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Grecia: piazze piene. Di rabbia

“Atene, la protesta torna in piazza ma negli occhi dei lavoratori c’è un anno in più di sacrifici”

di Adriano Sofri – La Repubblica 27.09.12

La notizia che ha fatto il giro del mondo è che ad Atene ci sono stati violenti scontri fra dimostranti e agenti antisommossa e devastazioni. Le fotografie che hanno fatto il giro del mondo mostrano per lo più le fiammate delle bottiglie molotov lanciate contro la polizia. Nessuna fotografia è “bella” come quella in cui le fiamme, e sembrano ingoiare le persone. Siccome le fiamme che divampano dallo stoppaccio di una bottiglia si assomigliano come, per così dire, gocce d’acqua, scoprirete facilmente su Google che le fotografie dello sciopero generale greco dell’ottobre dell’anno scorso sono pressoché identiche alle fotografie di ieri. Anche le facce delle persone (e gli striscioni e le parole d’ordine) si assomigliano abbastanza, ma non altrettanto, e le loro fotografie, se sono meno “belle” del fuoco, sanno dire che cosa è passato loro addosso in un anno. Un salario ridotto allora di un terzo che ora è più che dimezzato, un posto di lavoro perduto, un’umiliazione e una volontà di riscatto che hanno avuto il tempo di maturare. Le facce però sono eclissate dalle fotografie del fuoco, e anche il micidiale (e indebito) ricorso ai gas lacrimogeni e al “pepper spray” che ancora ieri sera faceva lacrimare e tossire nel centro di Atene, ma che non si lasciano fotografare. Syriza, il partito di sinistra guidato da Alexis Tsipras, che aspetta di ereditare dalla coalizione di vecchi e nuovi conservatori un Paese prostrato dalle imposizioni finanziarie, è sceso in piazza badando a far risaltare la sua presa sindacale, e disponendo, come non era solito avvenire, il controllo della sua parte di manifestazione attraverso un proprio servizio d’ordine. La stessa cosa è avvenuta per gli altri settori dei lunghissimi cortei, per esempio in quello degli insegnanti e dei lavoratori della scuola, che hanno impedito a dimostranti troppo nervosi di mescolarsi alle loro file. Gli scontri con la polizia sono un fine per poche centinaia di militanti, molto giovani per lo più; sono continuati sporadicamente oltre l’orario, finendo nella piazza Exarchia, ormai incrocio misto del movimento e della movida ateniese. La notizia vera è dunque che l’adesione allo sciopero è stata altissima, e che le manifestazioni di strada sono state delle più imponenti e, nella stessa Atene, delle più pacifiche e controllate. La partecipazione così ampia e davvero bella alla manifestazione che ha riempito per tante ore il centro della città –piena di donne e ragazze e persone di tutte le età- è un serissimo avvertimento al governo greco, che si è appena impegnato a nuovi tagli per 12 miliardi di euro entro due anni. Si può d’altra parte immaginare che il governo greco, che ha un prestigio bassissimo ed è legato a cappio doppio al dettato internazionale, provi a servirsi della forza non rassegnata dell’opposizione sociale nel negoziato con la “troika”. Che non è affatto un vero negoziato, composto com’è dei diktat politici e delle ispezioni “tecniche” di Fmi, Unione e Banca Centrale, in mezzo ai quali governo e parlamento greco galleggiano senza alcuna autonomia. Nei giorni scorsi, mentre dura l’andirivieni degli ispettori della troika, si sono dati i numeri sul punto dei tagli necessari al debito del prossimo biennio, dagli 11,7 miliardi del piano di Samaras ai 17 o 20 (o 30) di Christine Lagarde o dello Spiegel o dell’ennesimo benintenzionato. Intanto si sono pubblicati i dati secondo cui in Grecia i dipendenti statali e i liberi professionisti, in numero sostanzialmente equivalente, 2 milioni e mezzo, contribuiscono al fisco rispettivamente per 80 miliardi e per 3 miliardi. Una ricerca dell’università di Chicago sui debiti privati dei liberi professionisti greci argomenta che solo per rimborsarli dovrebbero pagare il 120 per cento del reddito dichiarato! E che nel solo anno scorso avrebbero fatto mancare all’erario 23 miliardi di euro. Sui quasi 12 miliardi della nuova manovra di governo, pensionati e dipendenti statali sono destinati a versarne otto. Questi dati spiegano come, nonostante la disoccupazione altissima, i sindacati greci si mostrino forti, compreso il Pame, emanazione ortodossa del Partito comunista, radicato e combattivo fra i lavoratori metallurgici e delle navi: anche ieri ha manifestato per suo conto. Lo sciopero generale nazionale di ieri, indetto dalla confederazione dei lavoratori privati, GSEE, e dal sindacato dei pubblici, Adedy, con l’adesione di pressoché tutte le sigle di categoria, veniva dopo che erano entrati in sciopero i medici e gli infermieri degli ospedali, i magistrati, gli agenti del fisco e i giornalisti –che l’avevano anticipato per poter informare oggi sullo sciopero generale. Il visitatore autunnale della Grecia sarà indotto a chiedere che cosa significhino le due parole che legge dappertutto: Enoikiazetai, e Poleitai. Significano “Si affitta” e “Si vende”. E’ probabile che l’Europa delle autorità responsabili continui a giocare col fuoco, quello sì, della sofferenza e della insofferenza sociale, in Grecia o in Spagna e altrove. E con un altro fuoco, altrettanto micidiale, quello che sospinge in Grecia una formazione di nazionalismo razzista e fascista come “Alba dorata”. Nei sondaggi successivi alle elezioni il consenso della sinistra di Syriza è ancora molto alto, ma è restato stazionario o è calato, mentre quello dell’estrema destra di Alba dorata, nonostante la virulenza delle sue aggressioni xenofobe (o piuttosto in grazia sua) cresce, vedremo, in modo allarmante. L’allarme dovrebbe arrivare alle orecchie delle autorità europee, almeno quanto quello suscitato dal debito, cui è del resto così strettamente legato. Le strade di Atene erano piene di ragazzi ieri. Ma una insegnante, guardando magliette e bandiere sulle quali resiste la faccia del Che, mi ha detto amaramente: «Sapessi quanti dei nostri ragazzi ora pensano a quelli di Alba Dorata come ai loro eroi!».

 

 

Grecia paralizzata e divisa  

Argiris Panagopoulos, da Atene (Il manifesto 27 settembre)

La Grecia è stata paralizzata ieri dallo sciopero generale di 24ore proclamato dai sindacati del settore privato Gsee e pubblico Adedy, mentre centinaia di migliaia di lavoratori, disoccupati, giovani e donne hanno partecipato divisi alle manifestazioni e ai cortei sindacali tra più numerosi degli ultimi. Atene sembrava ieri mattina un deserto, il porto del Pireo sembrava abbandonato da passeggeri e Tir, mentre le medie e grandi imprese delle zone industriali di Elefsina e Salonicco sono diventate il cuore della protesta degli scioperanti. L’amministrazione pubblica è stata paralizzata al completo, mentre chi ha aperto il suo negozio nella periferia di Atene si è ritrovato da solo. Facevano impressione nei cortei di tutte le città gli innumerevoli striscioni di piccoli gruppi di lavoratori anche di piccole aziende o settori statali che volevano rendere visibile la loro rabbia. Per oggi Samaras ha convocato il leader del Pasok Venizelos e quello della Sinistra Democratica Koubelis, per dare luce verde al governo sull’annuncio dei tagli agli 11,9 miliardi di euro. In vista di venerdì, quando le misure saranno presentate all’EuroWorking Group, il comitato preparatorio degli alti funzionari dell’eurozona, poi lunedì torneranno ad Atene i rappresentanti della troika per concludere le trattative. Le misure dovranno essere votate dal parlamento greco entro sabato  Il corteo del Pame, il sindacato del Kke,ha sfilato per primo ieri con trentamila personeda piazza Omonoia fino a Syntagma, con i suoi militanti contenti per la grande affluenza che faceva sembrare il loro corteo «più grande di quellodi Syriza», considerando che chi non era nel corteo del Pame è di Syriza. Il corteo pero dei sindacati ufficiali, di quelli di base da Campo di Marte fino a Syntagma era almeno tre o quattro volte più grande e chi ha partecipato non era naturalmente di Syriza. Questa dinamica si è ripetuta ieri a Salonicco,  Patrasso, Heraklio, Larissa e in tuttele città greche che hanno visto la rabbia dei lavoratori scendere in strada. Il fatto è che questa divisione a sinistra appare come un elemento schizofrenico, dopo i disastrosi risultati elettoralidi Kke. Alexis Tsipras di Syriza prima della partenza del corteo dei sindacati dal Campo di Marte ha denunciato che «la Grecia non si deve trasformare in un immenso cimitero sociale», considerando che le misure creano «un’enorme contrapposizione sociale» e che «i partiti di governo hanno ingannato la gente perché non possono difendere nemmeno le loro più elementari promesse». Per Tsipras i lavoratori greci «non sopportano più l’ingiusto e unilaterale annientamento che viene imposto da più di due anni». Da parte sua la segretaria generale di Kke Papariga,ha mandato da Omonoia un messaggio per «l’uscita della Grecia dall’Unione Europea»come condizione «per il benessere del popolo» e ha chiesto ai lavoratori di intensificare le loro lotte contro il governo e la troika. Il tagli hanno creato i primi problemi al leader della Sinistra Democratica Koubelis, perché ogni giorno aumenta il malessere interno nel suo partito,con tre dei suoi diciassette deputati – per ora- che non vogliono votare le misure di cosiddetta austerità, insieme ai tanti militanti che esprimono pubblicamente il loro dissenso. Ma se la Sinistra Democratica non vuole prendere provvedimenti contro i suoi deputati ribelli, Pasok e Nuova Democrazia sembrano decisi a soffocare qualsiasi defezione. Comunque già ND e Pasok godono di una larghissima maggioranza grazie alla legge elettorale e qualsiasi ribellione durante il voto rischia di non avere conseguenze. Intanto la polizia ha messo in atto ieri la sua nuova strategia per reprimere le manifestazioni, anche se il governo ed il Comune di Atene, controllato da Pasok e Sinistra Democratica, non hanno potuto cambiare il quadro legislativo ed emanare nuove disposizioni per vietare cortei, manifestazioni e scioperi. Per la prima volta dopo decenni si sono visti ieri idranti corazzati, uno di fronte a Syntagma e altri quattro nascosti, pronti a riempire i manifestanti di acqua con componenti tossici e colorati. Alla fine pero la polizia ha usato i metodi «tradizioni» delle cariche e dei gas per allontanare da Syntagma qualche centinaio di incappucciati che tiravano sassi e pezzi di marmo, bruciando lo stand di una organizzazione di assistenza ai bambini e decine di bidoni della spaziatura. La polizia fino a sera aveva fatto cento fermi, alcuni«preventivi» e a decine di chilometri da piazza Syntagma, e 20 arresti, mentre l’ospedale ortopedico KAT aveva soccorso tre feriti. Qualche centinaio di giovani ha protestato fuori della direzione centrale della polizia a Gada.

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