In Cina, la scorsa settimana, il Consiglio di Stato ha pubblicato un documento sul piano di riforma 2012 del sistema sanitario. Il vice premier Li Keqiang nel suo rapporto del giorno successivo ha illustrato le linee guida di tale progetto di riforma.
Si tratta sostanzialmente di un approfondimento del progetto triennale 2009-2011 (su cui ci soffermammo tempo fa anche nell’intervista che realizzai a Huang Hua Guang), che a partire dal 2012 guiderà le linee di sviluppo della riforma del sistema sanitario fino al 2020.
Secondo questo piano a partire da quest’anno in 300 ospedali di contea verrà abolita la regolamentazione che consente agli ospedali pubblici di finanziare i propri bilanci attraverso la vendita dei farmaci, al fine di fare dell’assistenza sanitaria di base un servizio pubblico per tutti i cinesi.
“La riforma sanitaria supererà ogni difficoltà”, ha detto Li, sostenendo che bisogna fare degli sforzi per “velocizzare lo sviluppo del sistema di assicurazione sanitaria, espandere la copertura della rete di assistenza sanitaria di base, e aumentare le sovvenzioni sanitarie”, aggiungendo che “continueremo a riformare il settore per il beneficio della collettività estendendo la copertura, abbassando i prezzi delle medicine, aumentando i livelli dei rimborsi e riformando gli ospedali pubblici”.
Wu Ming, direttore del dipartimento di politica e gestione sanitaria dell’Università di Pechino e membro del pool di esperti del Ministero della Salute, ha detto che “si tratta di una misura preliminare alla riforma degli ospedali pubblici, in particolare dei grandi ospedali di città. L’iniziativa negli ospedali di contea selezionati fornirà una base di esperienza utile alla riforma degli ospedali anche nelle aree urbane”.
Gli ospedali di contea ricevono principalmente pazienti delle zone rurali e sono sotto il controllo dei dipartimenti sanitari locali, ha spiegato, il che rende la riforma molto più facile da attuare.
Invece la riforma degli ospedali pubblici delle zone urbane “richiede un livello di coordinazione con altri settori come quello finanziario, delle risorse umane e della sicurezza sociale”.
Attualmente il governo copre solo il 20% dei costi totali degli ospedali pubblici.
Tuttavia, secondo Wu Mingjian, vice direttore dell’Associazione dei Medici cinesi, a causa di questa situazione sono sorti dei problemi dovuti al fatto che in alcuni ospedali i medici tendevano a prescrivere dei farmaci costosi e spesso addirittura non necessari, per ragioni di profitto.
Chen Zhu, Ministro della Salute, ha riconosciuto l’esistenza di problemi in questo senso. “Un’enfasi eccessiva su un orientamento di mercato non si concilia con la natura del sistema socialista cinese e del settore medico”, aveva dichiarato in precedenza al Quotidiano del Popolo.
Secondo il vicepremier Li, per correggere questa situazione si devono separare i servizi medici dalla gestione dei farmaci ed aumentare gli stipendi del personale medico.
Tuttavia secondo Wang Jianye, vice presidente dell’Ospedale di Pechino, senza un sistema di compensazione, sarà difficile cambiare l’attuale sistema.
Secondo il piano 2012, verrà introdotto un approccio complesso: gli ospedali pubblici verranno finanziati da sussidi crescenti da parte del governo e verranno aggiustati i prezzi dei servizi medici.
Sempre secondo Wu Mingjian, attualmente “i lavoratori del settore medico sono sottopagati”.
Ad esempio, un trattamento di agopuntura oggi costa solo 4 yuan (63 centesimi di dollari) negli ospedali pubblici.
Tuttavia anche se vengono alzati i prezzi, ciò non porterà necessariamente ad un rialzo dei costi per i pazienti, dato che attualmente più del 95 % della popolazione cinese, 1.288 milioni di persone, è coperto da qualche forma di assistenza sanitaria.
Il ministro Chen Zhu ha detto che il governo ha investito migliaia di miliardi di yuan, in particolare nelle zone rurali, per aumentare la capacità del settore sanitario e l’accesso al servizio.
Secondo il rapporto di Li Keqiang, “il sistema sanitario cinese è ancora carente sotto il profilo dell’equità e dell’accessibilità, e i pazienti sono costretti a a sostenere alti costi per i servizi medici. La gente si lamenta per questo, e c’è un ampio livello di preoccupazione sociale diffusa rispetto a questioni di questo tipo”.
Ha sostenuto che “la riforma del sistema sanitario è una misura urgente da prendere per assicurare e migliorare il benessere pubblico” e che rispetto al piano di riforma 2009-2011, “non si può tornare indietro, si può andare solo avanti”.
L’obiettivo, che si riflette anche nell’approccio, è quello di garantire a tutti l’assistenza sanitaria di base, che viene esplicitamente considerata da Li un elemento di welfare e non di mercato, fatta salva la sua sostenibilità economica e un approccio graduale alla riforma.
Per attuare tali obiettivi verranno approfonditi i tre elementi chiave dell’estensione dell’assicurazione sanitaria di base, dell’attuazione del sistema per la distribuzione dei farmaci e della riforma degli ospedali pubblici.
Paesi sviluppati come gli Stati Uniti spendono in sanità il 16% del Pil, una buona parte della quale se ne va in spese legali per cause contro le società di assicurazioni sanitarie. Alcuni paesi in via di sviluppo, tra cui Cuba che alcuni in Cina sostengono essere l’unico paese al mondo ad avere un sistema sanitario universale completamente gratuito, spendono più del 10 % del Pil. In Cina meno del 5%. C’è quindi ancora un grande potenziale di sviluppo del settore.
Attualmente la Cina è diventata un paese a medio reddito, con un reddito pro capite annuale di oltre 4000 dollari. “In questa fase dello sviluppo, il pubblico è molto più attento a questioni come quelle della sanità e della salute, e la domanda di più alti standard di vita sta aumentando. L’accesso universale ai servizi sanitari di base è un requisito fondamentale di uno stato moderno”.
Secondo Li Keqiang, la riforma del sistema sanitario costituisce una parte importante degli sforzi volti a cambiare il modello di sviluppo cinese. Come viene riconosciuto anche da una parte della stampa occidentale, liberare i cinesi dal timore di dover sostenere alti costi sanitari da un giorno all’altro, nonostante Li abbia sostenuto l’importanza di velocizzare il sistema di rimborsi da parte dei Fondi dell’assicurazione pubblica, è fondamentale per aumentare i consumi interni. Con tassi di risparmio tra i più alti del mondo, attorno a circa il 50% del reddito percepito, la popolazione cinese dispone di un potenziale inespresso di consumo di proporzioni colossali, che se liberato, consentirebbe davvero di “mettere la quarta”nel livello di sviluppo economico, riducendo nel contempo la proporzione bancaria degli investimenti e i rischi di surriscaldamento dell’economia, se conciliato come adesso con un sistema di controllo dei livelli di inflazione, cosa che si è vista particolarmente nelle misure prese per raffreddare il mercato immobiliare.
Se paragoniamo tali linee di sviluppo con quanto sta avvenendo in Europa, con i tagli, l’austerity per le fasce più deboli, l’ulteriore aumento della pressione fiscale e la riduzione dei servizi pubblici, è vero sì che si parte da livelli di sviluppo difficilmente paragonabili, ma la differenza è davvero impressionante. Qui si taglia, lì si aumentano massicciamente gli investimenti pubblici. Effetto sicuramente dell’altrettanto impressionante differenza nel tasso di crescita del Pil, che anche quest’anno, a quattro anni dalla crisi del 2008, supererà l’8 %, ma anche del totale controllo, da parte delle Banche pubbliche, del settore bancario che si ha in Cina.
E la differenza di ottica e di atteggiamento che ne consegue è quella tra la notte e il giorno. Fatte le dovute differenze, salta inevitabilmente alla mente il paragone storico con gli anni ’30, con l’Occidente in crisi nera mentre l’Urss scalava primati. Facendo i conti dallo scoppiare della crisi, è come se oggi fossimo nel 1933, anno in cui molte cose sono accadute.
http://english.qstheory.cn/leaders/201204/t20120401_149156.htm
http://www.chinadaily.com.cn/china/2012-04/19/content_15084624.htm
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