In occasione del discorso per le celebrazioni dell’Arba’in tenutesi giovedì nella città di Baalbek, il Segretario Generale di Hezbollah Said Hassan Nasrallah, si è pronunciato su tutti i temi caldi che negli ultimi mesi hanno interessato e stanno interessando il Libano e la regione mediorientale. Il primo pensiero è dedicato ai pellegrini sciiti che nel corso degli ultimi mesi sono stati vittime di attentati e rapimenti da parte di gruppi sunniti radicali dal Pakistan, all’Iraq, alla Siria.
“Oggi”,ha dichiarato Nasrallah, riferendosi in particolare alla serie di attentati esplosivi che da mesi stanno colpendo la città di Karbala, in Iraq, “nonostante le esplosioni messe in atto dai terroristi takfiristi incitati dagli Stati Uniti, che colpiscono i visitatori della tomba dell’Imam Hussain, i pellegrini continuano a visitare Karbala, dove riposano l’Imam e i suoi compagni”. “A questi assassini terroristi” ha aggiunto, “dico: questo atteggiamento errato non fa altro che rafforzare la fede nel visitare l’Imam Husain”, estendendo la condanna anche verso gli attentati mossi nei confronti delle comunità cristiane.
La conclusione di Nasrallah è che dietro questa serie di attacchi a base confessionale ci sia un piano preciso – nettamente rifiutato dal suo movimento – volto a “ridisegnare la regione su basi settarie, etniche e religiose”, cercando di mettere in moto un processo di disgregazione territoriale che in questo momento sta minacciando particolarmente Iraq, Libia, Egitto e Siria.
La questione siriana e le sue ripercussioni in Libano sono al centro del proseguo del discorso del Segretario, innanzitutto sul piano politico. “In Libano, possiamo avere differenti posizioni rispetto alla Siria e coesistere” ha detto Nasrallah riferendosi alla netta spaccatura tra blocco dell’8 Marzo, pro-Assad, e del 14 Marzo, invece pro-insorti. “Tuttavia” aggiunge, alludendo agli avversari del 14 Marzo, “ci sono alcuni che insistono nel cercare di importare la violenza dalla Siria”. Occorre pertanto, per “allontanare il rischio di una guerra civile”, che “tutte le autorità politiche e religiose” si impegnino nel promuovere il dialogo tra le parti in nome del mantenimento dell’unità nazionale, rivendicando il lavoro in tal senso portato avanti dal suo partito e della coalizione di governo di cui fa parte. “È grazie al nostro partito che il conflitto non è stato importato in Libano. Se al governo ci fossero stati i nostri avversari, è certo che ci sarebbe stato sia un conflitto interno al Libano che tra libano e Siria”. Il dialogo politico è anche la soluzione che Nastrallah promuove per la crisi siriana. “Se la soluzione armata perdura, la guerra sarà lunga”, ha dichiarato, aggiungendo che “bisogna che ci sia un movimento politico serio, che prema e contribuisca per il raggiungimento di una soluzione politica, di un dialogo politico e di un accordo politico”, in cui il Libano dovrebbe avere un ruolo di primo piano soprattutto per scongiurare il rischio di una partizione del territorio in vari emirati islamici, dato il fardello dei profughi [154.387 dall’inizio del conflitto, secondo le stime dell’Alto Commissariato ONU per i Rifugiati] da cui è stata caricata dalla comunità internazionale. Secondo Nasrallah infatti, l’unico modo per arrivare ad una soluzione efficace della crisi umanitaria è quello di affrontare il problema alla radice trovando una soluzione politica al conflitto, il quale ad oggi non accenna a cessare.
Quanto alla gestione dell’emergenza nello specifico, ha dichiarato che occorre adottare un approccio completamente umanitario verso i profughi siriani, senza politicizzare la questione. “Dobbiamo provvedere ai loro bisogni indipendentemente dalla loro posizione politica” ha continuato, “e da libanesi, non possiamo chiudere il confine con la Siria”.
Passa dunque alla questione degli undici pellegrini libanesi rapiti in Siria lo scorso 22 maggio da un gruppo dichiaratosi appartenente all’Esercito Libero Siriano di stanza ad Azaz, puntando il dito sulla gestione delle mediazioni da parte del governo, giudicate insufficienti e inefficaci. “Il governo deve assumersi le sue responsabilità faccia a faccia coi cittadini. Andate a negoziare direttamente coi rapitori!”, suggerendo che grandi potenze come “Turchia, Qatar o Arabia Saudita, direttamente coinvolte nel conflitto” potrebbero avere l’influenza necessaria per portare a buon fine l’operazione. “Se il governo non è in grado di comunicare con questi paesi, che sia franco con le famiglie dei rapiti”, da mesi impegnate in proteste e petizioni per ottenere il rilascio dei propri cari.
L’ultima parte del discorso viene infine dedicata alla recente scoperta di giacimenti di gas e petrolio sulla sponda est del Mediterraneo, nelle acque comprese tra Cipro, Libano e Israele, sul cui sfruttamento è battaglia aperta data l’assenza di accordi sui confini marittimi tra Israele e Libano, ancora in guerra. La scoperta di giacimenti di idrocarburi “è un’opportunità storica per la nazione” ha spiegato Nasrallah, ma che allo stesso tempo potrebbe provocare le ostilità di altri paesi per indurre il Libano ad abbandonare l’impresa. Occorre dunque che venga sviluppata una strategia di difesa per difendere queste risorse. “Queste risorse appartengono a tutti i libanesi, e non solo a degli individui o a un partito politico. È certo che gli israeliani vorranno cercare di mettere le mani sulle nostre risorse, soprattutto nelle zone contese, e in quanto Resistenza, siamo pronti a difendere tutto ciò che appartiene al Libano”.“Israele attualmente sta dispiegando il suo arsenale e sta tenendo e esercitazioni per difendere le sue risorse petrolifere, la Resistenza sta affrontando i tentativi israelo-americani di inserirla in tutto il mondo nella lista delle associazioni terroristiche e gli appelli interni al Libano a disarmare Hezbollah.(…) Agli Stati Uniti e a Israele rispondiamo che qualsiasi cosa facciate, voi non ci sconfiggerete mai, perchè la nostra vera forza sta nella nostra fede e nella nostra cultura, non nelle armi che possediamo.”. “Agli amici e ai nemici io dico ‘non temete la Resistenza’ perchè la nostra forza deriva da Karbala”
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