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Quebec: studenti ancora in piazza, scontri e arresti

Lunedì 14 maggio il movimento studentesco che da tre mesi si era mobilitato in Quebec contro una iniqua riforma dell’Università era riuscito a mettere a segno il colpaccio, obbligando la ministra dell’Istruzione, Line Beauchamp, a farsi da parte. Mobilitazioni di massa, cortei, scioperi e occupazioni si sono susseguite per ben 14 settimane contro il progetto di legge del governo della Provincia francofona del Canada di aumentare le tasse scolastiche dell’82 % nel giro di 7 anni, rendendo di fatto impossibile l’accesso all’istruzione superiore a tutte le fasce medio basse della popolazione.

Gli studenti hanno dato vita a manifestazioni molto partecipate, una delle quali ha portato in piazza circa 200 mila persone, contro le quali la polizia è intervenuta con violenza usando gas lacrimogeni e spray al peperoncino per disperdere la folla.
Nonostante la repressione e la criminalizzazione da parte di stampa e governo, gli studenti avevano messo all’angolo la ministra, obbligandola alle dimissioni. “Non mi dimetto a fronte di intimidazioni.. Non cedo ai vandalismi, né alla disobbedianza civile (?). Mi dimetto perché ritengo di non far più parte della soluzione” aveva detto la ministra, rinunciando anche al suo incarico di deputata liberale, accusando gli studenti di essere inflessibili e di non cercare il compromesso.

Il primo ministro del Québec, Jean Charest, aveva cercato di attutire il colpo, descrivendo la rinuncia della collaboratrice come una “scelta personale”. L’ultima proposta avanzata dall’esecutivo, naturalmente rigettata dal movimento studentesco, parlava di un aumento delle rette universitarie di 1780 dollari in 7 anni, rispetto ai cinque inizialmente stabiliti, per arrivare a circa 4.000 dollari in media all’anno, con un aumento del 75%. Il che naturalmente obbligherebbe gli studenti a indebitarsi fortemente con le banche per poter svolgere i loro studi superiori, come avviene già negli Stati Uniti e in Gran Bretagna.
Dopo le dimissioni della responsabile regionale dell’istruzione gli studenti non sono rimasti con le mani in mano, ed hanno continuato mobilitazioni e proteste, bloccando strade, ponti e stazioni della metropolitana per aumentare le pressioni sul governo.
La vendetta del primo ministro Charest non si è fatta attendere: per mettere fine agli scioperi e alle assemblee che bloccano l’attività didattica da mesi il premier ha varato in tutta fretta una legge d’emergenza che vieta i picchetti davanti agli istituti. La legge è stata votata in tempi record dal Parlamento del Quebec, con il voto contrario del Partito Indipendentista.

Coloro che organizzano picchetti davanti agli istituti, impedendo il normale svolgimento delle lezioni, rischiano di ricevere una multa compresa tra i mille e i 5000 dollari canadesi (il doppio se recidivi). Inoltre la nuova legge impone agli organizzatori delle manifestazioni di dichiarare con almeno 8 ore di anticipo il luogo di partenza, la durata e l’itinerario dei cortei e probisce gli ‘assembramenti’ nei pressi degli ingressi degli istituti scolastici e delle facoltà universitarie.
Una provocazione alla quale decine di migliaia di studenti universitari e di attivisti delle organizzazioni di sinistra hanno risposto ieri sera con una nuova manifestazione a Montreal. Dopo che la manifestazione è stata dichiarata illegale dalle autorità nel centro della città sono scoppiati duri scontri con le forze di sicurezza in assetto antisommossa, contro le quali alcuni manifestanti hanno scagliato sassi e bottiglie molotov. La giornata  si è conclusa con tre arresti e una decina di feriti tra gli studenti.
Léo Bureau-Blouin, il presidente della Federazione degli studenti del Québec, ha accusato il governo di “aver scelto la via della repressione invece di quella del negoziato” ed ha annunciato nei prossimi giorni una grande e capillare mobilitazione di fronte ai tribunali per contestare la nuova legge liberticida.

Da parte sua Gabriel Nadeau-Dubois, portavoce dell’organizzazione “la Classe”, descritta dai media come la più radicale, ha denunciato “la morte della libertà di associazione e di manifestazione” chiamando gli studenti a scendere di nuovo in piazza martedì prossimo a Montreal. 

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