Dopo ore di exit poll non particolarmente illuminanti sul risultato finale delle elezioni di domenica, alla fine i dati reali hanno irestituito un quadro all’interno del quale Nuova Democrazia si conferma al primo posto, cosi’ come era avvenuto il 6 maggio, con un numero assai maggiore di voti ma con la sinistra radicale a pochissimi punti, protagonista di un exploit che non ha eguali nel continente per una forza politica che pur non essendo rivoluzionaria e’ comunque stata capace di catalizzare il voto di protesta e quello coscientemente anti austerity dicendo poche cose ma chiare: no alla collaborazione coi partiti subalterni alle imposizioni della UE, no ai memorandum, no al massacro sociale in nome del risanamento del debito.
Mentre scriviamo i dati ufficiali del ministero degli interni greco, essendo stati scrutinati il 99,45% dei voti emessi consegna la seguente situazione: Nea Dimokratia al 29,65% e 129 seggi; Syriza al 26,90% e 71 seggi; il Pasok al 12,28% e 33 seggi; la destra dei Greci Indipendenti al 7,51% e 20 seggi; i neonazisti di Chrisi Avgi al 6,93% con 18 seggi; la Sinistra Democratica di Dimar al 6,25% e 17 seggi; i comunisti del KKE al 4,51% e 12 seggi. Anche questa volta gli altri partiti rimangono fuori dal Parlamento, non riuscendo a superare lo sbarramento del 3%.
Alla fine l’enorme affermazione di Syriza non e’ bastata. Nonostante un quasi piu’ 10% rispetto al primo turno – reso possibile dal saccheggio dei voti comunisti, di quelli della estrema sinistra di Antarsya, dei verdi e di qualche altro movimento di sinistra – la coalizione che ruota attorno al Synaspismos, al Koe e a un’altra decina di gruppi della galassia eurocomunista, ecologista, femminista e troskista – non ce l’ha fatta a doppiare il centrodestra in forte ascesa grazie invece all’attrazione che ha saputo esercitare in chiave di continuita’ col vecchio regime. Mentre i giovani e le citta’ hanno votato Syriza, dicono i sondaggi, gli anziani e le ‘campagne’ hannno votato Samaras e hanno ceduto al richiamo all’ordine. Ma soprattutto hanno creduto ad un terrorismo psicologico pesantemente utilizzato dai media e dalla classe politica greca, che hanno spiegato ai pensionati che se avesse vinto Alexis Tsipras lo stato non gli avrebbe piu’ pagato le pensioni ecc.
Una parte importante del popolo greco pero’ ha votato con indipendenza di giudizio e coscienza, dando a Syriza un risultato che la classifica seconda ma che mette Nea Dimokratia e Angela Merkel in una situazione difficile. Ne erano coscienti anche i dirigenti e i militanti di Nea Dimokratia che ieri sera hanno festeggiato in tono minore, consci di aver ottenuto una vittoria in un paese spaccato e profondamente ostile.
Anche i militanti della sinistra radicale si sono ritrovati in serata nel centro di Atene ad ascoltare il loro leader Tsipras. Dal partigiano novantenne Manolis Glezos sono venute parole di straordinaria lucidita’ e speranza quando ha gridato: “Innalzate le bandiere della vittoria, il mondo e’ a portata di mano”. Tsipras in un breve intervento davanti al suo popolo ma anche a decine di troupes televisive ha detto che ha vinto il popolo, perche’ “non permetteremo mai che il memorandum venga applicato, e l’UE questo lo sa. Nessuno puo’ decidere in Europa senza tenere conto della sentenza che e’ venuta oggi dal popolo greco” ha detto, e poi ha continuato affermando che Syriza continuera’ a combattere, dall’opposizione, per consegnare il governo nelle mani del popolo.
Una risposta per le rime al nuovo probabile premier, il leader di plastica Antonis Samaras, che in tv ha detto ai greci che “il peggio e’ passato, la paura e’ passata, la Grecia rimane in Europa, manterremo gli impegni che abbiamo sottoscritto”. Neanche una parola per quella rinegoziazione dei memorandum che pure ha promesso ai greci durante tutta la campagna elettorale. Lo sanno bene i greci cosa li aspetta nei prossimi mesi da un governo protroika: 11,5 miliardi di nuovi tagli e 150 mila licenziamenti nel settore pubblico…
I primi scogli per Samaras arrivano da Evangelos Venizelos, leader di un ancora piu’ ridimensionato Pasok che per tornare al governo con Nea Dimokratia ha chiesto esplicitamente che Syriza venga chiamata all’interno della coalizione. I socialisti non vogliono fare i portaborse di Samaras e sperano di diluire la responsabilita’ per i nuovi sacrifici che imporranno ai greci cercando di coinvolgere il secondo partito del paese che pero’ ha gia’ ovviamente risposto picche alla trappola.
Da domani si vedra’ quanto spazio di manovra hanno socialisti e conservatori, e quanto Syriza sara’ capace di far pesare una forza che si spera non solo elettorale e di opinione. Ci sara’ da rimboccarsi le maniche, sicuramente. Ma meglio arrivare secondi, pensano in molti, che avere improvvisamente la responsabilita’ del governo in un paese disastrato e ricattato.
Mentre i comunisti – voti dimezzati – continuano ad incolpare i concorrenti di Syriza di ogni cosa, i nazisti di Chrisy Avgi gioiscono visto che non solo sono tornati in parlamento ma hanno confermato esattamente lo stesso risultato del 6 maggio, confermandosi una inquietante ma stabile elemento del panorama politico ed elettorale del paese.
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luciano
Vedrete ora, quante volte la parola “crescita”verrà detta e distribuita ai gonzi che continuano a credere che” restare in Europa” sia il minore dei mali! C’era da aspettarselo che i pensionati greci votassero per ND;del resto i venti anni di dittatura non sono passati invano e hanno lasciato tracce ancora non rimosse e sedimentato una cultura del pericolo alle porte che le vecchie generazioni sentono ancora fortemente.Un dato da non sottovalutare ,soprattutto in vista di un eventuale campagna elettorale in Italia.Ricordiamoci che a costituire l’ossatura del partito di Bersani sono proprio i pensionati ed un terrorismo praticato ad arte dal potere nei loro confronti produrebbe quello che si è visto in Grecia.Aspettiamoci mesi di feroce accelerazione dei programmi della troika contro i lavoratori. Un brutto segnale arriva dalla patria di Platone e Aristotele.
Michele
riflessioni sul voto in Grecia: dopo l’approvazione in Irlanda attraverso il referendum del fiscal compact è arrivata la vittoria del partito conservato in Grecia che ha votato in parlamento il memorandum e propone le politiche di austerity del capitale finanziario. Mi sembra un’altra sconfitta del movimento europeo antiliberista. Il dato positivo è la crescita elettorale di Syriza che tuttavia anche con circa il 30% dei voti rischia l’isolamento parlamentare in Grecia. Il dato interessante è che le politiche del nuovo governo greco provocheranno enormi danni sociali ed in ultima analisi il fallimento finanziario della grecia: sarà interessante vedere come tale situazione evolverà e le sue implicazioni politiche.