Il pacchetto delle nuove misure di austerità che il governo ellenico si appresta a presentare nei prossimi giorni in Parlamento ha fatto una prima vittima tra i deputati della maggioranza: il premier e leader di Nea Dimokratia (centro-destra) Antonis Samaras ha infatti espulso dal partito il parlamentare Nikos Stavroyannis perché in un’intervista rilasciata al settimanale Realnews aveva dichiarato l’intenzione di non votare a favore delle misure, da lui definite ”ingiuste e inefficaci”. ”La mia coscienza – aveva detto il deputato – mi impedisce di votare a favore di misure che gettano nella miseria i piu’ deboli economicamente e impoveriscono la classe media, senza alcuna prospettiva che tali misure, dure ed ingiuste, possano sostenere l’economia e invertire l’andamento catastrofico del Paese”. La decisione del premier, fanno notare osservatori politici, mira a mandare un doppio messaggio: all’interno, ai deputati del suo partito che la pensano come Stavrayannis, e all’esterno, verso i creditori internazionali della Grecia, per dimostrare la ferma decisione del suo governo di far approvare in Parlamento le misure per ottenere al piu’ presto la tranche da 31,5 miliardi di euro. La maggioranza formata dai conservatori, dai socialisti e dagli ex della sinistra radicale di Dimar, è molto larga. Ma anche dentro il Pasok e Dimar ci sono deputati che potrebbero votare no o non partecipare al voto rischiando a loro volta la radiazione.
Proprio oggi Yiannis Micheloyiannakis, deputato di ‘Sinistra Democratica’, si è dimesso in polemica con il nuovo pacchetto di misure di austerità – tagli, tasse e licenziamenti – deciso dall’esecutivo sostenuto dal suo partito.
Intanto continuano le proteste contro il governo e la troika, in attesa del nuovo sciopero generale proclamato dai sindacati per il prossimo 14 novembre.
L’Associazione nazionale dei Giudici di Grecia (Ede) ha deciso di prolungare fino al prossimo 10 novembre le agitazioni avviate in segno di protesta contro i tagli agli stipendi dei suoi iscritti. ”I membri dell’Ede – si legge in un comunicato diffuso dall’Associazione – esprimono indignazione nei confronti dello Stato che non rispetta il loro atteggiamento di responsabilità dimostrata nell’esercizio dei propri doveri e dichiarano che non accetteranno la degradazione della loro missione e la loro trasformazione in impiegati statali”. Da parte loro, i Procuratori di Grecia, su decisione del Consiglio direttivo della loro Associazione (Eee), hanno reso noto che proseguiranno le loro agitazioni a livello nazionale sino al prossimo quattro novembre e decideranno la convocazione dell’Assemblea nazionale dei membri dell’associazione in data da stabilire ”in base agli sviluppi delle loro richieste istituzionali ed economiche”.
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