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Tempesta in Vaticano, l’ombra nera dello Ior

Che qualcosa, oltretevere, non stia andando per il verso giusto è un eufemismo. E che la crisi della finanza globale coinvolga anche – o in misura decisamente grande – il buco nero della cassaforte vaticana non è una metafore: è un fatto.

 

Pinotti: «Sullo Ior sta per abbattersi uno scandalo»
Sara Farolfi
«Questa sfiducia anticipa uno scandalo, e può essere il segnale che qualcosa di grosso sta per succedere». Ferruccio Pinotti è giornalista d’inchiesta, attualmente cronista alla redazione bresciana del Corriere della Sera . Sul mondo d’Oltretevere ha scritto numerosi libri: Comunione e Liberazione , la Lobby di Dio , Opus Dei segreta , L’Unto del Signore sui rapporti tra Berlusconi e il Vaticano, Poteri Forti sul caso Calvi – Ambrosiano e Colletti Sporchi sul tema del riciclaggio e dei poteri criminali, per citarne alcuni.
Che la sfiducia piombata su Ettore Gotti Tedeschi sia dovuta alla sua difesa delle norme antiriciclaggio e alla sua opposizione all’operazione San Raffaele, sono ipotesi che non lo convincono più di tanto. Gotti Tedeschi è stato sfiduciato all’unanimità, giovedì, dalla presidenza dello Ior con una nota di durezza «insolita». E secondo Pinotti potrebbe essere il segnale che una valanga giudiziaria sta per abbattersi sulle sorti dell’Istituto per le opere di religione.
Che cosa intendi?
Sui passaggi di denaro allo Ior ci sono già state indagini della Procura. Recentemente persino la filiale milanese della banca d’affari americana Jp Morgan ha chiuso il suo conto allo Ior. Intendo dire che, nell’ambito delle indagini per reciclaggio, potrebbe essere partita qualche segnalazione verso la Banca d’Italia, e di lì verso la Procura, e il Vaticano magari approfitta di questo per fare un’operazione pulizia. Gotti Tedeschi sostiene di avere ‘pagato’ la difesa della legge antiriciclaggio e la vicenda del San Raffele. La vicenda del San Raffaele restituisce plasticamente gli scontri di potere che si combattono dentro la gerarchia ecclesiastica. L’obiettivo del cardinale Bertone era quello di fare, insieme a don Verzè, il polo della sanità vaticana. Se metti insieme il San Raffaele, il policlinico Gemelli, il Bambin Gesù e gli altri ospedali, il Vaticano può diventare una potenza della sanità privata. Quel progetto è fallito proprio per le perplessità di Gotti Tedeschi, che poteva essere accusato al limite di un errore strategico ma non specifico. Sulla questione della normativa antiriciclaggio sono ugualmente dubbioso: Gotti Tedeschi non ha una storia di tecnico così duro, drastico. Secondo la vulgata si sarebbe opposto alla seconda versione della normativa, un eccesso di trasparenza rispetto alla tradizione dello Ior che fa dubitare. Il tono del dimissionamento, d’altro canto è insolitamente duro. Se gli danno addosso così vuol dire che cercano di scaricare su di lui qualcosa di grosso che sta emergendo. Quale sarebbe il ruolo di Benedetto XVI in questa situazione? Non regge la chiave che vede solo il cardinal Bertone al vertice dello scontro, il Papa sa e sovrintende a quello che succede nello Ior. D’altro canto anche la vicenda del materiale pubblicato da Gianluigi Nuzzi è uno dei segnali di una stagione di ingovernabilità all’interno della Chiesa, di lotte intestine violente tra CL, Opus Dei, i Legionari, che il Papa non è più in grado di gestire.
da “il manifesto”
 
Bertone, Cielle, Opus Dei… Geografia di lotte senza quartiere, e papa Ratzinger sa tutto e sta a guardare
Il licenziamento di Ettore Gotti Tedeschi e l’arresto del «corvo» sono solo l’ultimo atto, fino ad oggi, di una guerra iniziata nell’estate 2009 con il «caso Boffo», direttore di Avvenire e uomo del cardinal Ruini, costretto alle dimissioni in seguito alla pubblicazione di una nota pubblicata dal Giornale di Feltri in cui si faceva cenno alla sua presunta omosessualità. Una guerra che da tempo si combatte all’interno delle mura vaticane a colpi di documenti, lettere e dossier che vengono fatti uscire dai «sacri palazzi» per screditare a turno i protagonisti di questo scontro di potere che nulla ha di evangelico. Fra i principali protagonisti il cardinal Tarcisio Bertone, segretario di Stato dal 2006, che in poco tempo è riuscito ad costruire una solida egemonia, creandosi però anche molti nemici. Fra cui innanzitutto monsignor Camillo Ruini, per 16 anni presidente della Conferenza episcopale italiana; poi il cardinal Angelo Bagnasco, successore di Ruini alla presidente della Cei, che più volte si è visto scavalcato da Bertone soprattutto rispetto alla gestione delle relazioni con la politica italiana. E il cardinale Angelo Scola, arcivescovo di Milano, fra i più tenaci oppositori dell’operazione – fallita – con cui Bertone voleva prendere il controllo dell’ospedale San Raffaele di Milano, in «territorio ciellino». Fra i movimenti, se Comunione e Liberazione è all’opposizione di Bertone, il segretario di Stato può contare sull’appoggio dell’Opus Dei. Anche se, visto che Gotti Tedeschi dell’Opus Dei fa parte – negli anni ’80 fondò anche la banca d’affari Akros insieme ad un altro finanziere opusdeista, Gianmario Roveraro, rapito e trovato decapitato nelle campagne parmensi nel luglio 2006, in circostanze non ancora chiarite – forse anche questa alleanza potrebbe incrinarsi.

 
 
Ma dubbi ancora più robusti vengono dal Sole 24 Ore.

Ior, quelle strane coincidenze dopo la visita degli ispettori europei. La white list dell’Ocse è un miraggio?

Carlo Marroni

Il cuore dello scontro dentro le mura vaticane per il controllo dello Ior ha avuto una accelerazione negli ultimi giorni in coincidenza – non casuale – con il dossier Moneyval. Infatti il gruppo del Consiglio d’Europa che verifica il rispetto delle normative antiriciclaggio degli Stati, in marzo, ha compiuto una visita Oltretevere, verificando lo stato di applicazione delle leggi specie dopo il cambio di normativa dello scorso 25 gennaio. Gli ispettori europei infatti devono stilare un rapporto che sarà poi sottoposto all’organismo centrale di Strasburgo, che dovrà pronunciarsi nella sessione generale annuale di luglio. È in quella sede che il Vaticano saprà se sarà accolto nella “white list” dell’Ocse, l’elenco dei paesi che fanno il loro dovere con perizia nel segnalare alle autorità di controllo i movimenti di denaro.

Ebbene, il rapporto degli ispettori parla di passi in avanti compiuti, ma segnala anche alcune difficoltà: tra queste il ridimensionamento del ruolo e dei compiti dell’Aif, l’Autorità di vigilanza interna, avvenuto con l’entrata in vigore della nuova legge sulla trasparenza, promulgata a gennaio. Questo gli esperti di Moneyval hanno detto la scorsa settimana alla delegazione vaticana volata a Strasburgo il 14 maggio e accompagnata dal rappresentante diplomatico pontificio, monsignor Aldo Giordano, prelato di stretta fiducia del cardinale Bertone. Per ora quella di Moneyval è ancora una bozza. Ma – come rileva Vatican Insider – «non c’è dubbio che i passaggi della bozza che definiscono un passo indietro il ridimensionamento dell’Aif e la sottolineatura del ruolo e del peso della Segreteria di Stato, sono destinati a riaprire focolai di polemica Oltretevere».

Tempo fa un memorandum interno pubblicato dal «Fatto Quotidiano» aveva riportato le perplessità del cardinale Attilio Nicora, presidente dell’Aif, su alcuni paragrafi dalla nuova legge sulla trasparenza. La prima legge antiriciclaggio, scritta dall’avvocato Marcello Condemi, già autore delle normative italiane, aveva istituito l’Aif, alla quale venivano interamente affidati i compiti di vigilanza sulla finanza pontificia. Dopo le prime richieste di Moneyval, nel tentativo di avvicinare il Vaticano agli standard internazionali, cioè alle raccomandazioni del Gafi (Gruppo di Azione Finanziaria), la Segreteria di Stato e il Governatorato avevano in un primo momento sollecitato un cambiamente del testo, e successivamente avevano affidato il compito a un nuovo team di esperti. Era stato preparato così il decreto d’urgenza numero 59, entrato in vigore lo scorso 25 gennaio, e divenuto legge ordinaria a tutti gli effetti il 2 aprile 2012. Lo scontro è partito da lì.

Il rapporto di Moneyval contesterebbe proprio il paragrafo 41 del decreto, quello riguardante lo scambio di informazioni scritte «a condizioni di reciprocità» che devono avvenire tra l’Aif e analoghe autorità di altri Stati. La nuova normativa ha introdotto cambiamenti e specificazioni in materia di antiriciclaggio, precisando le competenze delle varie autorità, a partire da quelle dell’Aif, riconoscendo però al contempo il ruolo di altri enti nell’ordinamento giuridico vaticano, come ad esempio quello la Gendarmeria, e quello dei tribunali. Ha anche specificato che le ispezioni dell’Aif devono essere regolamentate dalla Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano, l’unico ente abilitato ad emanare le leggi. Il potere relativo ai regolamenti attuativi, anche vincolanti, era rimasto nelle mani dell’Aif, alla quale veniva esplicitamente riconosciuto il potere di ispezione (non presente nella norma precedente), ma il cardinale Nicora riteneva che poteri e autonomia dell’Autorità di vigilanza venissero così depotenziati. Dello stesso parere era anche il presidente dello Ior, Ettore Gotti Tedeschi.

 

 

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