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I minatori invadono Madrid

 

Al suono del loro inno – la ‘Santa Barbara benedetta’ – con i caschi bianchi sporchi di carbone e le magliette nere, in segno di lutto, i 300 minatori arrivati a piedi a Madrid dalle regioni minerarie sono arrivati ieri sera a Madrid accolti trionfalmente da decine di migliaia di persone. Accompagnati da una folla sempre più numerosa di lavoratori, giovani, disoccupati e attivisti dei movimenti sociali, i mineros hanno attraversato tutta la città bloccando a lungo il traffico fino a raggiungere Puerta del Sol. Alle due di notte tutto il centro della capitale era illuminato a giorno dalle lanterne montate sui caschi dei minatori e dalle luci portate in strada dal numerosissimo ‘comitato di accoglienza’.
Nel pomeriggio la colonna proveniente dalla provincia di Teruel si era unita a quella partita dalle Asturie e già rinforzata qualche giorno fa dai minatori della Castiglia e del Leon. Tutti insieme sono poi passati davanti al Palazzo della Moncloa – sede del governo – subissandolo di fischi e frasi poco amichevoli.
Slogan e canti hanno accompagnato tutto il tragitto, così come era avvenuto in molte località attraversate in queste settimane dalle diverse colonne di minatori partite dai diversi punti cardinali del centro-nord del paese: “tutta Madrid sta con i minatori” e un più battagliero «si esto no se apaña: caña, caña, caña» (se non si risolve botte, botte, botte…). Molti i cartelli che paragonavano l’arrivo a Madrid dei minatori a quella dei giocatori della nazionale di calcio spagnola reduce dalla vittoria dei campionati europei. Molto fotografato quello che recitava: “Questi sono i nostri veri campioni”.
Dopo 19 giorni di ‘marcha negra’, di marcia nera del carbone, e 45 giorni di sciopero totale, i minatori sono arrivati nella capitale per ribadire il proprio no ai tagli decisi nel settore dal governo Rajoy: un meno 63% alle sovvenzioni all’industria mineraria che non solo si tradurrà in migliaia di licenziamenti diretti, ma in altre migliaia nell’indotto e soprattutto nella desertificazione economica di intere province dove oltre all’estrazione del carbone non esiste nessun’altra attività economica. E se anche si trattasse solo dei 10-15 mila posti di lavoro che gli analisti calcolano, sarebbe una tragedia in una paese in cui i ‘parados’ sono ormai il 25% della popolazione attiva e ben il 50% tra i giovani.

Oggi minatori e sostenitori della loro lotta si sono dati appuntamento di fronte al Ministero dell’Industria, i cui responsabili nelle scorse settimane si erano più volte incaricati di ripetere che non ci sono margini di mediazione e di trattativa rispetto a quanto già deciso dal governo Rajoy. Alla sede ministeriale i lavoratori ci sono arriverati in corteo, partendo alla 11 da Plaza Colon. A dare man forte ai 300 lavoratori arrivati ieri sera a piedi dopo aver percorso circa 400 km questa mattina sono arrivate decine di migliaia di persone – minatori e familiari – partiti all’alba a bordo di 500 autobus provenienti dalle diverse regioni minerarie. 
Alle 11 in punto il corteo ha cominciato ad avanzare da una affollatissima Plaza Colon tra le esplosioni di petardi e un forte odore di polvere da sparo. Alla manifestazione hanno partecipato anche molti sindaci dei comuni delle regioni minerarie in mobilitazione. Quelli asturiani, in particolare, che per tre giorni si sono rinchiusi in segno di protesta all’interno dei rispettivi municipi.

 

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