A Teheran il 16° summit dei Capi di Stato e di Governo dei Paesi Non Allineati è entrato nel vivo. Centoventi leader noti (il presidente egiziano Mursi, il boliviano Morales, il pachistano Zardari, il primo ministro indiano Singh) e meno noti ma ricchissimi (l’emiro kuwaitiano Al-Jaber Al-Sabah, il qatarino Khalifa Al-Thani) assieme al premier iracheno Al-Maliki, al presidente armeno Sarkisyan, dell’Azerbaijan Aliyev, del Sudan Al-Bashir, dello Zimbawe Mugabe, hanno discusso di crisi siriana, nucleare, diritti. Afflato e accordo su vari punti ma anche contrasti. A contendersi la scena del protagonista due Paesi che non s’incontravano da 33 anni: l’Iran, che fa gli onori di casa addirittura con la Guida Suprema Khamenei, e l’Egitto, ospite molto atteso col Fratello Musulmano Mursi lanciato sulla scena mondiale con contatti economico-politici a tuttotondo. L’ayatollah Khamenei s’è posto in primo piano con la duplice funzione di esplicitare all’Occidente che la Repubblica Islamica non è affatto isolata, lui ha però isolato il presidente Ahmadinejad. In realtà nulla di nuovo perché da ben più d’un anno l’ex basij è caduto in disgrazia perdendo saluto e protezione non solo di Khamenei ma di tutto il clero, anche di quello fondamentalista che, come ayatollah Yazdi, un tempo lo coccolava. Il palco, assieme ai colleghi dei Paesi che non s’allineano, sarebbe spettato a lui invece niente. E questo è un chiaro messaggio per le presidenziali dell’anno prossimo, alle quali Ahmadinejad non potrà partecipare (ha concluso i mandati) ma dovrebbe sostenere un suo fedelissimo che per le nuove alleanze fra il potente partito dei Pasdaran, da cui l’attuale presidente s’è allontanato, e l’ambiente degli ayatollah ha scarse possibilità di successo.
L’opposizione iraniana ha colto la presenza a Teheran del Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban ki-moon per recapitargli un messaggio sulla repressione a firma del duo Moussavi-Karroubi. Poi il notiziario dei mujaheddin, che si muove all’estero pur vantando a suo dire numerose talpe interne, fa sapere che la capitale e le città maggiori risultano blindate. Oltre alle rigide misure di sicurezza per le quali sono mobilitate Intelligence, Esercito, Guardie Rivoluzionarie e milizia basij, per cinque giorni parecchi uffici ed esercizi restano chiusi per evitare che eventuali contestazioni possano essere colte dagli ospiti. Una nota della Resistenza Iraniana afferma che le autorità, memori degli sfregi in occasione delle manifestazioni dell’Onda Verde, avrebbero rimosso molti ritratti di Khamenei e Khomeini. Nella sala della conferenza la Guida Suprema è apparsa, come sempre, tranquilla e ieratica. Nell’intervento d’apertura ha affermato che “Il nuovo ordine mondiale dovrà essere basato sulla partnership”, ha bollato il Consiglio di Sicurezza dell’Onu come “un vecchio arnese della politica mondiale che abilita gli Stati Uniti e i suoi agenti a stabilire la loro egemonia attraverso la maschera di nobili valori e della democrazia”. Ha sostenuto l’urgenza di combattere le armi di distruzione di massa giudicate “una minaccia per la sicurezza del mondo”. A suo parere le armi nucleari “non provvedono alla sicurezza né offrono autorità agli Stati che le detengono”. Ha altresì confermato che il suo Paese non insegue la bomba e ha criticato il potere occidentale che monopolizza le capacità atomiche e Israele che è stato dotato d’un simile strumento. Della Siria ha invece parlato in un faccia a faccia privato con Ban ki-moon dichiarando che “In base al credo e agli insegnamenti religiosi la nostra Repubblica è pronta a fare ogni sforzo per risolvere la crisi siriana, ma la soluzione può avvenire sulla base di una ragionevole condizione: la prevenzione al rifornimento di armi a gruppi irresponsabili che agiscono in quel Paese. L’amara verità sulla Siria è che un certo numero di governi ha trascinato gruppi di oppositori a ingaggiare una guerra col governo di Damasco per il loro interesse. Gli stessi governi che stanno provocando la guerra in Siria evitano che si applichi il piano di Kofi Annan”.
E ancora sul nucleare “Le Nazioni Unite dovrebbero fare seri sforzi per diminuire quest’armamento in Medio Oriente. Sfortunatamente gli Usa rappresentano il maggior potere tirannico del mondo che possiede armi atomiche e ha il record nell’uso delle stesse”. “L’America sa che l’Iran non sta elaborando un armamento atomico, cerca pretesti per accusarci e sanzionarci. Noi abbiamo collaborato con l’Agenzia atomica, ma contravvenendo agli accordi e al protocollo internazionale l’Aiea anziché aiutare la nostra ricerca rivolta a un uso energetico del nucleare l’ha ostacolata non facendo nulla contro gli attacchi informatici che dal 2010 infettano i nostri sistemi”. Nel colloquio a due il Segretario Onu ha ribadito l’importanza dell’Iran per la soluzione della crisi siriana in base alla sua influenza nell’area e presso la famiglia Asad, ha anche espresso fiducia nel rapporto dei 5+1 in merito alla valutazione sulla ricerca nucleare iraniana. Nell’intervento in sala Ban ki moon ha portato i saluti dell’organismo internazionale che rappresenta, sebbene Obama e Netanyahu abbiano storto la bocca alla notizia della sua partecipazione. Pur maestro di diplomazia Ban non ha fatto mancare considerazioni critiche sui diritti umani violati in Iran e in altre nazioni lì rappresentate. Ha rigettato antiche affermazioni negazioniste sull’Olocausto “Sostenere che Israele non ha diritto a esistere non è solo sbagliato e razzista ma mina i princìpi che tutti i presenti si sono impegnati a sostenere”. Eppure chi ha gelato parte della sala è stato il Fratello Mursi. Acclamato all’arrivo e accolto calorosamente ha risposto ossequiosamente ma non ha dribblato questioni ostiche. Ha parlato a favore della lotta contro l’oppressione di palestinesi e siriani e per quest’ultimi ha dichiarato che è un “dovere etico” sostenere il popolo in ribellione contro “un regime oppressivo che ha perso ogni legittimità”. Mentre il presidente egiziano esternava il suo pensiero la delegazione siriana lasciava la platea e in un successivo comunicato il ministro degli Esteri affermava che l’esponente della Fratellanza Musulmana “incita allo spargimento di sangue nel nostro Paese”. Mursi ha anche richiesto che uno Stato africano diventi membro del Consiglio di Sicurezza Onu. Tutti gli intervenuti hanno ribadito che il potere del Consiglio di Sicurezza dell’Onu va diluito, hanno sostenuto all’unanimità la creazione di uno Stato Palestinese e criticato le sanzioni imposte dall’Occidente a vari membri a cominciare dall’Iran.
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