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Spagna: la spesa proletaria fa tendenza

 

Continuano le azioni di riappropriazione del reddito da parte di alcuni forze sociali e sindacali nel sud della Spagna. Dopo gli ‘assalti’ di una decina di giorni fa a due supermercati di Ecija, in Andalusia, un’altra regione autonoma tra le più depresse dello Stato Spagnolo è stata protagonista della ‘spesa proletaria’. E’ avvenuto in Extremadura – che ironicamente in molti hanno ribattezzato ‘Extrema y dura’ – dove venerdì una cinquantina di attivisti del “Colectivo de la Trastienda” (letteralmente ‘retrobottega’) e della “Piattaforma per il reddito sociale” sono entrati all’interno di un Carrefour a Merida, il capoluogo della Comunità Autonoma, pretendendo di uscirne con quattro carrelli riempiti con generi di prima necessità: olio, riso, pasta, latte e legumi, pane.

Dopo un lungo braccio di ferro iniziato alle 11 prima con i cassieri e i vigilantes e poi con la Polizia al  grido di “El pueblo unido jamas sera’ vencido”, i manifestanti hanno deciso di porre fine alla protesta – poco più che simbolica, al contrario di quella realizzata dal sindacato SAT in Andalusia – consegnando i carrelli agli agenti schierati alle casse. “Ci sono migliaia di famiglie che cominciano ad avere problemi di sopravvivenza, e il fenomeno è sempre più grave” ha denunciato un membro del collettivo ai giornalisti. “C’è bisogno di rendere visibile questo problema e per questo realizzeremo altre iniziative di denuncia come quella di oggi per sensibilizzare l’opinione pubblica e la classe politica” ha continuato l’attivista. In realtà non è chiaro se siano in programma altre azioni come quella di venerdì, perché alcuni esponenti di Izquierda Unida di Merida lo hanno escluso affermando che l’obiettivo è stato raggiunto.

Ci sarà bisogno di ben altro viste le intenzioni del governo Rajoy, controllato a vista dall’Unione Europea e dalla troika che gli intimano nuovi tagli e nuovi pesanti interventi sullo stato sociale. Servono soldi subito, e il modo più semplice di trovarli è sforbiciare ulteriormente la spesa pubblica su cui il Partito Popolare è già pesantemente intervenuto tanto che sanità e istruzione sono già al collasso e il trasporto pubblico comincia a soffrire. In nome dell’abbattimento del debito pubblico. La scorsa settimana Rajoy – che continua a dire che la Spagna non ha bisogno del salvataggio europeo ma fa tutto quello che la troika impone in nome del ‘rescate’ – ha annunciato un nuovo pacchetto di interventi micidiali: in programma ci sono nuove imposte e si parla anche di un ulteriore innalzamento dell’età pensionabile, già elevata a 67 anni. Inoltre a pagare saranno i cinque milioni e passa di disoccupati che da riceveranno un sussidio più magro e lo perderanno se non potranno dimostrare di essere ‘veramente’ alla ricerca di una occupazione. Il problema è che il paese è già in ginocchio e il processo di impoverimento di settori ampi della popolazione è in rapida ascesa, con i giovani delle aree più depresse che hanno cominciato a emigrare all’estero come negli anni più bui del franchismo. E anche aumentare le imposte non farà che peggiorare la situazione, visto che le entrate statali sono già calate del 3,5%.

 

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