Parecchie decine di migliaia di giovani, lavoratori e pensionati sono scesi in piazza ieri in tutta la Grecia per manifestare in occasione del primo maggio. Festa del Lavoro in un paese in cui la disoccupazione sfiora ormai quasi il 25% e dove la maggior parte di chi lavora percepisce stipendi da fame dopo le draconiane decurtazioni salariali decise dal governo socialista prima e da quello di unità nazionale presieduto dall’uomo della BCE Lukas Papademos.
La principale e più imponente manifestazione della giornata si è tenuta a Aspropyrgos, una località a 35 km da Atene dove sorge una fabbrica siderurgica del gruppo Hellenic Halyvourgia, i cui operai sono in sciopero da diversi mesi per protestare contro i tagli degli stipendi e la diminuzione degli organici. Stando alla polizia, oltre 80 mila militanti del PAME – il Fronte di lotta dei lavoratori espressione del Partito comunista – hanno manifestato provenienti da tutta la Grecia.
Nella capitale invece i cortei sono stati due: uno organizzato dai sindacati maggioritari ha riunito alcune migliaia di persone mentre l’altro, organizzato da gruppi di sinistra e realtà sindacali di base ha sfilato a poca distanza. Cortei analoghi si sono svolti in altre città del paese.
Così come era accaduto lo scorso anno, anche ieri i sindacati dei lavoratori del trasporto marittimo ieri si sono fermati per tutta la giornata, paralizzando i traghetti da e per le isole in tutto il paese. Lo sciopero ha avuto un’adesione totale in particolare al Pireo, il grande porto collegato ad Atene, dove la Federazione Nazionale dei Marittimi, che raggruppa 14 organizzazioni sindacali di base, avevano decino una specifica astensione dal lavoro di quattro ore al mattino.
Le manifestazioni di ieri si sono svolte a cinque giorni dalle elezioni legislative del 6 maggio, test elettorale dal risultato incerto ma che decreterà la fine del bipolarismo tra socialisti e Nuova Democrazia che ha dominato la scena politica ellenica negli ultimi decenni. I due partiti nei sondaggi vengono dati insieme intorno al 40%, con il centrodestra in vantaggio sul Pasok. Il resto dei seggi dovrebbero spartirseli partiti di sinistra, centrosinistra, destra ed estrema destra per lo più contrari ad applicare le nuove misure lacrime e sangue che la Commissione Europea e la Banca Centrale hanno già ‘chiesto’ a chiunque governerà dopo le elezioni di implementare.
Incredibilmente anche i socialisti, che sono stati forse i più convinti sostenitori dei ‘memorandum’ imposti dalla troika – il che gli è costata la scissione di un gran numero di parlamentari – si riscoprono ora ‘critici’ con i piani dell’Unione Europea. In particolare Evanghelos Venizelos, il leader del Pasok che come ministro delle Finanze del governo di Lucas Papademos ha sulle spalle il peso dell’attuazione di una serie di rigide misure di austerity che hanno gettato il paese nella recessione e i greci nella disperazione, promette ora che si opporrà al alcune delle misure che la Germania pretende. In un’intervista al settimanale ateniese To Vima (La Tribuna), Venizelos afferma che l’obiettivo principale del Pasok é quello di rendere la Grecia un Paese economicamente autonomo e membro paritario dell’Unione Europea. Per raggiungere tale obiettivo, spiega lo squalificato leader, serve una grande alleanza nazionale delle forze filo-europee. Riguardo le proposte programmatiche del Pasok, per Venizelos esse «mirano alla creazione di una rete di protezione sociale in modo che nessun cittadino greco possa sentirsi solo e abbandonato nelle condizioni attuali». «Il nostro impegno – ha detto – è quello di accelerare tutte le procedure in modo che i programmi in via di realizzazione per combattere la disoccupazione siano completati entro la fine del 2013 invece che alla fine del 2014 come previsto inizialmente» ha assicurato. Un nuovo sistema fiscale che durerà almeno 10 anni, molto più semplice ed equo, sostituirà l’attuale; le tasse speciali straordinarie, dovute alla crisi, saranno gradualmente abolite e il costo del lavoro sarà anch’esso gradualmente diminuito tramite la riduzione del 5% dei contributi previdenziali. Non ci saranno più tagli agli stipendi e alle pensioni, mentre sarà abolita la tassa speciale di solidarietà pagata dai dipendenti statali. Con il nuovo sistema fiscale sarà ridotta l’Iva e tutte le altre imposte che oggi gravano sugli immobili saranno sostituite con una tassa unica. Il fantasmagorico programma elettorale del Pasok prevede anche “la riforma radicale del Sistema Sanitario nazionale e del sistema previdenziale” ha detto Venizelos affermando che «tutti i greci, nessuno escluso, avranno il diritto di essere curati».
Esattamente il contrario di quanto finora hanno fatto Venizelos e il Pasok… Che le promesse di Venizelos abbiano un particolare appeal sugli elettori greci è molto dubbio, visto che tutti sanno che entro pochi mesi è in programma il licenziamento di circa 150 mila dipendenti pubblici.
Se i partiti di sinistra nei sondaggi sono dati in relativa ascesa rispetto alle scorse elezioni, è preoccupante il fatto che i neonazisti di ‘Alba Dorata’ entreranno quasi sicuramente in Parlamento. Mentre le loro squadracce scorazzano per il paese a caccia di immigrati e senza tetto da picchiare, i partiti di destra scopiazzano i loro toni e i loro programmi restrittivi e discriminatori nei confronti degli stranieri. Quale che sia il risultato delle elezioni l’estrema destra greca ha ottenuto un enorme risultato, per la prima volta in auge dopo la fine della dittatura fascista degli anni ’70, Chrisi Avghi e i reazionari ortodossi del Laos dettano ora l’agenda politica a liberali e conservatori.
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa