Molti quotidiani italiani – compresa la Repubblica del solito Omero Cia(i) – titolano ‘vittoria indipendentista’ a proposito del voto che ieri ha rinnovato il parlamento regionale della Comunità Autonoma basca. Ma non è andata esattamente così, a riconferma che i tuttologi della ‘grande stampa’ non ci azzeccano quasi mai.
Elezioni storiche, quelle di ieri, per vari motivi: perché è passato esattamente un anno da quando l’ETA ha dichiarato una tregua definitiva e permanente; e perché tutte le forze della sinistra indipendentista – dai radicali di Batasuna e di Alternatiba ai socialdemocratici di Aralar, passando per i nazionalisti di sinistra di Eusko Alkartasuna – si sono di nuovo presentate unite nella coalizione Eh Bildu.
Che fino all’ultimo ha sperato di poter vincere la tornata elettorale, strappando il primo posto ai rivali del Partito Nazionalista Basco, partito di governo di ideologia nazionalista ma soprattutto liberale e democristiana. Alcuni sondaggi davano il sorpasso per possibile, se non in termini di voti almeno di seggi, vista la legge elettorale che assegna nel Parlamento Regionale un numero uguale di seggi ad ognuna delle tre province nonostante la forte diversità di popolazione.
Ma così non è stato, e già ieri intorno alle 22, a due ore esatte dalla chiusura dei seggi, era chiaro che il voto di ieri ha visto una fortissima, storica affermazione proprio del Partito Nazionalista Basco che si conferma come prima forza con 27 seggi sui 75 totali, ottenendo quasi il 34% e 383 mila voti. Occorre dire innanzitutto che è praticamente impossibile paragonare le regionali di ieri con quelle del 2009, perché all’epoca la sinistra indipendentista era divisa e Batasuna era fuori legge, e quindi la distribuzione dei seggi venne fortemente alterata dall’esclusione della sinistra radicale basca. E quindi tutti gli analisti si concentrano sulle elezioni più recenti, le amministrative e quelle generali del 2011.
Il Pnv strappa migliaia di voti in parte ai popolari e soprattutto ai socialisti, penalizzati anche dall’astensione di alcuni loro elettori delusi dalle politiche a base di tagli di Rajoy a Madrid e del governatore Patxi Lopez a Gasteiz.
Gli indipendentisti di sinistra ottengono 277 mila voti, il 25% e 21 seggi, confermandosi come seconda forza politica e confermando quasi il consenso elettorale delle ultime tornate (282 mila alle amministrative e 284 mila alle politiche). Un risultato importante ma che ha lasciato dirigenti e militanti di Eh Bildu con l’amaro in bocca. La coalizione non è riuscita a mobilitare una parte di suoi possibili elettori – il tasso di partecipazione è stato solo del 65% – e a Donostia e in altri comuni dove governa, Eh Bildu ha perso alcune migliaia di voti andati a destra verso il Pnv o verso l’astensionismo. A Donostia la sinistra indipendentista scende dal primo al terzo posto.
Ha in parte funzionato l’appello dei regionalisti del PNV a creare un argine moderato contro la possibile vittoria dei ‘radicali’. Ed anche la campagna sottotono non ha contribuito a convincere alcuni settori più a sinistra dell’elettorato.
Comunque, anche se per poche centinaia di voti, Eh Bildu rimane prima forza nella provincia di Gipuzkoa (quella di Donostia/San Sebastian) e seconda in Araba (Vitoria/Gasteiz) e Bizkaia (Bilbao). Un risultato intermedio che sarà sicuramente oggetto di una profonda riflessione all’interno di una coalizione che mette insieme visioni ideologiche e pratiche politiche spesso molto differenti.
Un altro dato incontrovertibile è il crollo dei socialisti del governatore uscente – obbligato dalla evidente mancanza di consenso a sciogliere anzitempo il parlamento uscente e ad indire le elezioni anticipate di ieri – che ottengono solo 16 seggi, e della destra spagnolista ridotta a 10 seggi. Mentre la sezione basca della sinistra spagnola scompare con un misero 1,5% dei voti, i liberali di destra dell’UPyD riescono a entrare con un rappresentante. Da notare che insieme i voti raccolti dai partiti ‘spagnolisti’ – Pp, Psoe e UPyD non raggiungono neanche il consenso ottenuto dal solo Pnv.
Teoricamente la composizione del parlamento basco è dominata da una maggioranza teorica di forze che rivendicano il diritto all’autodeterminazione: ben 48 seggi su 75. Ma se sulle rivendicazioni di tipo nazionale in qualche caso sarà possibile sommare i voti e i seggi del Pnv con quelli di Bildu, sulle questioni sociali, economiche e internazionali la distanza è abissale. Ed anche rispetto al tema dell’indipendenza è assai difficile che i democristiani vadano oltre la storica posizione regionalista.
Ora occorrerà capire cosa farà il Pnv. La scelta più probabile è che per governare apra ai socialisti dell’ex lehendakari Patxi Lopez, pesantemente ridimensionato dal voto.
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