporto di Human Rights Watch sulle brutalità degli “oppositori al regime di Assad”.

“Rapimenti, torture, esecuzioni ecco i crimini dei ribelli siriani”

di Alberto Stabile su la Repubblica del 21 Marzo 2012

Non solo il regime. Denuncia shock di Human Rights Watch  Sui prigionieri dei rivoltosi, chiari segni di violenza fisica: bruciature e ferite sanguinanti. C´è il rischio che la protesta per i diritti civili e la dignità degeneri in un conflitto settario 

BEIRUT – Rapimenti, torture, esecuzioni sommarie, non sono un´esclusiva delle forze di sicurezza siriane e delle milizie a loro associate, ma anche l´opposizione ha fatto ricorso a queste pratiche criminali. Ora, avverte Human Rights Watch, l´organizzazione umanitaria con base a New York nota per l´obiettività dei suoi rapporti, «le tattiche brutali del governo siriano non possono giustificare gli abusi commessi da gruppi dell´opposizione» contro i loro avversari, «in nessuna circostanza». Anche se non si tratta di «strutture organizzate, ma di elementi armati dell´opposizione».
La denuncia di Hrw, resa nota con una lettera firmata da Sarah Leah Whitson, la direttrice della Divisione Medio Oriente, oltre che su alcune testimonianze raccolte, si basa su 25 filmati “postati” su YouTube e analizzati, in cui compaiono esponenti dei servizi di sicurezza siriani catturati dai rivoltosi che confessano, evidentemente trovandosi in condizioni estreme, di aver commesso crimini e abusi contro i ribelli. In 18 di questo filmati i prigionieri presentano chiari segni di violenza fisica: ferite sanguinanti, bruciature, una marcata sofferenza.
E non basta. Hrw avalla la testimonianza di un attivista chiamato Mazen secondo cui un gruppo denominato Abu Issa nel villaggio di Taftanaz, nella provincia di Idlib, ha rapito e torturato a morte tre persone che avevano lavorato per il governo. A Saraqeb, sempre nella provincia di Idlib, alcuni residenti hanno denunciato rapimenti a scopo di estorsione da parte del battaglione Al Nur, un gruppo dell´opposizione salafita. Infine, Human Rights Watch cita almeno due casi di esecuzioni sommarie di elementi delle forze governative fatti prigionieri. Tra questi, un presunto appartenente alle milizie alawite, i cosiddetti shabiba, che appare impiccato ad un albero in un video del 4 febbraio. Nel commento si afferma che l´uomo è stato “giustiziato” dal battaglione Kafr Takharim, appartenente al Libero esercito siriano.
Tuttavia Human Rights Watch non lancia un´accusa generica contro l´opposizione e neanche contro il Consiglio nazionale siriano, che, per quanto diviso al suo interno, ha almeno fatto il tentativo, qualche giorno fa, di imporre un coordinamento delle varie formazioni armate attraverso un Comitato di Difesa (una sorta di Ministero della Guerra) la cui autorità, tuttavia, non è stata riconosciuta dal Libero esercito siriano, che riunisce i disertori dell´esercito di Assad e altri gruppi combattenti.
Ad accrescere l´incertezza, non soltanto sulle forze in campo ma anche sulla direzione che sta prendendo la rivolta siriana, c´è anche il rischio che quella che era nata come una protesta per i diritti civili e la dignità umana, cui il regime ha risposto con una brutale repressione, degeneri in un conflitto a sfondo settario che vede contrapporsi la minoranza alawita (corrente eterodossa della confessione sciita) cui appartiene anche il clan degli Assad, al potere da 40 anni, e la maggioranza sunnita.
Anche di questo aspetto si preoccupa Hrw quando dichiara che alcuni attacchi condotti da forze dell´opposizione sembrano aver messo nel mirino musulmani sciiti o membri della setta alawita, in quanto tali. Il che potrebbe portare a un allargamento del conflitto all´intera regione, se si tiene conto che Assad riceve il sostegno dell´Iran (sciita) e degli Hezbollah (sciiti) in Libano, mentre all´opposizione vanno i favori della componente sunnita del mondo islamico, in pratica la quasi totalità dei paesi arabi, dalla monarchia saudita ai paesi del Nord Africa. Ora, dice Whitson: «L´opposizione deve chiarire che immagina una Siria che volta pagina rispetto alle violazioni dell´era Assad e accoglie tutti, a prescindere dalla loro appartenenza religiosa e dal loro retroterra».


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